,i)JL BIANCO lXILROSSO Kilili••il E se Psi e Pds... Nel numero scorso abbiamo pubblicato la «provocazione» di Piero Borghini, presidente del Consiglio regionale lombardo e deputato del Pds, circa la possibile, e per Borghini necessaria unità della sinistra, e in pratica di Psi e Pds, allo scopo di uscire dall'anomalia, tutta italiana, di un governo egemonizzato per mezzo secolo dalla Dc, con la conseguente paralisi istituzionale e politica in cui il paese è venuto a trovarsi. Nel numero scorso sono intervenuti il vicesegretario del Psi, Giulio Di Donato, e il senatore Pds Gerardo Chiaromonte. Stavolta pubblichiamo gli interventi del prof Giuseppe Tamburrano e di Giulia Rodano. Riformevere e programma unitario.Altriment.i.. di Giuseppe Tamburrano I 1disgelo nella sinistra è cominciato. Craxi e Occhetto si sono incontrati e hanno parlato di politica. È finita o quasi la rissa. È stata avviata qualche iniziativa comune come per il centenario della nascita del Partito socialista italiano. Tutto qui. Forse io sono impaziente. Dopo tanto tempo sprecato nelle polemiche, questi inizi sono se non miracolosi certo importanti e promettenti. Invece, comincio ad avere qualche dubbio che le cose stiano in questo modo, e più che impazienza, è scetticismo. Non sono le polemiche sulla finanziaria che mi preoccupano: esse sono inevitabili tra due partiti.di cui uno è al governo e l'altro è all'opposizione. Mi preoccupa di più il clima elettorale che, se i due partiti non avranno i nervi a posto, potrà rinfocolare la litigiosità, pregiudicando le intese post-elettorali. Tuttavia ammetto che dopo trentacinque anni di polemiche i segnali del disgelo sono incoraggianti. Mettendo quindi da parte lo scetticismo, vorrei rispondere alla domanda: incoraggianti verso quale prospettiva? Sono convinto che l'unità tra Psi e Pds conviene ai due partiti che uniti possono crescere, associare altre forze e far maturare l'alternativa. E con ciò, facendo maturare l'alternativa, l'unità della sinistra I 7 L_ ---- - --- -- costituisce la via maestra lungo la quale la nostra democrazia esce dalla crisi che la consuma. Detto in breve, la sinistra può porsi grandi obiettivi: ridare ossigeno alla nostra democrazia esangue. Con questo non voglio dire che vedo una catastrofe imminente. Da alcune decine di anni sentiamo annunciare il crollo: prima La Malfa, poi Berlinguer. E l'Italia, invece, ha galleggiato. Ora però il mare sta diventando molto agitato e la navigazione sempre più difficile. Non vi è il naufragio in vista, ma la nave imbarca acqua e non riesce a tenere una rotta. Fuor di metafora, il processo di erosione per non dire di disgregazione delle nostre istituzioni è in stadio assai avanzato: la democrazia dei partiti che hanno fondato la Repubblica ha margini sempre più ristretti del consenso popolare. Il prossimo Parlamento probabilmente non sarà solo più frammentato dell'attuale, ma anche meno legittimato dell'attuale dal suffragio dei cittadini: tra gruppi antisistema come le leghe, e non voto, non è da escludere che più della metà degli elettori esprimerà il suo distacco dalle attuali istituzioni. Per fermare questo processo è necessario, è urgente che sorga una forza nuova capace di incarnare il ricambio, di proporsi come fattore di rigenerazione, insomma di essere una
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