Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 24 - gennaio 1992

dipendenti e su temi di carattere strategico: prospettive produttive, occupazione, effetti dell'innovazione tecnologica. Complessivamente si può dire che, seppur restando al di sotto dei livelli di formalizzazione e istituzionalizzazione che caratterizzano i protocolli di Relazioni Industriali propri del sistema delle Pp.Ss., anche nell'industria privata, o per lo meno nei suoi settori più significativi, si fa strada la scelta «partecipativa» tramite un certo coinvolgimento dei lavoratori nelle politiche dell'impresa. Esistono poi, e sono ormai significativamente diffusi, accordi che vanno anche più in là del modello della consultazione, e che tracciano competenze, poteri d'iniziativa e obblighi tali da configurare una vera e .P.tLBIANCO lXILROSSO lit•WOOI propria politica cooperativistica tra le parti, e in alcuni casi addirittura cogestionaria. Essi restano in quell'area che riguarda interessi convergenti delle parti, in temi che potremmo definire non di carattere distributivo. Tra i temi più rilevanti che sono stati oggetto di tali accordi, vanno ricordati quello del!' ambiente e della sicurezza del lavoro, la formazione professionale, l'inserimento dei portatori di handicap, la creazione di condizioni di pari opportunità per le lavoratrici, la gestione di forme specifiche di rapporti di lavoro (contratti di formazione, part-time, contratti a tempo determinato), le procedure per la prevenzione e la previdenza integrativa. Sulla base di questo fiorire di esperienze, si può ipotizzare una generalizzazione per via contrattuale delle forme di consultazione e partecipazione già sperimentate nel sistema delle imprese. In sintesi, si può pensare che in tempi relativamente brevi, le parti sociali inseriscono negli accordi sindacali la costituzione di comitati misti per la consultazione preventiva e organismi bilaterali per la gestione congiunta di problemi specifici (ambiente, formazione, previdenza integrativa, ecc.). Resta tuttavia aperto al dibattito, anche se forse oggi è prematuro indicare soluzioni, il problema di un sostegno legislativo che conferisca certezza ed obbligatorietà a tutta questa nascente galassia di strumenti. Democrazeiaconomica e riformdaellapolitica - 1contesto nel quale si colloca il siI sterna economico del nostro Paese diventa sempre più complesso. La situazione italiana mostra i segni· preoccupanti di una crisi strutturale che può essere distruttiva di par- - te del tessuto delle imprese. Queste nel contempo devono affrontare i problemi o le difficoltàche si accompagnano alle nuove potenzialità rappresentate dallo svilupparsi dell'unione economica e monetaria europea, e non possono estraniarsi dal collasso dei paesi post-comunisti e dalle loro esigenze di ricostruzione. In questo quadro comunque non si fermano nè l'evoluzione della società, nè l'esigenza di una democrazia compiuta che riguardi non solo gli aspetti politici e sociali, ma anche quelli economici. Il Congresso della Cgil e le sue scelte sulla codeterminazione segnano un rafforzamento della consapevolezza che non è più la logica dei rapporti di forza, quella che può determinare spostamenti signifiBibliotecaGino Bianco di Anna Carli cativi nella redistribuzione del potere nella fase storico-politica attuale. Il sistema democratico si completa e si rafforza se al conflitto di classe si sostituisce la partecipazione, alla quale deve corrispondere inevitabilmente - se essa è informata e consapevole - un allargamento delle responsabilità ai nuovi soggetti della stessa partecipazione. Tutto questo fa ritenere sempre attuale una scelta di democrazia economica, ma impone anche di ribadire che essa ha necessità di alcuni presupposti. Il movimentosindacale deve non solo superare l'ispirazione conflittualeantagonista, ma deve anche rafforzare la sua volontà di costruire l'unità attraverso una ricerca e un'elaborazione comune e costante che faciliti lo stesso processo di autonomia. Contemporaneamente c'è necessità di un Parlamento che intervenga con la legislazione di sostegno ed apra spazi di democrazia economica, definendo le condizioni 26 di rappresentatività, verificabili, che rendono il Sindacato un soggetto idoneo e legittimato a rappresentare gli interessi dei lavoratori in un ambito che moltiplica la sua influenza rispetto alla società nel suo complesso. La democrazia economica richiede inoltre un Governo credibile ed autorevole, che abbia chiara strategia economicofinanziaria o una ben delineata politica industriale, che affronti la necessità di controllo del deficit pubblico nell'ambito di una politica dei redditi equa ed efficace, e che si doti di una Pubblica Amministrazione efficiente ed adeguata a questi compiti, in una congiuntura economica non favorevole. Inoltre, se democrazia economica significa partecipare alle decisioni, assumere responsabilità rispetto agli obiettivi ed ai percorsi individuati per realizzarli e, per il Sindacato, attenuare attraverso questa via anche il conflitto, non è possibile ignorare che il nostro sistema- articolatodalla

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