i)JJ, BIANCO '-XILROS.SO liti@Oltl Droga: il referendum non tocca i problemiveri S olo per amicizia, e per la pressante richiesta, accetto di riproporre, ancora una volta, il mio pensiero su un argomento che ritengo ormai sviscerato ma risollevato ad arte da certuni soltanto per tentare di rilanciare la propria immagine. Tant'è vero che non hanno trovato di meglio, per sopportarne il valore allo stesso tempo mimetizzandone il reale significato, che abbinare questo argomento a quello delle riforme istituzionali. E, debbo dire, trovo fastidiosa la logica del nostro sistema informativo che fa passare per «incomprensibile arroccamento» la decisione di chi, per potersi dedicare più serenamente e seriamente al proprio impegno, non vorrebbe stare a rispondere ad ognuno che vuol dire la sua, magari su argomenti sui quali non si è mai «sporcato le mani». Ragion per cui: chi lavora è costretto continuamente a rendere conto a chi passa il tempo a fare parole, facendo così da eco a posizioni destinate altrimenti a passare sotto silenzio per la loro superficialità; e chi si serve di ogni problema che tocca la sensibilità pubblica per rilanciare la propria immagine, ha buon gioco nello sfruttare questo meccanismo usando di quanti sono «costretti» a ri-dire la propria posizione, come di cerchi d'onda del sasso da essi lanciato ad arte nello stagno. Si aggiunga a questo la nuova scoperta dei politicanti dell'opinione pubblica, i quali hanno imparato che una raccoltà di firme per un referendum ha al giorno d'oggi l'effetto di una campagna pubblicitaria, per cui la raccolta di firme non è necessariamente finalizzata al raggiungimento del referendum ma ha un'utilità in se stessa. E se poi raggiunge il quorum, altra eco la si potrà ottenere dalle operazioni del Parlamento per evitare il referendum vero e proprio, e di Pierino Gelmini dall'intervento della Corte costituzionale costretta a pronunciarsi su una eventuale incostituzionalità. Per cui, al limite, se il testo di emendamento proposto risulterà anticostituzionale, meglio ancora: si potrà accusare con nuovi argomenti quel «sistema costituito» già reo di avere emanato una legge talmente ingiusta che i propositori del referendum la vorrebbero appunto abrogare! lo credo che questo - non altro - sia il vero contenuto della raccolta di firme sulla legge contro la droga che, pur non essendo perfetta (ed in talune parti - vedi la tanto contestata «dose media giornaliera» - proprio a causa di chi si opponeva alla sua approvazione), viene però presentata ancora - con consapevole menzogna - come «repressiva» nei confronti dei tossicodipendenti e delle libertà personali per solleticare, in maniera superficiale, le forme di istintivo rifiuto verso un sistema sociale per tanti versi veramente repressivo e spersona57 lizzante. E non a caso ad abboccare sono soprattutto le associazioni giovanili e quelle frange dei partiti e dei movimenti che sul giovanilismo giocano le loro carte. A questo punto non ritengo abbia molto senso esporre, in questo contesto, una lettura più corretta della legge 162/90, perché l'unica cosa da proporre sarebbe una lettura «intelligente» di un testo che, ne sono convinto, pochi di quanti ne parlano hanno letto con attenzione ed integralità. Ma, se lo scopo della campagna è un altro, anche questo non servirà! Anzi verranno portati in campo un sacco di argomenti suggestivi ma speciosi. Perché, ad esempio, non mi meraviglia di scoprire che tra i carcerati molti sono tossicodipendenti. È infatti risaputo che l'uso della droga, il cui commercio è appannaggio della criminalità, in questi anni si è molto diffuso nel mondo del crimine. Ora, se è vero che in carcere ci va chi compie un reato ... Il che è molto diverso dal far intendere che la maggior parte di quanti sono in carcere ci sono finiti a causa della loro tossicodipendenza. E questo, nonostante molti personaggi del grosso crimine circolino in libertà. Così come se da una statistica dovessimo scoprire che il 15% dei detenuti è zoppo non per questo diremmo che gli zoppi vanno in carcere. Anche se molto probabilmente la loro cattura a seguito di un ben preciso reato sarà stata agevolata dalla minor velocità nella fuga e, magari, la loro «scelta» malavitosa condizionata da uno stato di handicap che ha segnato anche la loro psiche. Ma, ripeto, la battaglia delle argomentazioni fa soltanto il gioco di chi vive o si alimenta di ideologie e, sfruttando i bisogni di chi soffre e le insoddisfazioni di chi lotta per vivere, vuole
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