Il bianco & il Rosso - anno II - n. 21/22 - ott./nov. 1991

to sindacale sull'autogoverno delle categorie, esercitato nel quadro della solidarietà sociale e delle esigenze generali del Paese». Pertanto, si legge, «la Cisl afferma la sua decisa volontà di tutelare il rispetto e la dignità della persona umana, come condizione primaria di vera giustizia sociale». Affermazioni lungimiranti, che impongono linee rigorose, e attente a fare del sindacato - nello spirito dell'Enciclica Papale - non l'arma di corporativistiche autoaffermazioni, ma il luogo di una tutela intransigente dei diritti e dei doveri di tutti, a partire da coloro che hanno meno voce: vecchi e nuovi poveri, vecchi e nuovi emarginati. Il Patto per il Sud, caparbiamente voluto da tutto il movimento dei lavoratori, nasce da questa impostazione: come un'opportunità concreta, per il Mezzogiorno del Paese, di invertire una sorta di maledizione, elevando il grado ,P-ll,BIANCO l.XILROSSO i•ii@iilti di competitività complessiva del sistema. E dalla stessa impostazione nasce la difesa sindacale del moderno Stato assistenziale. Certo, c'è la necessità di ripensare interventi economici e sociali; di ridefinire la logica del rapporto tra le parti. C'è bisogno di porre un argine alle illusioni di certe pratiche politiche, che hanno prodotto un'eutrofizzazione oltremisura degli apparati dei partiti e dello Stato. Ma c'è pure un'impellenza uguale di evitare uno sbaraccamento vero e proprio, di marca liberista, delle strutture sociali dello Stato. li sistema delle imprese - ammonisce opportunamente il Papa - si legittima esclusivamente nella funzione di servizio che gli compete nella moderna società. L'impresa è lo strumento - il principale, ma un semplice strumento - in uno scenario che rimanda alla presenza dello Stato; ad un potere - come osservò Giulio Pastore - che funzioni da «elemento di garanzia e di equilibrio non formale». È qui, allora, che stanno le «res novae» indicate dall'enciclica papale: nell'auspicata capacità della politica di entrare a testa alta nel secolo che arriva, facendo di ciascuno, veramente, un parametro assoluto di validità e giustizia: è solo in questo senso che !'«ecologia umana» invocata nel messaggio pontificio si potrà tradurre in una solida realtà. «Esiste qualcosa - ha affermato al riguardo Giovanni Paolo II - che è dovuto all'uomo in quanto uomo»: il suo diritto «naturale» di stare al centro dell'universo economico, sociale ed istituzionale. Ciò che significa - come Luigi Sturzo precisò, a proposito della «Rerum Novarum» di Leone XIII - porre alla base di ogni cosa il «valore immanente e fondamentale della "personalità umana", il cui rispetto - sottolineò Sturzo - il cui sviluppo e completamento, è anche il fine ultimo di ogni società». Un contributo etico all'economia di mercato P er quanto attiene ai problemi del lavoro e del sindacato, il contributo della «Centesimus Annus» non può che essere considerato positivamente. Giovanni Paolo II è rimasto una delle poche personalità, se non l'unica, che continua a considerare «centrale» il lavoro e con esso conseguentemente il sindacato. Com'è noto, già da tempo, i sociologi che van per la maggiore - Touraine, Dahrendorf, Offe - hanno decretato la fine della centralità del lavoro ed anche organizzazioni tradizionalmente «operaie» come l'ex Partito Comunista, ora Pds, oppure le Acli, sembravano accantonare Ja tematica del lavoro, per rivolgersi alla più moderna tematica dei di Sandro Antoniazzi diritti. Ritengo questa operazione uno scivolamento teorico inconsapevole quanto errato, e mi trovo invece molto d'accordo col Sommo Pontefice nel ribadire l'importanza del lavoro. Siamo di fronte ad un nodo decisivo da cogliere. Ciò che è in crisi o in forte perdita di senso non è il lavoro, ma una certa concezione del lavoro basata su due elementi, il lavoro principale forza produttiva ed il lavoro come questione sociale. Ma il lavoro continua a rimanere fondamentale per altri due aspetti, in quanto espressione della persona umana ed in quanto partecipazione alla responsabilità degli scopi della produzione. Ieri prevalevano le esigenze materiali, che l'esperienza marxista nelle sue va- • 62 I_ - - - - - - - - - - - -- rie forme ha saputo interpretare nel modo più forte; ora in Occidente prevalgono i problemi di umanizzazione, una problematica del tutto differente su cui i marxisti si son trovati in difficoltà (anche a prescindere dagli avvenimenti nei paesi dell'Est). Ma va anche detto che le difficoltà di quella che ieri era la principale forza del mondo del lavoro non giustifica trionfalismi di parte cattolica: ciò di cui il Papa parla non esiste, si tratta di un richiamo a dei valori che non trovano pratica attuazione nemmeno tra i cattolici (che infatti all'impegno nel lavoro preferiscono il volontariato). Secondo il Papa infatti bisognerebbe dar vita ad un movimento del lavoro - diciamo della stessa importanza del mo-

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