Il Bianco & il rosso - anno II - n. 23 - dicembre 1991

~JJ,UIANCO l.xll,ROSSO 11iIj11\1 I~ li socialis» (1988), al n. 41: «La Chiesa non propone sistemi e programmi economici e politici, né manifesta preferenze per gli uni o per gli altri... ». Va ricordato, inoltre, che la «Centesimus Annus» contiene l'affermazione ripetuta dei limiti delle competenze della Chiesa, che «non ha modelli da proporre», perché «i modelli reali e veramente efficaci possono nascere solo ... grazie allo sforza congiunto di tutti i responsabili dei problemi economici, politici, sociali» (n. 43). E ancora: «La chiesa rispetta la legittima autonomia dell'ordine democratico e non ha titoli per esprimere preferenze per l'una o per l'altra soluzione istituzionale» (n.47). Tutto chiaro e tutto risolto, dunque? Non proprio. Nelle cose importanti, e in particolare nelle cose in cui entra la chiesa cattolica, con duemila anni di storia, e una miriade di intrecci di idee ed interessi, di usi e di rinnovamento, di creatività e di pesantezza, occorre sempre evitare conclusioni assolute. Il fatto è che la storia continua, mentre le idee restano uguali a se stesse, e gli uomini, anche quelli di Chiesa, camminano nella storia, non sulle idee. 3. Il presente e la sua doppiezza a) La recente posizione di Giovanni Paolo II Oggi, in questo cammino di distinzione av- - - - - 18 viato dal Concilio c'è una parola decisamente nuova, e in apparenza definitiva. Proprio a pochi giorni dall'intervento del cardinale Ruini, il 17 ottobre, Giovanni Paolo II, parlando in Brasile, ha testualmente detto: «È un fatto evidente che un 'interferenza diretta da parte di ecclesiastici o religiosi nella prassi politica, o l'eventuale pretesa di imporre, in nome della Chiesa, una linea unica nelle questioni che Dio ha lasciato al libero dibattito degli uomini, costituirebbe un inaccettabile clericalismo». Un bel colpo, a certe pretese ecclesiastiche non del tutto passate. Giovanni Paolo II ha poi proseguito: «è anche ovvio che incorrerebbero in un'altra forma non meno pregiudizievole di clericalismo quei fedeli laici che, nelle questioni temporali, pretendessero di agire, senza alcuna ragione o titolo, in nome della Chiesa, come suoi portavoce, o sotto laprotezione della gerarchiaecclesiastica». E papa Wojtyla ha concluso, rivolto alla gente cristiana del Brasile: «nell'ambito dell'immensa varietà di opzioni che si offrono alla coscienza ben f armata, siete voi che dovete definire le vostre scelte, che nessuno ha il diritto di limitare». È un discorso che fa chiarezza su molti punti, e pur con tutte le acrobazie di «Avvenire», e della Dc, non è possibile dire decentemente che le parole di Giovanni Paolo II sono facilmente conciliabili con quelle del cardinale Ruini

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