Il bianco & il Rosso - anno II - n. 21/22 - ott./nov. 1991

do del sommerso, del contoterzismo, del fasonismo e che non risparmia i giovani apprendisti dei contratti di formazione lavoro. Ma l'analisi sociale dell'Enciclica si dispiega ancora all'interno della problematica politica e istituzionale e passa in rassegna le forme della solidarietà, i doveri della carità con i più poveri e con gli emarginati, i compiti della autorità pubblica nei riguardi di quella terza parte del mondo e anche delle realtà industriali dove l'impegno sociale cristiano supera la dimensione del diritto e della oggettività giuridica per entrare nel campo più alto della morale, della fraterna comunanza in Cristo, entro i confini di quella solidarietà che con suggestive espressioni in questi cento anni si è chiamata «amicizia» o «carità sociale» o «civiltà dell'amore». Di fronte a povertà endemiche, vecchie e nuove, di cui il Mezzogiorno porta il fardello, di fronte ai nuovi poveri che disperatamente ~!LBIANCO lXltROSSO I •ii~i•:i li Il premono alle nostre frontiere dal Sud e dall'Est alla ricerca di una speranza, l'enciclica pone il dovere di una appassionata, fraterna accoglienza, accanto alle più nobili e credibili espressioni del volontariato sociale. Ma anche il dovere di far fronte con coraggio ad inquietanti segnali di fastidio, di intolleranza, di insofferenza nei confronti degli immigrati, di una cultura apparentemente ben pensante che però non nasconde il suo egoismo sociale di fondo, il suo individualismo materialistico. Anche di fronte ad episodi di turbolenza e di reazione all'impatto con i nostri modelli di civiltà da parte di profughi e immigrati, occorre saper comprendere e stemperare i conflitti senza ostracismi e razzismi ed essere solidali anche quando questa gente reagisce col rifiuto, non alla durezza del lavoro, ma ad un offerta di lavoro pietistica, marginalizzante e marginale. Proprio questo, al fondo dell'EncicliI HA òle a.I. lilirltilfì!IM . . emi che non è . riuacito, a M ~oi. rapportic. on i ban~ . . e ca, sembra essere il messaggio centrale: in una società occidentale sempre più avanzata e opulenta, cresce il rischio della chiusura individualistica, dell'egoismo, della scristianizzazione, la tendenza dei più forti ad erigere nuovi muri di incomunicabilità e di indifferenza verso i più poveri, verso i tanti Mezzogiorni del mondo. A questa falsa modernità, tanto disumanizzante, quanto disperata, i cristiani devono opporre una nuova solidarietà attualizzata negli obiettivi e nelle problematiche che il mondo di oggi sopperisce, attenta ai mutamenti e agli accadimenti intorno a noi. Questo occorrerà fare senza arroganza ideologica e senza porre limiti di aperture alle «cose nuove», ciascuno con la ricchezza delle sue scelte e dei suoi percorsi culturali e sociali, nel comune impegno cristiano di liberazione e di testimonianza umana. l'Italia con l'arbitrio e ·1a. pr--eflftll'Jl-s,a ...... Ho paura che · vasmf - .. A-... ... P.C.l .............................

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