coinvolgere su questo piano chi con dei fatti concreti - in quanto tale sempre discutibili e perfettibili - cerca di migliorare ogni giorno la situazione pagando in proprio. E se non riescono a trascinarli nel dibattito, li aggrediscono con l'ironia. La realtà, anche su questo campo, è .PJLBIANCO lXIL llOSSO lit•milll però che i fatti danno ragione a chi lavora concretamente. L'ultimo esempio, in ordine di tempo, - al di là delle fumosità sulle varie Olande, Liverpool, Amsterdam - è che l'esperimento del parco di Zurigo si è dimostrato fallimentare: non nelle premesse, nella distribuzione di siringhe e di roba, ma nei fatti: morti, aids, malavita, distruzione. Perciò si è deciso di chiudere. È il fallimento dell'antiproibizionismo e di quanti, in forme alternative, mimetizzate, addolcite portano però avanti la sua stessa filosofia sull'uomo sulla vita, sulla libertà. Soldi ai partiti? Una proposta I 1tema del rapporto tra l'attività politica e il suo finanziamento è uno dei più scottanti e difficili per la democrazia italiana. Chi scrive, ritenendo che proprio questo argomento rappresentasse un punto importante della questione morale, ha presentato alla Camera, fin dal lontano agosto 1984, una proposta per la riforma sia del finanziamento dei partiti che del loro funzionamento, che, anche se molto lodata nel dibattito culturale, non è mai stata discussa in Parlamento (in questa legislatura ha il numero 307). Tale proposta di legge affronta quattro problemi. Innanzitutto, il modo in cui i partiti amministrano il finanziamento pubblico, prevedendo l'istituzione, a latere dei partiti, di fondazioni su cui esercitare un reale ed indipendente controllo. In secondo luogo, la riduzione dei costi delle campagne elettorali, attraverso la riduzione della loro durata e la limitazione a due del numero massimo di preferenze esprimibili. In terzo luogo, la trasparenza del finanziamento privato delle campagne elettorali anche attraverso una parziale defiscalizzazione. Ed in ultimo, prevedendo, in chiave moderna e democratica, l'attuazione dell'art. 49 della Costituzione, secondo il quale i cittadini sono liberi di associardi Valdo Spini si in partiti secondo il metodo democratico, attraverso l'introduzione di poche, essenziali norme a cui gli statuti devono uniformarsi per ottemperare appunto al requisito del metodo democratico, garantendo partecipazione e controllo. È una proposta che incide sui meccanismi più delicati della vita dei partiti e colpisce interessi ormai sedimentati. Proprio per questo forse è rimasta lettera morta. Eppure la sua attualità è divenuta evidente. Ho scritto al Presidente della Camera Nilde lotti per sollecitarne la discussione in Parlamento, ma la risposta è stata deludente. La lotti si è limitata a girare la richiesta al presidente della Commissione Affari Costituzionali, che, a sua volta, ha risposto spiegando che la commissione non ha mai esaminato la proposta di legge perché nessun gruppo parlamentare lo ha richiesto. Il Capogruppo del Psi, Salvo Andò, mi ha assicurato che farà questo passo ufficiale alla Commissione Affari Costituzionali perché la legge sia discussa. Speriamo che si faccia in tempo. Anche perché qualche giorno dedicato a dibattere in Parlamento (e poi a votare) sul modo di fare le campagne elettorali, di scegliere i candidati, di finanziarle, di volere la trasparenza, all'americana, dei sostegni e dei finanziamenti richiesti e ricevuti potrebbe giovare a riavvicinare '' e e... l'opinione pubblica ai partiti e al Parlamento. Anche questo sarebbe un modo per tradurre in positivo il malessere e l'insofferenza della gente, che, come le elezioni comunali del 25 novembre scorso hanno ancora confermato, portano l'elettorato ad allontanarsi dal voto od a rivolgersi a liste di carattere locale o corporativo. Non c'è spazio per l'immobilismo, oggi. Nè si può accettare l'alternativa secca tra referendum e immobilismo. La strada maestra, anzi, è semmai quella dell'assunzione delle proprie responsabilità di proposta da parte di ciascuno - governo, parlamento e forze politiche - nell'ambito delle proprie competenze, con chiarezza e trasparenza. La mia proposta di legge sul finanziamento e sul funzionamento dei partiti prevedeva preveggentemente un massimo di due preferenze esprimibili. Cosa che oggi, dopo il referendum dello scorso giugno, molti vorrebbero ma non possono instaurare. C'è da augurarsi che anche per l'aspetto del finanziamento pubblico dei partiti, oggetto in questo momento di una raccolta di firme per la sua abrogazione, non ci si debba un giorno pentire di non averla discussa e, ove si convergesse, approvata.
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