re i conti oggi con una prassi amministrativa ed una cultura dell'intervento socio-sanitario condizionata da vincoli di natura penale che, aggiungendo agli operatori la funzione di certificazione, rendono nei fatti ambivalenti anche quelle procedure che - in un quadro diverso - risulterebbero di più marcato significato riabilitativo. In questo senso, e ancor di più, pensiamo che la promozione del referendum possa portare più che ad uno scontro su questo o quell'articolo, ad una revisione complessiva dell'impostazione della 162.90. Infatti il referendum, qualora si raggiungano le 500.000 firme necessarie per proporlo (la scadenza è il 31/12/1991) potrà essere svolto non prima del 1993, più o meno in contemporanea con la Conferenza triennale che il Governo dovrebbe tenere, in base agli impegni assunti, per valutare la situazione del fenomeno. Ciò significa che, se verranno confermate le negative linee di tendenza evidenziatesi a seguito dell'entrata in vigore della legge, la scadenza del referendum verrà a porsi come unadellepoche strade perché possa essere riproposta una riflessione sul problema, e perché venga accettata una inversione di rotta delle forze politiche. Aderire al referendum è quindi, per il Gruppo Abele, un atto di coerenza e di continuità con tutta la sua storia. Impegnarsi nel referendum, a fianco di realtà della cui differenza, come tradizione ed esperienza, siamo consapevoli, significa ancora una volta fare un pezzo di strada nella direzione che ci sembra necessaria, fermo il rispetto delle reciproche diversità e la ricerca costante di dialogo franco e costruttivo. Fin dal suo nascere il pluralismo è stato per noi non solo un riferimento ideale, ma una prassi quotidiana. Camminare insieme, nel rispetto delle diversità, condividendo l'impegno con chi fa più fatica è nei fatti la nostra storia. Una storia che ha voluto tradursi, anche, in iniziativa politica e culturale. La campagna di opinione, che ha accompagnato l'introduzione della punibilità per le tossicodipendenze, non ha giovato alla causa della solidarietà. L'effetto di ricaduta della scelta repressiva non complica solo la vita di - ,_ - ---- - - - - -- .P.lL BIANCO \XltROSSO liti@OMIW molti giovani in difficoltà, ma compie un'operazione culturale sull'intero corpo sociale. Delegando all'intreccio di un doppio circuito (Prefettura - Pretura - istituto penitenziario da una parte, servizi specialistici - Comtmità dall'altra) l'obbligatorietà della 'cura, si inviano all'opinione pubblica messaggi apparentemente rassicuranti che creano aspettative ad alta probabilità di andare deluse, e che disincentivano l'impegno di risorse individuali e collettive della società civile. Col proporre una soluzione semplice ad un problema complesso si rischia di ottenere un duplice risultato a saldo negativo: l'avallo di stereotipi e pregiudizi di comodo sulla tossicodipendenza ed il rafforzamento del muro del «mugugno» e dell'indifferenza. Qualora prevalgano delega e deresponsabilizzazione, non si creano le condizioni per raggiungere alcuni obiettivi, 56 indispensabili nella battaglia contro la droga e le dipendenze. A nostro parere queste sono: - una mobilitazione generale della società civile (famiglie, associazioni, quartieri in primo luogo) contro il traffico di stupefacenti, per contrastare, su un terreno culturale e sociale mentalità ed omertà mafiose contro cui si muovono sul piano repressivo, magistratura e forze dell'ordine. - un maggior investimento di risorse sul versante preventivo. La prevenzione delle tossicodipendenze non è riconducibile alla sola informazione./ Occorre potenziare i processi e le attenzioni formative, nella scuola e nell'extra scuola (età dell'obbligo scolastico innanzitutto). / Occorre offrire opportunità lavorative e di aggregazione soprattutto per quel periodo delicato dell'età tra i 14ed i 18anni, in cui molti ragazzi sono pericolosamente esposti alle seduzioni trasgressive di diversa natura. / Occorre aiutare precocemente le famiglie in difficoltà, che non riescono da sole, a gestire con profitto l'educazione dei propri ragazzi. - la creazione di vaste e diffuse reti sociali di solidarietà: che sappiano dialogare coi giovani, porsi come riferimento per chi ha bisogno e per chi vuole un'occasione d'impegno, offrire disponibilità concrete per i tratti di percorsi riabilitativi che non si esauriscono con gli inserimenti in comunità. - la scelta e la proposta di stili di vita che traducano, nel concreto, l'impegno a costruire una società più equa e solidale. L'espansione del fenomeno della tossicodipendenza è una spia ed, al tempo stesso, un prodotto non secondario di un modello di sviluppo che, se da un lato crea spaccio, narcotraffico, narcofinanza e narcopolitica, dall'altro non riesce, nel suo complesso, a proporre valori credibili e di solido riferimento per le nuove generazioni. Restituire dignità, capacità e competenza al contesto sociale di cui si è parte è lo slogan con cui il Gruppo Abele ha cercato di riassumere il proprio programma e la propria proposta di coinvolgimento a tutti coloro disponibili a mettere in gioco parte del loro tempo e qualcosa di sè.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==