i.>-l.L BIANCO l.XIL HOSSO Miiiliiid dell'84 non afferma in alcun modo che la Chiesa non deve intervenire nell'ambito politico, non contiene alcuna formula che possa essere invocata per richiamare al rispetto dell'autonomia della politica e dello Stato, lascia assolutamente aperto alla discrezione degli interlocutori, se c'è, il rispetto della rispettiva autonomia e sovranità. Nei fatti la gerarchia cattolica italiana continua a pensare che solo la Dc può assicurare senza problemi tutta la serie di posizioni di principio, ma anche di potere e di privilegio che sono garantite dal passato e dalla nuova regolamentazione concordataria, che non è certo stata una diminuzione del potere temporale ecclesiastico, e anzi lo ha rafforzato e rassicurato con ragioni moderne e più presentabili di quanto non avvenisse nella vecchia realtà, in cui tutto si reggeva sul fatto che il cattolicesimo era «lasola religione dello Stato italiano». Oggi questo non è più, ufficialmente, ma nulla è cambiato, sul piano dei privilegi veri, dei sostegni economici e finanziari, della possibilità di presenza e di influenza ecclesiastica nei centri della società italiana e delle sue istituzioni che pur ora si definiscono «laiche». Dopo la abrogazione del principio della religione cattolica come religione di Stato la Chiesa cattolica continua ad essere presente, come prima, nella cerimonie ufficiali, nella scuola di Stato, nei ruoli dell'esercito e di varie altre istituzioni, come ospedali e carceri, continua a ricevere, sia pur in forma diversa, finanziamenti di denaro pubblico per il sostentamento del clero, e anzi ne riceve di BibliotecaGino Bianco 14 più, continua a godere di esenzioni e privilegi fiscali giustificati in modo diverso. Questo non è un giudizio nel merito: è una constatazione della realtà. Certo, l'appoggio ecclesiastico alla Dc, a questa Dc, è moltomeno convinto che in passato, e basta a provarlo il fatto che esplicitamente si nega che l'appello di Ruini sia appello elettorale. Ci vorrebbe una rudezza di modi che non è più in voga. Anche il segretario della Conferenza episcopale ha creduto di dover precisare che l'appello era un richiamo ai valori, e non al voto, ma la sostanza ufficiale resta quella degli ultimi decenni, nascosta dietro la cortina dei valori, dei principi, delle enunciazioni programmatiche, che tuttavia contano pure qualcosa. E in questa linea le mosse ufficiali suonano tutte all'unisono: il discorso di Ruini, la «precisazione» del segretario della Cei, Tettamanzi, l'intervento ufficiale dell'inviato dei vescovialla Conferenza organizzativa della Dc ad Assago, il fatto che il quotidiano della Cei, «Avvenire», ha prima citato tranquillamente le parole del Papa in Brasile, quasi nascondendole, e senza ravvisare, unico tra i giornali italiani, la loro dissonanza almeno apparente dall'intervento di Ruini, e poi, esplosa la polemica, le ha ridimensionate a fatto locale, dedicando ad esse un'editoriale dal titolo esplicito: «L'unità dei cattolici non muore in Brasile». La trincea è diventataquella dei valori: la Dc viene dichiarata l'unico partito che programmaticamente difende i valori che stanno a cuore ai ve-
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