Il Bianco & il rosso - anno II - n. 23 - dicembre 1991

.P.lL BIANCO lXILHOS.SO Mii•lil•d Cooperativa«Kadossene» Linee di politica sociale T ' esperienza del nostro operare nelle co- L munità-alloggio e nel centro di animazione è fortemente radicata nel quotidiano rapporto con tutti i ragazzi, in particolare molto con chi ha vissuto e/o continua a vivere nel disagio e nella marginalità. Il proporci come «educatori professionali» al1'interno di percorsi formativi infantili ed adolescenziali, richiede un'attenzione costante per la storia di ciascun ragazzo, che scaturisce da una forte motivazione al nostro lavoro, che si traduce in una formazione personale permanente. La «professionalità», che ci caratterizza e su cui investiamo risorse economiche ed energie personali, non ha mai sminuito l'attenzione centrale, nel nostro operare nella marginalità, per dare dignità «politica» ad ogni storia e dramma che incontriamo. La «condivisione» come «partecipazione» alla sofferenza, alla solitudine, al disagio che il ragazzo attraversa è tentare quella «empatia» che è necessaria per rimettere in moto il percorso formativo di ciascun ragazzo. Ecco le nostre linee qualificanti. I. Il nostro lavoro professionale va oltre la «soluzione» del caso, per essere impegno sociale, politico e culturale nell'ambito dei servizi sociali. 2. Nel superamento di ogni «assistenzialismo», siamo per un forte impegno pedagogico nel dare ad ogni ragazzo dignità responsabilità ed autonomia. 3. La necessità di condividere la quotidianità con il ragazzo nasce da un progetto personalizzato per costruire itinerari di libertà nello sviluppo delle potenzialità personali di ciascuno per un inserimento «critico» nella società. 4. La prevenzione viene privilegiata rispetto al recupero. Questo comporta: - attivare le risorse esistenti nel territorio, sia a livello istituzionale che nell'associazionismo giovanile; - dare risposte «non istituzionalizzate» ai bisogni prima che questi si manifestino in forma di disagio; - realizzare un sistema formativo integrato (scolastico ed extrascolastico) che si traduca in un cambiamento del tessuto sociale ed in opportunità di effettiva integrazione sociale e lavorativa. 5. Siamo per un «recupero» basato su strutture educative (comunità-alloggio) che favoriscano un processo di autonomia del minore, evitando dipendenze dalle istituzioni e lavorando per un pieno reinserimento nel contesto relazionale, sociale, affettivo e lavorativo. 6. Le comunità-alloggio di tipo familiare (L. 184/83) per l'affidamento dei minori non devono essere «centri di scarico» di problematiche che né i servizi né la collettività vogliono affrontare. Le comunità sono per noi servizi «temporanei» che hanno una funzione di stimolo e di promozione di cambiamento culturale sul come affrontare i problemi del minore privo di sostegno educativo familiare. La comunità ha senso solo all'interno di una «rete di servizi» che ragioni in una logica di «prevenzione» creando «sinergie» tra i vari ambiti e servizi, coinvolgendo tutta la collettività in uno sforzo sociale nei confronti dei minori. 7. Ad ogni intervento va sempre premessa una ricerca nel territorio per individuare i bisogni reali e le risorse esistenti, per non partire da schemi preconcetti, per poi muoversi in una logica di progettualità globale minore-famiglia, all'interno di una politica sociale più ampia per l'infanzia e per l'adolescenza. 8. Siamo «critici» verso quel volontariato che senza «coscienza critica» rischia di diventare «funzionale» allo «tatus quo» e alibi giustificatorio per gli amministratori, rifiutando di «far politica» e quindi di entrare nelle cause che pro-

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