Il bianco & il Rosso - anno II - n. 21/22 - ott./nov. 1991

nistra democratica, vengono criticate da Scoppola perché erano privi di senso della realtà, avevano una visione elitaria quei settori intellettuali legati al Partito d'Azione, che fin da allora criticavano il «compromesso costituzionale» e accusavano le sinistre e i grandi partiti di massa, di non aver voluto osare cambiamenti più radicali non solo di tipo economico e sociale ma anche istituzionale (democrazia di base, rinnovamento del!' apparato dello Stato dopo ventanni di regime fascista). Secondo me, invece, l'origine della degenerazione partito cratica sta proprio nel compromesso iniziale, protagonisti De Gasperi e Togliatti. Da una parte, è vero, essi contribuiscono ad evitare avventure autoritarie, sia di tipo clericale sia di tipo bolscevico, dall'altra, sono un impedimento ad un radicale rinnovamento dello Stato. La sconfitta delle istanze poste dagli uomini del Partito d'Azione rappresenta la sconfitta di una terza via, di rivoluzione democratica. Da questa sconfitta trae origine la partitocrazia. Un altro punto del libro di Scoppola che ha cominciato a suscitare polemiche riguarda il giudizio sul ruolo di Aldo Moro. Il leader democristiano, tragicamente assassinato dalle Brigate Rosse, non avrebbe capito il progressivo distacco dei partiti dalla società civile e ancora nel 1962 all'VIII Congresso della Dc. Moro valutava ogni critica ai partiti come «una polemica di destra>>,Moro diventa più esigente soltanto quando verso la fine degli anni '60 comincia ad essere emarginato dal partito. Anche al XII Congresso (giugno 1973) quando rivendica un ruolo alto del partito, il congresso era praticamente chiuso prima ancora che cominciasse proprio a causa di un accordo da lui conciuso con Fanfani che svuotò di significato il congresso stesso (accordo di Palazzo Giustiniani). Aldo Moro, pur avendo la consapevolezza della ineliminabii.>.lL BIANCO i.XILROSSO 1-iiilliMM lità della dialettica cittadino-Stato, in realtà riteneva che essa potesse operare soltanto grazie alla mediazione dei partiti. Gianni Baget Bozzo, durante la presentazione del libro a Bologna, ha rincarato la dose sostenendo che Moro, insieme a Fanfani, è uno dei padri della partitocrazia italiana, il vero teorico del «panpartitismo». Sui problemi di più immediato impatto col dibattito politico attuale Scoppola sostiene che la mancanza della possibilità, comune a tutti gli altri paesi occidentali, dell'alternanza al governo di forze politiche diverse, porta a considerare l'evoluzione del sistema politico soltanto come progressiva aggregazione al centro, con costi crescenti sul piano della moralizzazione pubblica e della selezione dei gruppi dirigenti e con l'esercizio spietato del potere di coalizione (il partito che è determinante nella formazione della coalizione esercita un potere di ricatto continuo). s•impone Pietro Scoppola La repubblica dei partiti Profilo storico della democrazia in Italia (1945-1990) perciò la necessità di una riforma della politica e delle sue regole. In poche parole occorrepassare dalla repubblica dei partiti alla repubblica dei cittadini. Due sono le ipotesi prevalenti: la prima di tipo plebiscitario-presidenzialista e di diffidenza nei confronti delle Assemblee rappresentative; la seconda, sintetizza dal politologo Gianfranco Pasquino nel bisogno di «restituire lo scettro al Principe>>(dove il Principe è il popolo, sono i cittadini), si tratta di una riforma tesa a consentire ai cittadini di decidere sulla formazione del governo. La necessità di una rapida riforma elettorale si evince anche da recenti clamorosi avvenimenti, come le ultime elezioni amministrative del 1989 dove capilista della Dc, e qui Scoppola cita i nomi di Orlando a Palermo e di Signorini a Genova, pur avendo ottenuto un largo consenso popolare, furono sacrificati da accordi di partiti stipulati prima delle elezioni. Pietro Scoppola, infine, sostiene che la speranza di un rinnovamento della Dc appare ancora più problematica che in passato. Risulta perciò inevitabile una «articolazione della presenza cattolica su diverse posizioni politiche>>. La sinistra Dc si trova a vivere un'evidente contraddizione: da una parte è favorevole e auspica la nascita di un sistema dell'alternanza, dall'altra, se questo si verificasse, la Dc si troverebbe in posizione alternativa al blocco di sinistra. Come si può constatare la ricostruzione storica di Scoppola si muove da preoccupazioni del presente. Del resto, come diceva il grande Federico Chabod, le tensioni verso il presente e la soggettività dello storico sono ineliminabili, si tratta perciò di chiarire bene qual'è l'approccio che si sceglie e il libro di Scoppola lo ha chiarito bene. P. SCOPPOLA, La Repubblica dei partiti. Profilo storico della democrazia in Italia (1945-1990). Ed. li Mulino, Bologna, 1991, pp. 449, L. 44.000. I 8} I - - - - - - - - --- - - ---

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