Il bianco & il Rosso - anno II - n. 21/22 - ott./nov. 1991

~.t.t BIANCO lXll,ROSSO Uid11i■ ili#11iifiDMM Assemblea nazionale di ReS Il Documento programmatico approvato (Bellaria, 27/28 settembre) 1. - La storia accelera La storia accelera. L'Europa ed il mondo cambiano. Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno fatto piazza pulita del travaglio di un secolo. Chi ha memoria stenta a far capire a chi non ce l'ha che cosa è successo. Prima due guerre sanguinose che avevano sconquassato l'Europa. Poi una guerra lunga ed invisibile che si è conclusa con l'autodissoluzione dell'ultimo sistema totalitario sopravvissuto alle carneficine precedenti. Prima un muro che spacca in due una città e vuol spaccare in due il mondo. Poi muri che spariscono in una notte. Prima testate atomiche che si fronteggiano. Poi una resa senza bandiere bianche, ma più radicale e definitiva. In mezzo a tutto questo partiti che cambiano nome; nomi che cambiano significato; alleanze militari ed economiche che si aprono ai nemici di una volta; nemici di una volta che vogliono costruire una «casa comune». Infine, dopo la caduta delle barriere che tenevano divisa l'Europa, una esplosione di contrasti e di aspirazioni nazionali, un fuoco strisciante di rivalità sul quale soffia il vento di una carestia che potrebbe spingere milioni di persone a lasciare i loro paesi. 2. - Non si risana il debito pubblico senza cambiare le istituzioni L'accelerazione della storia non ha, per ora, influito, sui ritmi della politica italiana. Si è accresciuto, così lo scarto tra l'urgenza delle riforme necessarie, nell'economie e nelle istituzioni, ed i tempi della politica. Quella finanziaria e quella istituzionale non sono due crisi distinte. La situazione debitoria è soprattutto il prodotto degli attuali meccanismi di spesa e del modo di formazione delle decisioni economiche, perciò del funzionamento del nostro sistema politico istituzionale. L'espansione del deficit determina una abnorme diminuzione della responsabilità politica, perché finanzia la spesa con l'indebitamento. Si aggiunga che le procedure di spesa sono talmente flessibili, talmente adattabili, che consentono a chi governa oggi di impegnarsi anche per chi governerà domani. A chi non governa anche per chi governa. Sono proprio questi meccanismi politicoistituzionali che spiegano la montagna di debiti su cui siamo seduti. Insomma non si risana il debito pubblico senza cambiare le istituzioni politiche. Le forze politiche di maggioranza e l'opposizione convengono sull'enunciazione del tema, ma poi o propongono un'idea impraticabile: prima «risanare» la finanza pubblica e poi «rigenerare» le istituzioni, o scivolano nell'inconcludenza e nell'immobilismo. Si deve così riconoscere lo scacco complessivo non della politica dei partiti, ma di «questi» partiti, del loro modo di essere, della qualità della loro politica. Tutto questo può anche non allarmare chi si proponga soltanto di conservare l'ordine di cose esistenti, ma è vitale per i riformisti, per quanti cioè pensano che la funzione della politica debba essere quella di conciliare le ragioni dell'economia, che sono quelle e dell'efficienza con le ragioni della società che sono quelle della solidarietà e della giustizia. Ed è vitale per ReS, nata per contribuire a costruire una sinistra riformista e di Governo che possa, in tempi politici, non storici, candidarsi alla direzione del paese. 3. - Riforme istituzionali per l'alternanza In mancanza della possibilità o della volontà di fare ciò che sarebbe necessario per il rinnovamento delle istituzioni, c'è chi pensa di ripiegare su una riforma elettorale che consentirebbe di governare anche senza la scomodità di aver bisogno della maggioranza dei voti. Per sbloccare la democrazia italiana sono invece necessarie quelle riforme istituzionali che non si limitano a consentire, ma che inducano l'alternanza tra schieramenti e candidati contrapposti. È un esito che solo l'elezione diretta del sindaco, del presidente della Regione, del presidente della Repubblica può determinare. La nostra opzione per l'elezione diretta di· chi deve avere la responsabilità di

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