Il bianco & il Rosso - anno II - n. 21/22 - ott./nov. 1991

.P!L BIANCO il-Il.ROSSO INIIRnhli■n1ij111j L'Est postcomunista e il mercato del lavoro N egli ultimi anni sono avvenuti, come è noto, fatti molto importanti che hanno indotto ad abbandonare in Ungheria, Urss, Polonia, Cecoslovacchia, Bulgaria, Romania, Germania orientale sistemi di economia pianificata su basi collettiviste per muoversi verso sistemi di economia di mercato. A parte la sorprendente rapidità con cui la Germania orientale, dopo l'abbattimento del muro di Berlino, ha finito col fondersi istituzionalmente con la Germania Federale, gli altri paesi hanno avviato un processo, più o meno graduale, volto ad introdurre meccanismi di mercato sia per i prodotti che per i fattori produttivi. Non si sa quanto tempo sarà necessario per realizzare le riforme istituzionali e strutturali necessarie per trasformare i sistemi economici preesistenti. Comunque, i passi finora effettuati hanno posto concretamente problemi di confronto tra componenti di domanda ed offerta dei prodotti e dei fattori produttivi, facendo emergere chiaramente tensioni e squilibri conseguenti a specifiche eccedenze di domanda (con relative conseguenze inflazionistiche e di maggiore propensione ad importare) e di offerta (con relativi problemi di utilizzo della capacità produttiva e/ o delle risorse produttive potenzialmente disponibili). In particolare, il confronto tra domanda ed offerta di specifici prodotti fa sempre più emergere la non corrispondenza quantitativa e qualitativa della seconda alle esigenzedella prima, in modo da provocare situazioni di eccedenza di domanda, accanto a situazioni di offerta in eccessoper prodotti in quantità superiori al fabbisogno e soprattutto non soddisfacenti per qualità e prezzo rispetto a beni o servizi alternativi. Le eccedenze di offerta attuali e potenziali di specifici prodotti stanno ponendo delicati problemi di ridimensionamento del- - i ·- - - - - - - - - - - di Luigi Frey la capacità produttiva, anche in termini di stock di lavoro occupato, per un numero crescente di unità produttive che devono competere sui mercati. Nasce così una problematica di disoccupazione per estromissione dai processi produttivi, pressoché sconosciuta in sistemi centralmente pianificati. Si tratta di problemi che sono tanto più rilevanti e tanto più rapidamente crescenti, quanto più la competizione sui mercati interni ed internazionali impone ristrutturazioni che conducono a rivedere i rapporti costi/prezzi e la qualità dei prodotti. Occorre aggiungere che, l'esperienza negli ultimi decenni dei paesi industrializzati ad economia di mercato ha messo in luce che, in contesti di profonda revisione delle strutture produttive (sotto la spinta del perseguimento del progresso tecnico e di una crescente competitività sui mercati internazionali), la disoccupazione di lavoratori già occupati tende ad essere accompagnata da un rilevante e crescente disoccupazione di nuove leve di lavoro, nei limiti in cui il sistema produttivo, a causa del ritmo di crescita e delle sue caratteristiche strutturali, non riesce ad assicurare flussi lordi di domanda di lavoro di dimensioni sufficienti ad assorbire i flussi di offerta di lavoro. D'altronde, la coesistenza di situazioni di eccedenza di domanda con situazioni di offerta in eccesso rivela caratteristiche strutturali del sistema produttivo che non conducono a valorizzare appieno le potenzialità di impiego del lavoro riconducibili alla struttura della domanda interna di prodotti. Tali caratteristiche strutturali possono dipendere in misura notevole da carenze qualitative del lavoro impiegato, che lo rendono incapace di assicurare soddisfacenti livellidi produttività (con riflessi tra l'altro sui costi per unità di 7.1 prodotto e sui prezzi) e soprattutto una qualità dei prodotti rispondente alle esigenze della domanda. L'esperienza dei paesi ad economia di mercato insegna una volta di più che le carenze qualitative del lavoro impiegato, in un contesto di competitività crescente, rafforzano la spinta a rivedere le strutture produttive, con una forte tensione a sostituire lavoratori a lavoratori. Ciò, da un lato alimenta la crescita della disoccupazione durevole dei lavoratori che mantengono caratteristiche qualitative inadeguate, dall'altro lato provoca facilmente eccedenze di domanda di lavoro con specifichecaratteristiche qualitative desiderate rispetto all'offerta disponibile sulla base di strategie formative realizzate in un quadro istituzionale che prescindeva dalle contraddizioni poste dai meccanismi di mercato. Dunque, i paesi dell'Europa orientale e l'Urss, muovendosi verso sistemi di economia di mercato, si trovano di fronte ad una problematica occupazionale di dimensioni e caratteristichestrutturali ben diverse da quelle presupposte nell'ambito delle strategie di pianificazione economica perseguitein precedenza. Questo ha conseguenze importanti per le politiche dell'occupazionee del lavoro in tali paesi e per i rapporti con i mercati del lavoro esterni ad essi. Per avere un'idea di prima approssimazione sulla portata della nuova problematica e sulle relative conseguenze, proviamo ad esaminare le informazioni finora disponibili sui suddetti paesi. - Le informazioni più aggiornate disponibili sui paesi dell'Europa orientale e sull'Urss, comparabili con quelli di altri paesi, sono fornite dalle agenzie dell'Onu, ed in particolare dall'Economic Commission of Europe e dall'International Labour Office. In base alle infor-

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