Il Bianco & il rosso - anno II - n. 23 - dicembre 1991

,{)li~ BIANCO lXltROSSO Miikliiid speranza di cambiamento. E chi può dar vita ad una forza nuova se non i partiti della sinistra, unendosi? Si muovono in questa direzione i due partiti della sinistra? La domanda va divisa in due parti. La prima: vanno verso l'intesa i due partiti? E se sì, con quale finalità? Per ora noi possiamo parlare solo di una sospensione delle ostilità. È qualcosa di più della tregua, è un cessate il fuoco, ma, come la cronaca quotidiana rivela, è un cessate il fuoco con le armi al piede. Oltre al centenario della costituzione del Partito socialista per il quale sono in programma manifestazioni comuni limitate a poche regioni, finora non c'è niente altro. È poco per superare una rottura durata decenni. È niente per costruire una nuova forza politica, «una grande forza socialista e democratica» per usare le parole di Craxi, una «sinistra di alternativa al sistema di potere democristiano» secondo l'espressione di Occhetto. E siamo alla seconda domanda. Gli scopi del riavvicinamento tra i due partiti qualificano l'obiettivo della unità. Se si vuole dare vita ad una forza nuova che mobiliti la pubblica opinione, richiami al voto e all'impegno i lavoratori, i cittadini che credono sempre di meno, non basta che Craxi e Occhetto si incontrino e che promettano di operare in unità di intenti; debbono anche far capire che cosa vogliono fare. Il programma è un elemento essenziale per poter dire che sta nascendo una «grande forza democratica e socialista», una «sinistra di alternativa al sistema di potere democristiano». Il programma è un elemento indispensabile per poter espandere l'influenza della sinistra oltre i confini dei ceti tradizionalmente di sinistra, coinvolgere tutti gli italiani che vogliono maggioranze e governi capaci di risolvere problemi che sono ormai di pura e semplice sopravvivenza: la finanza pubbli- ■ X - - - ~ -- - . . - - - ' - - ca, la criminalità organizzata, la efficienza dei servizi. La fiducia nei partiti e prima di tutto nei partiti di sinistra può venire solo da una forza nuova che sia credibile come forza idonea a risolvere quei problemi. Dunque un programma: ma per elaborarlo, proporlo, convincere gli italiani che i proponenti sono credibili ci vuole ben altro del «cessate il fuoco» tra i due partiti. In testa a questo programma va posta la riforma elettorale ed istituzionale, poiché i risultati, - imprevedibili-, del referendum sulla preferenza unica, le indicazioni dei sondaggi che si moltiplicano, l'osservazione della vita quotidiana, dimostrano in modo irrefutabile che gli italiani vogliono cambiare le regole, vogliono togliere l'esorbitante potere ai partiti e riappropriarsi la sovranità usurpata scegliendo direttamente i rappresentanti ed i governanti. La riforma istituzionale ed elettorale non è importante solo perché risponde ad una domanda pressante della pubblica opinione, è decisiva per le sorti della sinistra perché senza un mutamento delle regole la sinistra non sarà indotta ad unirsi, non potrà vincere il confronto elettorale, non potrà realizzare l'alternativa. Perciò questa riforma è prioritaria: e non una qualunque riforma, ma quella che risponde a tutte le condizioni menzionate. Fanno qualcosa in questa direzione i due partiti? Non mi risulta. Ma questo non vuol dire che non ci sarà l'unità. Può voler dire che l'unità che si riuscirà a costruire avrà un'altra prospettiva: far entrare il Pds nel governo, dare vita ad un esapartito che sarà, rispetto al penta o al quadripartito, diverso solo perché il Pds sarà imbarcato. E così tutti insieme i partiti del Cln difenderanno l'ultimo lembo della terra conquistata con la Resistenza, diventato feudo lottizzato di partiti, eroso da onde sempre più violente di discredito, di sfiducia, di protesta.

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