aver fatto proprio groppo sul cuore quella notizia, se aveva avuto il coraggio di parlare al prete lungo la via - mi si aperse la mente. Da quindici anni almeno quell'uomo si era staccato dalla Chiesa, da quando il socialismo era apparso in paese. Nessuno lo vinceva in fervore e in sacrificio. Nelle giornate rosse di tre anni fa, fu lui che piantò la bandiera rossa sul campanile e suonò parecchie ore a festa per Lenin che veniva. Adesso, sotto la raffica, mentre i compagni si eran piegati quasi senza resistere, egli si è chiuso in una muta risolutezza che gli costa quello che costa oggi alla povera gente dei nostri paesi - dico la più prudente - il tener ferma un'idea. Lo guardo. La faccia adusta di lavoratore instancabile porta le tracce del doloroso sfogo, che gli lascia una tristezza cupa negli occhi grandi ed un sapore amaro nella voce. Ricordo di averlo veduto in Chiesa il I O Maggio di quest'anno. Si era messo nell'ombra, accostato a una colonna, la fronte raccolta nella mano. La Chiesa era piena di uomini quel giorno, contadini e operai. Cosa gli passò nel cuore in quel momento non oserei esprimerlo. Gli si assopiva forse dentro un po' della vecchia avversione contro la Chiesa? Oppure rispuntavangli nella disillusione che gli davano gli uomini, nella cui parola aveva fino allora ciecamente creduto, qualche antica speranza? Che poteva dargli la Chiesa? Quale parola delle poche ch'ella custodisce, poteva arrivare fino al suo animo esasperato? Vi sono dei fatti, cui noi non si bada e che invece colpiscono le menti semplici più di qualsiasi argomento. Qui, il fascismo, al di là delle leghe, delle cooperative, amministrazioni rosse ecc. batte, con più riguardo ma con eguale metodo, la religione e il prete. La nostra gente, specialmente quella che si è disabituata dalla Chiesa, è rimasta profondamente impressionata e istintivamente ricominciò a simpatizzare. E doveva essere così. Più che la dottrina socialista, ciò che allontanò molti dalla religione, fu dapprima la riluttanza del clero a comprendere i bisogni del popolo e la tenacia dimostrata poi nel combattere il socialismo, presso cui inveceessi trovavano una redenzione. Era un'impresa ardua qualche anno fa, far .{).lL BIAI\CO lXll,ROSSO ■1111l•~•MiiJ capire ai nostri contadini che la Chiesa combatteva nel socialismo la dottrina materialista. Adesso, non per opera del sindacalismo bianco, ma sotto la persecuzione che colpisce gli uni e gli altri, è avvenuto un processo di chiarificazione ch'io non esito a chiamare provvidenziale. I nostri presunti e non troppo desiderabili amici, mettendosi talvolta contro la Chiesa, ci hanno purgato in faccia al popolo di una taccia - non so se e fin dove meritata - che ci arrecava tanto discredito. E poiché i cervelli incolti non sottilizzano e deducono dai fatti con logica inappuntabile, ecco che un istintivo sentimento riporta quelli sani verso la Chiesa. La quale, sopportando nobilmente la persecuzione, non inchinandosi alla violenza, ma questa deplorando con indomita voce, viene a compiere, oltre che un dovere elementare verso la dottrina che professa, un'opera salutare di riparazione in faccia a coloro che l'avevano giudicata male nei suoi diportamenti precedenti. Chi vive nelle nostre campagne e segue gli avvenimenti un poco addentro s'accorge che il beneficio procuratoci dal Fascismo ci è venuto anche per altra via. Fare una processione o qualunque altra radunata, indisturbati, come fenomeno religioso è poco: potrebbe, tutt'al più essere l'indice di un'accresciuta tolleranza civile: mentre il ripiegarsi degli spiriti, per il cadere di un pregiudizio in seguito a una mutata condizione di fatto, è, a mio parere, meritevole di molta attenzione. Che se ad esso ponessero mente coloro che la propria fralezza d'animo contrabbandano sotto lo specioso nome di prudenza, la quale dosa i torti degli uni e degli altri con pedanteria farmaceutica e misura con lo sguardo di una spanna quello che può accadere domani o doman l'altro, qual motivo di conforto avrebbero trovata per tener fede, la fède di i.lngranello di senape!
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