~JLBIANCO '-XILROSSO ilii•li•ld e con l'unità politico-partitica dei cattolici dettata dall'alto. b) Una realtà in movimento I fatti sono duri come la pietra, e le due prospettive, quella che lega la libertà della coscienza cristiana alla scelta a favore della Dc, e quella che la scioglie a favore di un ragionevole pluralismo di opzioni, sono contemporaneamente presenti, ai massimi vertici dell'ufficialità della Chiesa. Doppiezza ecclesiastica, dunque? Certamente, e praticata con la massima disinvoltura, quasi da sempre. È praticamente certo che al Papa, in persona, e direttamente, non stia granché a cuore una unità politica di principio dei cattolici come tali. Egli ha consentito, senza grandi opposizioni e proteste, che in Polonia, di recente i cattolici si dividessero ufficialmente in due e ~iù movimenti e partiti, ed ha di fatto impedito che la Chiesa polacca, in quanto tale, prendesse posizione pro-Walesa o pro-Mazowiecki che concorrevano al voto su posizioni diverse. Ma ciò che vale personalmente per Giovanni Paolo II non vale allo stesso modo per il suo entourage vaticano e per i vertici curiali, molto più italiani di lui, e più preoccupati dei problemi intrecciati di cattolici e Dc nostrani. Di qui da una parte la libertà di parola di Giovanni Paolo II che non pensa certo a Ruini e ai suoi discorsi, quando deve intervenire sui problemi del mondo, e dall'altra la prudenza interpretativa ad uso interno delle fonti ufficiali vaticane, che si preoccupano di far sapere che il testo di Ruini era sì noto in Vaticano, e così in qualche modo lo avallano, ma anche di aggiungere che esso era stato presentato soltanto la sera prima dell'intervento, e già definito, e così lasciano a Ruini e ai vescovi italiani il compito di conciliare le loro parole con quelle del Papa, e non certo viceversa. c) La Chiesa italiana e la sua doppia strategia attuale Anche da questa realtà complessa viene l' apparente singolarità del recente comportamento della Chiesa italiana e di parte del mondo cattolico ufficiale. È infatti certo che il Papa spinge, da sempre, per una presenza di Chiesa più visibile e più incisiva sulla realtà del paese, che scavalchi senza esitazioni anche la mediazione della Dc. Si spiegano così, per esempio, alcuni interventi clamorosi della Cei, difficilmente comprensibili se si accettasse come unica e assoluta la prospettiva dell'unità politico-partitica dei cattolici nella Dc, che go19 verna l'Italia da quasi 50 anni. Basti pensare al documento energico sul Mezzogiorno, di due anni fa, in cui non difettava certo la crudezza dell'analisi e della denuncia. Proprio nel Mezzogiorno, e specialmente nel Mezzogiorno, il potere della Dc ha sempre trovato il suo principale serbatoio di consensi, di clientele, di affari, di quadri. Ma soprattutto di recente, per esempio nella Nota pastorale dal titolo «Educare alla legalità», si è visto un impegno diretto dei vescovi italiani, senza alcuna mediazione, che non ha avuto paura di usare toni savonaroliani di duro rimprovero per le disfunzioni, le illegalità, la corruzione del sistema Italia. Non per nulla i giornali hanno sottolineato questo aspetto fin dai titoli: «Italia sotto tiro dei vescovi»; «Attacco dei vescovi al Palazzo»; «Lo schiaffo dei vescovi»; «Questa politica non ha principi»; ... E le accuse sono sostanziali: il potere sconfina nell'illegalità; il paese è in mano ai furbi e ai corrotti; la burocratizzazione ha prodotto una irresponsabilità diffusa; l'acquiescenza e l'omertà di fronte al crimine, il disimpegno, l'omertà e la corruzione sono anche nei centri istituzionali; i partiti, se non complici, sono deboli di fronte alle lobbies; le leggi invece che strumenti di giustizia sono spesso frutto di contrattazione e di ricatto dei potenti; i favori prendono il posto dei diritti; l'illegalità diffusa produce lo scadimento del senso di moralità ... E i rimedi? C'è un passaggio, tra gli altri, in cui i vescovi richiamano «chi ha responsabilità politiche ed amministrative» ad aver «a cuore alcune virtù, come il disinteresse personale, la lealtà nei rapporti umani, il rifiuto della menzogna e della calunnia come strumento di lotta contro gli avversari», E c'è anche un suggerimento radicale; «tagliare l'iniquo legame trapolitica e affari». Un intervento forte, certo, cui ha fatto seguito un consenso quasi universale. La classe politica italiana, descritta così crudamente, ha applaudito unanime alla mano che la schiaffeggiava con durezza ... Nessuna istituzione, nessun partito come tale, nessuna organizzazione civileo religiosa ha pubblicamente contraddetto il documento dei vescovi. Qualche politico, e qualche giornalista, isolati, hanno avuto il coraggio di far osservare che se il Paese è giunto a questo punto qualche titolo di responsabilità lo hanno anche le istituzioni religiose cattoliche, che tanta parte hanno avuto ed hanno in esso, e in particolare nei confronti della classe dirigente della Dc.
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