La scienza applicata alla produzione, la scienza come fattore produttivo è sicuramente il tratto caratteristico di quest'ultima fase dello sviluppo post-industriale o neoindustriale. Il controllo stesso della macchina dell'economia mondiale è sempre più determinato dalla possibilità di applicare le nuove conoscenze ai processi produttivi. Il successo del Giappone sta anche in questa straordinaria capacità di mettere a frutto in tutti i campi i progressi del sapere scientifico. Riconoscendo la centralità della conoscenza come impulso all'innovazione allo sviluppo, la Centesimus Annus evidenzia come questo processo porti con sè maggior centralità della risorsa uomo, del lavoro inteso come capacità di iniziativa e imprenditorialità. È singolare che il Papa giunga a conclusioni simili a quelle delle più recenti teorie di organizzazione del lavoro e dell'impresa e che anzi, introduca un concetto - peraltro appena accennato - di «ecologia umana». Non solo l'ambiente naturale corre pericoli di distruzione ma è la vita stessa ad essere aggredita; è l'uomo che rischia di diventare puro ingranaggio di un gigantesco meccanismo sociale. Crollato il socialismo reale che si fondava sull'illusione di possedere il segreto di un'organizzazione sociale perfetta, ora non è meno reale il pericolo che l'uomo sia considerato, nella vita lavorativa, nella società, nella ricerca scientifica, come una variabile tra le altre da rendere funzionale ad un qualche disegno o progetto. Ma la risorsa uomo non è vendibile perché «prima ancora dello scambio tra equivalenti e delle forme di giustizia, esiste un qualcosa che è dovuto all'uomo perché è uomo, in forza della sua eminente dignità». (C.A., 34). Questo qualcosa è il diritto alla vita, è la possibilità per ciascuno di dare un contributo al bene comune. Infine il terzo superamento si evince nella piena accettazione della democrazia come forma di convivenza che garantisce le libertà fondamentali, che realizza, seppure in modo sempre imperfetto, lo stato di diritto. Questa acquisizione piena dell'ideale democratico è il riconoscimento che «un'autentica democrazia è possibile solo in uno stato di diritto e sulla base di una retta concezione della persona umana» (C.A., 46). .{).lLBIANCO lXltROS.SO i•tittOMil Si innesta qui il concetto di «soggettività della società» che appare particolarmente efficace per indicare l'urgenza di una crescita della partecipazione come linfa della democrazia. Le società occidentali vivono infatti una specie di «democrazia dell'indifferenza» quasi che l'ideale democratico fosse ormai incapace di generare valori e passioni. Ma, come diceva già Alexis De Tocqueville, le democrazie hanno bisogno di credere, altrimenti sono destinate a deperire rapidamente. La nostra democrazia dei due terzi non è lontana da questo rischio in quanto tende a rassicurare sempre più le ansie di chi è già integrato e ad escludere chi è fuori dal circuito delle opportunità sociali. La riproposizione di un principio tradizionale della dottrina sociale - quello della sussidiarietà - appare qui di straordinaria modernità. Formulato al1'interno di una visione organicista della società, conserva oggi - pur in prospettiva sistemica - un'attualità sconcertante quale criterio per l'emersione e l'autonomia di quello «spazio sociale» che è venuto creandosi tra mercato e stato e che viene comunemente chiamato privato-sociale. Così l'Enciclica sembra proporre una visione cara allo studioso francese M. Crozier sintetizzabile nello slogan «Stato modesto, stato moderno». La società - i gruppi sociali intermedi, la famiglia, le culture locali, il volontariato, l'associazionismo - acquistano in questa prospettiva un ruolo proprio ed originale come produttori di beni relazionali, di beni cioè che non possono essere scambiati con merci, ma che derivano dallo sviluppo delle relazioni interpersonali dai servizi per la crescita dei soggetti più deboli, dall'impulso alla ricerca di una nuova socialità. Stato di diritto, scienza applicata alla produzione, libero mercato sono, a ben vedere i valori essenziali che l'Europa è riuscita ad affermare e diffondere. Principi che costituiscono il patrimonio prezioso dell'Occidente che può essere messo in gioco per un disegno di crescita e sviluppo dell'intero pianeta. Il prossimo Sinodo dei Vescovi dell'Europa può, anche simbolicamente, rappresentare per questo continente un momento per riattingere alle proprie radici originarie, alla propria storia, alla propria cultura quali risorse straordinarie per una prospettiva di liberazione dalla necessità e dalla schiavitù di milioni di uomini. Per lo stesso movimento dei lavoratori si affaccerà un compito insieme antico ed inedito; come all'inizio di questo secolo, il movimento operaio è riuscito a strappare ad una prospettiva di servitù milioni di persone e a restituirgli dignità e cittadinanza, ora questa stessa sfida si pone sul piano mondiale. La società classista di Leone XIII si riproduce, non tanto all'interno dei nostri paesi, ma su scala mondiale. Forse per questo il Papa conclude la sua Enciclica richiamando l'opzione preferenziale per ipoveri come criterio guida dell'azione dei credenti. L'insegnamento sociale della Chiesa, prima che nella sua coerenza e logica interna, trova così la sua credibilità nella testimonianza delle opere, in ciò che saprà generare, contribuendo a cambiare gli stili di vita, i modelli di produzione e consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono la società (C.A., 58). Ai credenti non è chiesto di essere interpreti di una filosofia sociale ma testimoni operosi perché «a ben considerare sembra che tutto resti ancora da fare; il lavoro comincia oggi e non finisce mai (Paolo VI, Ecclesia Suam).
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