,i)JL BIAI\CO l.XILll~ •ii•li•ill Peppone non e' è più'. E Don Camillo non cambia? Da giugno ad oggi la dialettica mondo politico italiano - mondo cattolico, e quella cattolici - politica, è stata particolarmente vivace. Pesano, evidentemente, le elezioni in arrivo. Ha pesato la sortita polemica del vicepresidente del Consiglio, al Congresso socialista di Bari, di cui ci siamo occupati ampiamente, con consensi e dissensi, nel n. 20. Ha pesato anche, all'interno dell'universo cattolico, la ripetuta affermazione del presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che l'unità politica dei cattolici nella Dc non ha più senso. Sono molti i cattolici, di vertice e di base, che ritengono che questa Dc non siapiù «affidabile», e che lo dicono apertamente e si comportano di conseguenza. Nascono «Reti» e «Leghe», che crescono anche su terreni tradizionalmente Dc. Eppure, contemporaneamente, tra la gente, cresce il bisogno di valori, l'esigenza di risposte concrete ai problemi anche più profondi. Anche noi di «ReS» siamo segno di questa realtà, e su queste pagine, abbiamo già dato il nostro contributo al dibattito politico e a quello dottrinale, affrontando non solo, come detto, lapolemica sul neo-temporalismo, ma anche, e criticamente, da punti di vista diversi, i grandi temi dell'Enciclica «Centesimus Annus» (n.18/19, e Dossier dei numeri 20 e 21/22). In questo numero riteniamo opportuno fare il punto della questione specifica dell'unità politica dei cattolici, ripercorrendo le tappe storiche che la hanno accompagnata nel suo farsi e, possiamo dirlo, nel suo disfarsi. Nel prossimo numero riprenderemo l'argomento in chiave di attualità e di futuro. Già da ora, tuttavia, i nostri lettori sono stimolati ad intervenire con loro contributi. (G.G.) «Unità politica» nella Dc? Chiesa, cattolici e politica dalla storia alla cronaca (1°) di Giovanni Gennari «I vescovi a tutto campo. Ribadita l'unità politica dei cattolici»: così con enfasi la prima pagina di «Avvenire», su sei colonne, il 24 settembre scorso. 1. Un appello al voto pro-Dc Al di là di ogni diatriba interpretativa, il discorso del cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, in apertura dei lavori del Consiglio permanente, pur in mezzo a tante analisi e a tante osservazioni generali, era un appello all'unità politica, e non poteva intendersi se non anche come un appello al voto per la Dc. 14 Qualcuno, nella ormai consueta bagarre interpretativa che pare sia obbligatoria dopo ogni intervento ecclesiale, e che contraddice già da sola il «sì, sì, no, no» di evangelica memoria, ha voluto far notare, come attenuante, che nelle parole di Ruini era anche esplicito il fatto che «l'indicazione per l'impegno unitario dei cattolici», costantemente proposta dai vescovi italiani, doveva realizzarsi «nella liberamaturazione delle coscienze cristiane», come avevagià detto Giovanni Paolo II al Convegno di Loreto ... Già. Per fortuna sono finiti i tempi di ogni braccio secolare.
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