~JLBIAM:O l.XIL HOS.SO •iikliiiil Cattolicie politica. Unnuovocollateralismo? di Giovanni Gennari 1. Tempi nuovi per tutti Dopo aver visto sommariamente nel primo articolo il cammino del rapporto storico tra cattolici e politica, complesso e contrastato, di fronte alle sollecitazioni della realtà di oggi la prima cosa da fare, credo, è prendere atto che il mondo è cambiato, e con esso è cambiata l'Italia, e sono cambiati i cattolici italiani. - Il mondo. Sul piano mondiale agli anni della guerra fredda ha fatto seguito l'ora della distensione, la fine del comunismo come sistema mondiale, lo smembramento ancora in atto del blocco sovietico e dell'Urss stessa, il crollo di ogni sogno di dominazione rossa e di ateismo ideologizzato ed imposto con le armi della propaganda e della violenza degli eserciti, e l'emergere della dialettica Nord/Sud al posto di quella Est/Ovest che aveva segnato mezzo secolo di storia. - L'Italia. E sul piano italiano i cambiamenti sono stati meno repentini, ma innegabilmente profondi. Cultura, ideologie e politica hanno subito grossi rivolgimenti. Non esiste più il pericolo del comunismo, neppure all'italiana. Non c'è più l'egemonia culturale di un marxismo italico mezzo Togliatti e mezzo Gramsci, che in realtà assegnava al cattolicesimo, e a quello politico in particolare, un ruolo molto secondario e transitorio, di utile alleato iniziale che poi si sarebbe suicidato per lasciare il posto al Principe che avrebbe dominato il mondo. Non c'è più, neppure, il fascino sottile delle virtù proletarie di un partito-chiesa sui cattolici scontenti della Dc e del connubio Chiesa-Dc. Essi sentivano parole come «liberazione», «austerità», «questione morale», - frequenti in bocca comunista-, come echi tradotti, ma non traditi, dei valori evangelici. Il Pci, ora Pds, ha a poco a poco cancellato tanta parte della sua asserita diversità filosofica e ideologica, e dei suoi legami con un BibliotecaGino Bianco 12 mondo dell'Est che non esiste più, e che si è rivelato un enorme fallimento e un inganno pluridecennale di proporzioni immense. È stata certo una dimostrazione di preveggenza, quella di Berlinguer prima, e di Occhetto poi, aver dichiarato «esauritala spinta propulsiva» della rivoluzione d'ottobre, e poi di soddisfare l'esigenza di cambiare nome e ragione sociale stessa al partito. Pur con decenni di ritardo su altri partiti il Pci ha avuto modo di non farsi sorprendere dagli eventi dell' « '89» nell'immobilità passiva e succube che non gli avevaconsentito di leggere il XX0 Congresso, il '56 ungherese, il '68 cecoslovacco e tanti altri eventi che lo riguardavano da vicino. La caduta degli dei dell'Est ha trovato il Pci già in via di cambiamento. Questo non è ancora completato, certo, ma l'importante è che sia davvero iniziato, e che, per quello che riguarda l'argomento qui trattato, un sostegno ecclesiastico alla Dc non ha più davvero giustificazioni, come invece ne ha avute in passato, come diga al comunismo ateo e sovvertitore dei valori di libertà. - Il mondo cattolico italiano. Anche quel complesso di realtà che è chiamato genericamente mondo cattolico è profondamente cambiato, anche per quanto riguarda il problema del rapporto con la politica e con i partiti. Una recente indagine Jspes, commissionata dalle due grandi riviste dei Paolini, «Famiglia Cristiana» (1.300.000 copie settimanali), e «Jesus» (250.000copie mensili), ha documentato ancora una volta la diffusione della convinzione sanamente «laica», nel senso della coscienza della libertà di voto e di convinzioni politiche, e del rifiuto esplicito di vincolare la fede ad appartenenze politico-partitiche. Il 48,3% del campione globale intervistato ha affermato che i cattolici debbono essere liberi di aderire ad ogni partito, ma tra i cattolici praticanti la percentuale è salita al 54,2%, e sempre tra i cattolici praticanti c'è un 23,1% di totale e secco rifiuto della stessa
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