Il Bianco & il rosso - anno II - n. 23 - dicembre 1991

quello dell'esistenza del Ministero. Tuttavia va tenuta presente la resistenza che esso naturalmente oppone alle possibili innovazioni. Organizzazione dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno: la proposta referendaria investe la L. 1986 n. 64, nel suo primo titolo, che investe l'organizzazione dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno, e nei suoi ultimi tre articoli, che trattano dell'Ufficio speciale per la ricostruzione post-terremoto, cioè ancora di un tratto organizzativo. Non sono toccate le norme che trattano degli aiuti, finanziari e non, e le relative procedure. .{).lLBIANCO \XILROSSO liti@Oltw L'organizzazione dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno è un monumento di stupidità. Si compone, al centro, del Ministro col suo gabinetto, di un Dipartimento, di un'Agenzia per il Mezzogiorno e di nove enti centrali; ad essi si aggiungono le regioni, gli enti locali, per funzioni propositive, di assenso e di controllo. Con il risultato che tutti conosciamo, che nel Mezzogiorno seguitano a permanere l'area di più bassa produttività della Repubblica, il maggior coefficiente di disoccupazione, i peggiori servizi pubblici, i più forti squilibri del mercato del lavoro, il più alto tasso di inquinamento mafioso. Inoltre il costo totale di questa spropositata organizzazione centrale è altissimo già in sé, presenta una situazione di contrasto permanente tra Dipartimento e Agenzia, presenta lacune quanto al controllo delle progettazioni (che è sempre spropositato e di dubbia consistenza) e dell'esecuzione. Un'organizzazione, dunque, sbagliata, costosa e inefficiente. Il liberarcene consente semplificazioni e più agevoli procedure, che non possono che esser utili alla funzionalità del1'intervento ancora «straordinario». Abroghiamo le PP.SS. ma serve un «cervello» pubblico S ono favorevole all'abolizione del Ministero delle Partecipazioni Statali. Le ragioni di questo mio convincimento sono però diverse da quelle che inducono altri ad assumere la stessa posizione. Non condivido infatti l'opinione di coloro che ritengono che il mercato basti ad assicurare un efficiente impiego delle risorse ed un adeguato sviluppo dell'economia. Purtroppo questa convinzione ha spinto gli economisti russi consiglieri di Gorbaciov e di Eltsin a sollecitare l'eliminazione del vecchio ordinamento economico prima che si creassero le condizioni per la nascita della economia di mercato e prima di aver chiarito i ruoli dell'Unione e dei vari stati nella configurazione della politica economica. La superiorità della economia giapponese si spiega in gran parte per il ruolo attivo dello Stato nella configurazione della politica industriale, in particolare nella elaborazione delle strategie di ricerca e di sviluppo con gli stessi grandi gruppi e per la maggiore autonomia dei grandi gruppi dal mercato finanziario. A differenza della grande impresa amedi Siro Lombardini ricana, quella giapponese non ha la pistola puntata della borsa che chiede alti dividendi; può impostare quindi delle strategie di sviluppo che sono in grado di produrre, con le rilevanti innovazioni tecnologiche alla cui realizzazioni sono destinate somme cospicue, prospettive di elevato sviluppo nel lungo periodo ma che non consentono di realizzare alti dividendi nel breve. Nelle relazioni che ho presentato al Parlamento nel 1980, quadro ero Ministro delle Partecipazioni Statali - da me ripubblicate in Un tecnico al governo: da/l'esperienza di un ministro l'anatomia delle Partecipazioni Statali (saggi Rizzoli, 1981) - ho prospettato per le imprese a partecipazione statale un ruolo simile a quello delle imprese giapponesi che intanto è possibile in quanto sia impostata una stretegia globale per i principali settori industriali che possa coinvolgere, se possibile, anche i privati ma che debba, in ogni caso, contare su alcuni punti di forza. Allora perché sono contrario al mantenimento del Ministero? Perché il ruolo di elaborare strategie globali, di coordinare quelle dei vari enti, di tenere elenchi di persone con le capacità imprenditoriali che si richiedono nei vari settori, di valutare i risultati, di sorvegliare sulle attività a partecipazioni statali non può essere svolto dal Ministero. Questo mio convincimento ho avuto modo di esprimere alla commissione del bilancio del Senato che, dopo la mia esperienza di Ministro delle Partecipazioni Statali, mi ha interrogato sul ruolo di questo Ministero. Ho esposto in quell'occasione le ragioni per cui non ritengo che il Ministero sia lo strumento più efficace per le funzione di orientamento e di coordinamento delle imprese che ad esso fanno capo. Essenzialmente due. Per il fatto che il Ministero è esposto alla pressione di interessi particolari e risente dei vincoli della politica contingente del governo. Per la precarietà del coordinamento, dovuta alla vita breve dei governi. Quando cambia il governo, muta la politica del Ministero. Nelle mie relazioni al Parlamento più sopra ricordate avevo prospettato la necessità di una riforma del Ministero e di

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