.P.tL BIANCO lXILROS.SO Mii••ilib Acli:unritorno... Maperandaredove? di LuigiBorroni unque finalmente è tornato il sereno tra le D Acli e la Chiesa. Una nuova pagina della vicenda aclista ha cominciato ad essere scritta con il XVIII congresso. La «pacificazione» con il Vaticano a vent'anni da un presunto tradimento, mai veramente consumato, forse non è solo opera di una leadership perdonista, ansiosa di rientrare nei ranghi ma anche - almeno così mi sembra - propensione dell'Episcopato italiano, di fronte alle difficoltà del Paese, a chiamare a raccolta tutte le energie vive per favorire processi di animazione cristiana e, perché no, anche di rinnovamento sociale e politico dell'impegno dei credenti nella società. Crollato da anni e ormai del tutto improponibile, come elemento di sicurezza, il vecchio «quadrilatero»: Democrazia Cristiana, Azione Cattolica, Acli, Coldiretti si tratta di chiamare a raccolta tutte le energie valide per prepararle forse a nuove modalità di espressione e di impegno civile. Tutto ciò sfumando quanto i cristiani hanno faticosamente maturato negli ultimi decenni sul terreno della laicità e dell'autonomia. Al XVIII congresso delle Acli mi sembra però che abbia prevalso, in termini quasi conclusivi, una lettura della «pacificazione», come svoltadelle Acli e rientro nella ufficialità di rapporti con il Papa e la gerarchia ecclesiastica. Quello che impressiona in questo processo è una sorta di cancellazione della memoria delle Acli, recuperata solo in parte qua e là nelle conclusioni di Giovanni Bianchi svolte al congresso che però nella relazione di apertura non trova nessun riscontro. Da qui viene, a mio parere, una certa confusione nella linea aclista dell'attuale leadership: linea che pencola confusamente tra ricomposizione cattolica e riallineamento sulla Dc, in quanto espressione dell'unità politica dei cattolici. BibliotecaGino Bianco 21 La storia delle Acli è fatta di autonomia e anche di pluralismo e non basta qualche affermazione sul non collateralismo per salvaguardare un patrimonio di esperienze preziose. Preziose, forse, anche perché rischiose. Se l'obiettivo è la ricomposizione dei cattolici intorno ai valori di fondo dell'ispirazione cristiana e all'insegnamento morale della Chiesa il pluralismo delle opzioni sul terreno dell'impegno civile e politico deve essere per le Acli non solo una situazione passivamente accettata, o quasi subita, ma la condizione da estendere per fare bene il mestiere delle Acli, cioè quello di una animazione cristianamente ispirata della società civile e politica. Il XVIIIcongresso delle Acli è stato un congresso strano anche per altre ragioni. È mancata infatti una analisi politica della realtà attuale e il confronto con scelte contingenti che interessano la vita del nostro Paese, con due uniche eccezioni: il richiamo ai referendum elettorali e il Mezzogiorno. Questo vuoto era già presente nella relazione che partendo dalla premessa - del resto condivisibile - che viviamo in un lungo periodo di transizione, di fatto induceva una sfasatura ottica che orientava l'attenzione sui grandi problemi del secolo e sottraeva abilmente il dibattito congressuale alle esigenze del confronto e del giudizio sugli impegni e sulle sfide dell'attualità che pure sono ineludibili per un movimento che ha sempre fatto dell'azione sociale la sua bandiera. Si apre dunque una nuova stagione aclista dove l'orientamento di fondo fa presagire sviluppi interessanti anche se non facilmente intuibili da una lettura «storica» delle Acli e con grande probabilità fortemente influenzati dal nuovo contesto che si intravvede circa il «riallineamento cattolico».
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