Il Bianco & il rosso - anno II - n. 23 - dicembre 1991

B istituti atti a consentire una stabile autonomia agli Enti (Iri, Eni e Efim). Alle mie relazioni non è stato dato alcun seguito. Il mio intento era quello di fare del Ministero il coordinatore delle strategie degli Enti che dovevano essere inquadrate nelle strategie di lungo periodo della politica economica e quindi difese in sede governativa e parlamentare. Le forze politiche hanno preferito che il Ministero fosse, invece, la loro mano lunga nella gestione degli Enti. È proprio con riferimento a queste esperienze che ho espresso alla Commissione del Senato la mia opinione negativa circa l'opportunità di mantenere il Ministero delle Partecipazioni Statali. Resta l'esigenza del coordinamento delle politiche degli Enti. Questa esigenza può essere soddisfatta da una Agenzia. Insieme alla mia convinzione dell'opportunità di sopprimere il Ministero delle Partecipazioni Statali, avevo infatti espresso le ragioni per cui ritengo che il nostro paese abbia bisogno di Agenzie: con questo termine intendo accennare ad Enti che abbiano caratteristiche simili a quelle della Banca d'Italia. Se noi abbiamo una politica monetaria sufficientemente stabile e coerente, ciò è dovuto al fatto che essa è concepita, sostanziai- .P.lLBIANCO l.XILROSSO liti@Oiitl mente, ed attuata da una agenzia - come sostanzialmente è la Banca d'Italia - cioè da un ente abbastanza autonomo, con responsabilità pubbliche, il cui presidente (governatore), che può essere invitato ai consigli dei ministri ed interrogato dal parlamento, è in grado di avere un peso notevole sulla politica del governo, assicurandone una certa continuità per quanto riguarda, appunto, i temi della politica monetaria. Agenzie dovrebbero essere costituite anche per gestire altri momenti della politica economia: la politica energetica, la politica dell'ambiente, la politica del commercio estero, la politica per il mezzogiorno e la politica delle partecipazioni statali. Si tratta di politiche che debbono essere concepite con riferimento ad orizzonti che superano quelle del governo, che debbono essere messe il più possibile ai ripari delle pressioni di interessi particolari, che debbono essere attuate con efficienza. Proprio come avviene per la politica monetaria. Il sistema delle partecipazioni statali ha una funzione fondamentale da svolgere: assicurare un adeguato impegno imprenditoriale in un orizzonte di lungo periodo in certi campi essenziali per lo sviluppo economico nazionale, da quello dell'energia a quello delle telecomunicazioni. Ma proprio per questo si esige la conciliazione tra due esigenze: quella di una percezione delle esigenze e delle possibilità di lungo periodo che l'Agenzia e gli Enti con la loro autonomia possono garantire e l'esigenza di un inquadramento della strategia generale delle partecipazioni statali nella politica economica di lungo periodo che non può essere ridotta alle politiche monetarie e fiscali, ma che deve comprendere anche una politica industriale. Nelle mie relazioni al Parlamento che ho più sopra ricordate ho sostenuto l'opportunità di superare la dicotomia impresa pubblica o privata. Si deve prevedere tutta una gamma di situazioni. Un ente, come l'lri o l'Eni, può detenere una partecipazione di minoranza (cospicua) in una impresa che è privata, ma sulla cui gestione l'ente può influire grazie ad opportuni patti parasociali, così come imprese pubbliche possono aprire ai privati: è questo uno degli obiettivi di alcuni progetti di privatizzazione. Non ho mai creduto alla contrapposizione Stato-Mercato. Il nostro paese ha bisogno di Stato per far funzionare il mercato e di mercato per rendere più efficiente lo Stato.

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