icl-P- BIANCO lXILROSSO ililiikii•d E se Psi e Pds... Nel numero scorso abbiamo pubblicato la «provocazione» di Piero Borghini, presidente del Consiglio regionale lombardo e deputato del Pds, circa lapossibile, e per Borghini necessaria unità della sinistra, e in pratica di Psi e Pds, allo scopo di uscire dall'anomalia, tutta italiana, di un governo egemonizzato per mezzo secolo dalla Dc, con la conseguente paralisi istituzionale e politica in cui il paese è venuto a trovarsi. Era l'apertura di un dibattito, cui in questo numero replicano, diversamente, il vicesegretario del Psi, Giulio Di Donato, e il senatore Pds Gerardo Chiaromonte. Il dibattito resta, naturalmente, aperto a tutti. Un dinamico progetto di unità della sinistra di Giulio Di Donato ' E lecito chiedersi perché oggi dovrebbe essere possibile costruire una grande forza riformista in Italia, se ciò non è avvenuto in più di quarant'anni. Ed è altrettanto lecito rispondere che, per il nostro Paese ciò dipende in larghissima misura della dissoluzione ideologica e politica del comunismo e quindi dalla necessaria obbligata trasformazione del Pci. Quest'ultima, in corso ormai da tempo, ha subito una prima forte accelerazione con la nascita del Pds ed una seconda dopo gli avvenimenti che in rapida successione, (quasi unaripetizione rovesciata della storia se si pensa al titolo di un famoso libro e altrettanto famoso film «I dieci giorni che sconvolsero il mondo»), hanno scosso l'Urss nell'agosto scorso. Le vicende sovietiche hanno dimostrato che il comunismo non era storicamente evolutivo (anzi, come i fatti hanno inconfutabilmente detto, tendeva piuttosto ad una involuzioneprogressiva), né che conteneva in se la capacità di autoriformarsi, cioè di espellere dal proprio corpo politico quelli che con un eufemismo Berlinguer indicava come «tratti illiberali». I comunisti italiani, che sono stati tali a tutti gli effetti ed ai quali non era bastato Budapest nel '56, Praga nel ,.68e neppure Tien an Men I - I - - :"I nel '90 per convincersi della irreversibilità del comunismo e della sua totale impenetrabilità alla libertà ed alla democrazia, hanno invece dovuto prendere atto definitivamente che così era dinanzi allo shock del golpe dell'agosto scorso a Mosca contro la perestroika di Gorbaciov ed alla rivoluzione democratica del popolo di Mosca e Leningrado. Per questo, dopo una fase di disorientamento (culminata con le posizioni assunte sulla guerra contro Saddam Hussein, e poi corrette anche in quel caso con una dichiarazione congiunta con Craxi), Occhetto e la maggioranza del Pds hanno definitivamente passato il Rubicone e, con il documento firmato con Craxi il 20 agosto sul golpe di Mosca hanno creato le condizioni affinché il dialogo a sinistra, per la costituzione di un polo o area riformista, prendesse corpo. Naturalmente tutto ciò è stato reso possibile dalla posizione di apertura assunta più di un anno. e mezzo fa dal Psi di Craxi con la proposta del progetto politico della Unità Socialista. Oggi sul piano interno la situazione politica appare in una fase di accentuata involuzione e si potrebbe aprire uno spazio reale per una possibilità di ricambio politico finora, ed ancora ora, del tutto insperato. Un polo riformista for-
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