Il Bianco & il rosso - anno II - n. 23 - dicembre 1991

~.lLBIANCO lXltROS.SO Mii•liilll na. Questo comporta mancanza di responsabilizzazione personale, passività nei confronti del- /' andamento della vita collettiva ... Insomma, proprio il contrario di quello che servirebbe». «Noi ci troviamo, spesso, a ricostruire dove l'Istituto ha distrutto, e occorre ripartire dalla realtà del passato, che è incancellabile, ma che può e deve essere rielaborato, pur attraverso mille difficoltà. Che fare? A parole è facile dire che occorre eliminare gli Istituti che spersonalizzano e rovinano le persone dei ragazzi. Si può fare qualcosa,per cambiare, certo. Ma questo non può consistere nel trasformare solo /'apparenza esteriore dell'Istituto, come talora si è tentato di fare, per esempio dividendo gli Istituti, e rinchiudendo i ragazzi in quattro o cinque stanze per poter chiamare il risultato una «comunità». Ci vuol altro: è necessario anzitutto aggiornarsi, e cominciare a capire che questo lavoro, fatto sul serio, costa molto, perché gli operatori debbono essere dei professionisti adeguatamente pagati, e assicurati secondo le regole. Questo negli Istituti non avviene, e non può avvenire». «E anche le istituzioni civili non sono spesso preparate ai cambiamenti necessari. Gli Istituti, del resto, costano molto meno. La nostra Comunità di Roma ora ha molta difficoltà a proseguire il suo lavoro, proprio perché il costo si sta rivelando molto alto, e l'Assessore ai Servizi sociali, di Cl, ogni anno dice che i ragazzi costano troppo, e che affidati agli Istituti costano meno, e allora non gli conviene rinnovare la convenzione». «Il discorso più importante, anche se è difficilefarlo capire a tanti responsabili, non riguarda quanti ragazzi si riescead infilare dentro una istituzione, ma la qualità del lavoro che con essi e su di essi si riescea svolgere. E ancheper quanto riguarda i costi, il discorso vero non è quello immediato dei soldi. Per esempio per il recupero dei ragazzi drogati e rovinati dal carcere si stanziano miliardi e miliardi, e spesso sono soldi buttati quando ormai è troppo tardi. Un ragazzo dentro il carcerecosta circa 400.000 lire al giorno, e nelle nostre comunità costa 70/80.000. Certo, negli istituti costa anche 20. 000 lire, ma poi è quasi sicuro che arriva al carcere, e allora... E allora è meglio investire nel lavoro di prevenzione, e invece per la prevenzione talora si contano i soldi con il contagocce». «Il lavoro della prevenzione, dunque, costa meno, alla collettività, rispetto al lavoro del recupero. Occorrefare una scelta qualitativa che è anche di risparmio, e occorre seguire una certa gerarchia di interventi, che dal punto di vista legislativo, per la verità, già c'è, anche se non si segue in pratica. La 184, dell'83, fa una specie di scaletta, dicendo come sistemare il ragaz-

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