.{)JLBIANCO l.XILROSSO Kiiiliiid sforzo propositivo che fu il Piano del Lavoro, dall'altra, nel rifiuto di ogni decentramento della contrattazione, ed in particolare delle ipotesi di contrattazione articolata avanzate dalla Cisl nei primi anni cinquanta. L'eccesso di timori in questa direzione contribuì però al distacco della Confederazione e delle sue politiche dalla base operaia delle grandi fabbriche nel Nord. Un contrasto che venne coraggiosamente interpretato e risolto da Di Vittorio (e da Novella), con cambiamenti drastici nei gruppi dirigenti e con svolte nelle politiche rivendicative, a partire dalla famosa seduta del Comitato Direttivo dell'aprile 1955, dopo la sconfitta nelle elezioni di Commissioni Interne alla Fiat. Il secondo timore prevale nel corso del passato decennio in occasione delle incertezze e poi dell'opposizione della Confederazione (nella sua componente comunista di maggioranza) nei confronti degli accordi trilaterali di concertazione. Continuo a ritenere che, specie nel 1984, furono prevalenti nell'indirizzare la decisione della Cgil, delle motivazioni di carattere politico. Tuttavia, almeno nella legittimazione delle scelte e nella formazione di una cultura anticoncertativa, fu rilevante il timore di fratture e di «incomprensioni» con i settori forti della rivendicazione, fra i quali non pochi ambienti operai. La sconfitta al referendum del 1985, tuttavia non spinse i gruppi dirigenti ad una pronta : 11 considerazione delle necessità di cambiamento. Da questo punto di vista essi si mostrarono più incerti, meno «coraggiosi», dei loro predecessori di un trentennio addietro. Questo atteggiamento e queste linee di politica sindacali, questi timori furono fra le ragioni della insorgenza di particolarismi rivendicativi, spesso di netta impronta anti-confederale, all'interno di molti settori dell'impiego pubblico (ferrovie ed insegnanti, ad esempio). Particolarismi che trovano buon gioco ed ampi spazi nel nostro sistema di relazioni industriali, specie in assenza di un efficace ruolo coordinatore e di controllo delle confederazioni. Il contrasto fra le due preoccupazioni, si ripresentava, ma questa volta sull'altro versante. I gruppi dirigenti progressivamente accettano poi di tener maggiormente conto del timore dei particolarismi e, sia pure con dissidenze interne di rilievo, si giunge al XII congresso. Un altro carattere costante riguarda più che un timore, una ambizione o, se si vuole, una pretesa. Una ambizione di voler essere sempre qualcosa di più di un sindacato, di una associazione sindacale. La pretesa di rappresentare un tramite irrinunciabile fra classe e sviluppo capitalistico od almeno, in termini meno impegnativi, fra lavoro e sistema economico. Qualcosa di più vicino alle necessità della storia, che ad una semplice forma di organizzazione del-
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