i.)JL BIANCO l.XILROSSO ■un®•Mtw Referendumtanti, ma riformeniente A lle domande sulla natura e sul significato che lo strumento referendario può avere nel nostro ordinamento politico-istituzionale può essere data risposta solo se tale istituto viene considerato in stretta connessione con la totalità delle norme giuridiche, delle regole costituzionali e delle prassi politiche dalle quali deriva il proprio significato, sia quello normativo che quello d'uso. Insomma, è come se si trattasse semplicemente di una mossa all'interno di un gioco: dove il significato che può avere la mossa è dato solamente dal complesso delle regole e dei valori che costituiscono appunto quel gioco. Così, la carta «tre» può avere valori differenti a secondo del rapporto con il particolare gioco e le sue regole: può valere moltissimo o nulla. Ora, nel nostro gioco istituzionale il referendum significa molto solo se l'intero complesso delle sue regole vale ancora, altrimenti non significa nulla o quasi. In questo gioco, infatti, si suppone che il sistema funzioni come sistema rappresentativo, collegato con un meccanismo elettorale in grado di delineare le opzioni di fondo di schieramento e di programma. Il gioco si manifesta nel suo ruolo politico nel sistema legislativo ancorato alla capacità della decisione politica di una maggioranza che controlla anche l'esecutivo. Ed è a questo sistema, con il suo equilibrio di poteri, che spetta essenzialmente l'esercizio della capacità e della decisione politica. Non a caso nel nostro ordinamento noi conosciamo semplicemente il referendum abrogativo, cioè il ricorso ad uno strumento di appello diretto agli elettori per pronunciarsi contro una legge esistente e per la sua abrogazione. Questo significa dunque che, mediante l'eserciziodel potere «negativo» nei confronti di una legge votata dal parlamendi Luigi Ruggiu to, si rende manifesta la volontà popolare e insieme si esprimono indicazioni al corpo legislativo affinché si attivi per una diversa «decisione» legislativa. Dunque con il referendum noi abbiamo a che fare con una forma spuria o imperfetta di democrazia diretta. Questa è tale solo in quanto essa opera a conferma della democrazia rappresentativa, cioè di una democrazia «indiretta» e delegata. Al cui sistema essa affida il compito di interpretare e mediare la domanda politica. E questo per la buona ragione che una «negazione», se esclude una opzione, niente dice circa la molteplicità di opzioni che sono del pari possibili, anche se fra di loro contraddittorie. A meno che l'oggetto del referendum non sia tale da costituire il termine di una coppia perfetta di opposti, sicché la negazione dell'uno (la sua abrogazione) significa necessariamente la scelta dell'altro. Ma affinché questo avvenga, occorre che sia possibile la riduzione netta, chiara e inequivocabile della infinita varietà di possibili opzioni alla coppia di opposti in contrasto. Cioè alla forma vero-falso, si-no: se l'una è detta falsa, l'altra è necessariamente (cioè politicamente) vera. Tutto questo escludeche il referendum possa avere alcun significato come strumento ordinario di governo di una società complessa, nella quale, per definizione, la molteplicità di variabili in gioco (interessi, soggetti, culture, poteri in campo, determinazioni tecniche e quanto altro mai) possano subire un'azione di semplificazione e di riduzione all'opposizione primaria vero-falso. Il che significa che il referendum interviene in modo significativo solo ed esclusivamente nelle grandi opzioni di carattere politico, culturale e morale, laddove una tale semplificazione risulta possibile. Non a caso il referendum ha finora operato in senso soddisfacente solo in riferimento a temi nei quali sia possibile la semplificazione si-no: come nel caso di divorzio o di aborto o di quei pochi temi nei quali tale semplificazione abbia senso logico e politico. Possiamo anche aggiungere: in riferimento a quei temi che, coinvolgendo le ragioni profonde delle persone, perciò stesso non stanno nel medesimo livello delle questioni per le quali opera la tradizionale opzione politico-partitica. Sotto questo aspetto, si tratta di quei problemi che, per la loro natura, hanno necessario carattere di trasversalità, proprio in quanto essi si sottraggono alla presa e all'assunzione da parte di partiti laici, cioè di quei partiti che intendano non essere totalizzanti, ideologici, fondamentalisti e perciò stesso intolleranti. Se questo ragionamento è valido, allora esso individua la natura e il limite dello strumento referendario. Per dire invece in quale significato esso venga «oggi» ad operare, occorre te-
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