Il Bianco & il rosso - anno II - n. 23 - dicembre 1991

ner conto del fatto che l'intero complesso delle regole alle quali esso fa riferimento per ricevere significato, non stanno più in piedi. E dunque, in presenza della dissoluzione della rappresentatività del parlamento e dei canali della rappresentanza, i partiti; in assenza di un livello accettabile di capacità di decisione politica, che necessariamente si mostra correlata con la semplificazione politica degli schieramenti (e degli interessi) e dei programmi, il referendum diviene come la singola carta considerata a prescindere dal gioco e dalle regole. Una carta, cioè, che pretende da sola di porsi come significante l'intero mazzo e il complesso delle regole scritte e delle prassi non scritte. Insomma un «monstrum», dal momento che in tal modo esso viene a perdere il carattere di univocità e di semplicità, requisito essenziale affinché sia significante. Se invece Io strumento referendario può rivestire una molteplicità di significati contraddittori, e può quindi valere con significati del tutto opposti a seconda dei giocatori e dei giochi che essi intendono volta a volta giocare, senza essere vincolati a nessuna regola, allora esso diviene strumento indeterminato, incapace assolutamente di facilitare quelle semplificazioni in grado di orientare la scelta e la decisione. E come se la carta del «tre» di picche ora la si facesse valere nel contesto della briscola, ora dello scopone e ora del poker, con una adozione di diversi giochi che, ovviamente non risponde ad un «gioco superiore», bensì solamente all'arbitrio dei giocatori. Questo modo di operare, infine, non solo mette in crisi il gioco, ma scardina anche il senso stesso delle regole, annullando la possibilità della relazione fra i diversi giocatori. Ma non potrebbe ci si chiederà allora, essere lo stesso referendum lo strumento che consente di imporre le nuove regole del gioco, dal momento che non esistono altre regole «decenti» alle quali fare affidamento, dal momento che esso viene essenzialmente utilizzato come strumento di dissoluzione delle regole esistenti, delle quali pure il referendum fa parte? ~_(LBIANCO '-XILROSSO I iti)-tJ i i il Nella formulazione della domanda emerge in realtà il significato e il limite che hanno gli attuali referendum: essi evidenziano e sottolineano la crisi delle «regole», mettono in luce l'impossibilità di seguire le regole esistenti, contribuiscono a distruggere regole insignificanti, indicano cioè la necessità di stabilire nuove regole. In questo senso, lo strumento referendario, lungi dall'essere mezzo per decidere, diviene esso stesso sintomo della incapacità del sistema a prendere decisioni, cioè a governare. Dunque, non solo il sistema è carente di un sistema normativo accettato, ma insieme - e proprio per questo - è carente di governo. Se è così, allora l'uso dello strumento referendario acquista significato di sintomo, più che di cura, esprime la malattia, piuttosto che il rimedio al male. È dunque, in una situazione nella quale, malgrado tutti i sintomi della malattia della democrazia italiana siano mortali, tuttavia i medici si ostinano nella dichiarazione di intenti non a negare la malattia, ma comunque nella prassi ad ignorarla, è giusto che la gravità della situazione sia denunciata. Ma punto si tratta di denuncia. E dal momento che lo strumento diviene sempre meno capace di operare quella semplificazione degli schieramenti, che è regola del tutto assente nel paradigma politico di riferimento, si deve accettare il forte tasso di equivoco in esso insito. Dal momento che è possibile a molti di coloro che sono responsabili dei mali, a molti di coloro ai quali le regole del gioco affidano il compito della terapia, assumere in questo nuovo gioco parti del tutto contraddittorie. È infatti possibile che, pur essendo parti in causa, siano ad un tempo fautori e promotori di quei medesimi referendum che li dovrebbero porre in questione. Questo rende altresì legittimo che taluni obiettivi che entrano a costituire i quesiti referendari, non siano altro che espressione della volontà perversa di assumere la stessa malattia che si intende denunciare per il tramite dal comitato Segni-Barbera. E infine, dal momento che i referent 42 ~ W: . ._, - _, •. , - dum hanno acquistato in immagine, senza tuttavia avere potenziato la loro capacità di decisione - come è avvenuto in modo esemplare per il caso del referendum sulla preferenza elettorale -, è stato possibile adottare la tattica di accrescere l'oscurità della notte referendaria, con le adesioni indiscriminate dei giocatori. In tale modo non solo è stato possibile confondere le regole del gioco, ma anche i più corposi giocatori e gli interessi in campo. Questo e non altro, significa l'adesione in uno di confindustria e proletariato rivoluzionario, di ministri e deputati, di democratici e forcaioli, di associazioni per l'espansione della democrazia e di movimento per la sua soppressione, di servi e padroni. Tutti insieme, appassionatamente e confusamente. Ciascuno probabilmente ritiene di poter giocare, avendo in mente un proprio gioco, un gioco ancora più potente - un meta-gioco, si direbbe -, con regole ancora più ampie, in grado di ricomprendere nel proprio ambito il referendum - strumento ormai scarsamente significante-, attribuendo ad esso significato e valore diverso ed opposto da quello attribuito dagli altri giocatori, in modo da spiazzare tutti. Insomma, si fa riferimento ad un gioco che, a differenza di quelli previsti dalla democrazia, si deve giocare al di fuori della piena visibilità e trasparenza, condizione essenziale di controllo e di legittimità. Quindi, di un gioco che, nelle intenzioni, mette fuori-gioco le regole della democrazia, quelle che una volta avevano come uno dei referenti essenziali il referendum. La risposta alle domande, in conclusione, non può che essere negativa. La questione che ci si deve porre mi pare un'altra: non è forse piuttosto che opportuno, indispensabile, che quanti intendono riaffermare la democrazia, puntino esplicitamente, con strumenti adeguati, a mettere sul tappeto la questione delle questioni: il ristabilimento di nuove regole del gioco in grado di consentire l'aggregazione per schieramenti di programma e quindi la possibilità di compiere la democrazia con l'alternanza?

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