.P!LBIANCO '-XILROSSO Miiiliiid biente carcerario. Il carcere è sempre negativo, e diseducativo, talorafino alla devastazione totale. E infatti esso non è più previsto, dal nuovo processo penale minorile, se non come punizione ultima, per reati molto gravi e per situazini già evidentemente irrecuperabili, con condanne definitive. C'è ancora un grande cammino, da compiere, sulla via della prevenzione e del recupero vero». - Veniamo al dramma della droga. Quanto influiscesullavostraesperienza,e come lo affrontate, in concreto? «La droga è un problema che nei nostri otto anni di esperienza abbiamo sempre vissuto, e che negli ultimi tempi si è grandemente acuito. È sempre più facile trovare ragazzi che in giovanissima età fanno uso di droga, anche pesante, o si trovano coinvolti in situazioni di traffico e di spaccio di sostanze stupefacenti. Per le droghe leggere, poi, il problema riguarda davvero tutti: tutti hanno fatto laprova dello spinello. Anche nella scuola ciò si tocca con mano». «Il problema delle droghe pesanti è certo più grosso. Ogni ragazzo che entra in Comunità ha un suo processo educativo, e ogni operatore deve conoscere la sua storia personale, il suo passato, e quindi possiede gli elementi per poter comprendere il perché di un certo tipo di comportamento. C'è sempre un motivo, infatti, che _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 27 conduce ad elaborare certi comportameanti. È importante, dunque, saperli leggere e trovare risposte adeguate ad essi, anche con l'aiuto professionale dello psicologo». «Per quanto riguarda il problema droga in sé, è sempre più chiaro, secondo me, che si tratta di una questione di compensazione. Se il ragazzo è soddisfatto delle risposte che trova a/- l'esterno, in termini di possibilità reali e di opportunità concrete di vivere e realizzarsi, allora ha sicuramente meno interesse ad intraprendere una esperienza con la droga. Va tuttavia chiarito che questo valeper chi non ha ancora iniziato, la nostra Comunità, per esempio, non è in grado di dare risposte sufficienti ad un ragazzo che ha già in atto un problema di droga, che cioè è già davvero tossicodipendente. In casi come questo, e sono tanti, è necessario l'intervento di una Comunità terapeutica in senso stretto. Non può bastareuna Casa-famiglia, dove tutto di regola si basa sulla fiducia, e sull'apertura. Da noi la porta è aperta, e chi viene da noi, ha la possibilità di dialogare, di discutere di tutto, anche della droga, anche della tentazione di drogarsi, di rubare, come in una famiglia normale. Noi ci muoviamo nella fiducia che i ragazzi come tali non sono portati a delinquere, o a drogarsi, e se trovano un ambiente che li aiuta riescono ad evitare ipericoli, anche se sappiamo che così affrontiamo qual-
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