Il bianco & il Rosso - anno II - n. 21/22 - ott./nov. 1991

parte delle ricchezze prodotte. Quando parla dello Stato il Papa sembra quasi parlare della nostra disastrosa situazione, in cui con una spesa pubblica per prestazioni sociali che ha raggiunto i 190 mila miliardi, i cittadini lamentano continue inefficienze e sprechi. Se questa somma fosse stata distribuita direttamente al 20% degli italiani (supponendo che un cittadino su cinque sia povero) avrebbe potuto assicurare un reddito aggiuntivo di ben 65 milioni annui per ogni famiglia di quattro persone. Il calcolo è ovviamente semplificatorio ma indica che la corretta gestione dello Stato (il superamento, da noi degli eccessi della partitocrazia) è un'esigenza morale irrinunciabile e che, se le risorse attualmente destinate all'assistenzialismo di Stato venissero destinate effettivamente ed efficacemente ai bisogni dei cittadini il principio della «destinazione universale dei beni» non verrebbe così esplicitamente violato a vantaggio della destinazione dei beni pubblici a interessi parassitari e assistenziali. Si può parlare di una accettazione piena, da parte della «Centesimus Annus» - - - --- - - - - --- _p_tJ. BIANCO lXII. llOSSO l•ti#i•Mil YDTA a.e. di un socialismo umanistico e di una economia i cui il mercato sia regolato appunto da criteri di socialità e di bene comune al punto da poter parlare di un vero e proprio socialismo cristianizzato come più di un commentatore ha fatto? Cent'anni fa la «Rerum Novarum», pur condannando senza reticenze e con lungimiranza il movimento socialista nel suo filone maggioritario che avrebbe poi dato vita all'esperienza sovietica, fu accolto dagli ambienti conservatori come un manifesto sovversivo perché sposava le richieste dei ceti meno abbienti e indicava soluzioni solidali della «questione operaia». Oggi qualcuno trova questa Enciclica poco profetica perché dopo le sbornie ideologiche degli ultimi decenni indica una strada intelligente e pragmatica al cambiamento sociale. Secondo me non bisogna cadere di nuovo nell'equivoco di cercare nell'Enciclica un modello di società perfetta per il quale valga la pena di battersi. Dico questo non certo per cinismo. Sono convinto che in un'epoca di assenza di utopia sia necessario credere ad un futuro migliore ed impegnarsi a costruirlo. Quello che 28 però va evitato è il ritorno a strade che si sono ormai rivelate sbagliate. Questa Enciclica non propone più una terza via cattolica equidistante da capitalismo e comunismo. Questa Enciclica non propone nè un capitalismo di Stato nè un socialismo cristianizzato. Essa indica la strada pragmatica delle soluzioni più efficaci per sviluppare l'economia e promuovere l'uomo. Al numero 42 dice con chiarezza che l'economia di mercato, se inserita in un sistema di regole (e Dahrendorf ci ricorda che il mercato nasce davanti al municipio, cioè in un sistema regolato) è il modello da indicare ai paesi dell'Est e al Terzo mondo per favorire il loro sviluppo. Certamente l'economia di mercato non è una società perfetta. E meno male. Infatti la storia ci insegna che in campo sociale la ricerca della perfezione genera mostri. Nel bel capitolo dedicato all'89, al paragrafo 25 il Papa scrive «Quando gli uomini ritengono di possedere il segreto di una organizzazione sociale perfetta che renda impossibile il male, ritengono anche di poter usare tutti i mezzi, anche la violenza e la menzogna per realizzarla». Continuiamo dunque a coltivare l'utopia ma facciamolo con pragmatismo, imparando a conciliare intelligenza e generosità. 11socialismo riformista ha punti di collegamento nuovi, al di là delle semplici coincidenze dei termini, con l'insegnamento sociale della «Centesimus Annus»? Certamente sì. Bisogna riconoscere al filone del socialismo riformista in Italia, che pur essendo stato storicamente minoritario, ha messo in discussione con lungimiranza la visione di società perfetta tipica della cultura «terzinternazionalista» e più recentemente ha favorito il processo di laicizzazione dell'ex partito comunista affermando una visione moderna della politica. Ma il punto di collegamento più significativo è la volontà di realizzare traguardi di solidarietà senza rinunciare ai modelli di efficienza tipici della cultura d'impresa. Il rapporto tra efficienza e solidarietà è non solo il punto di collegamento più significativo tra il socialismo riformista e l'Enciclica ma anche la sfida che il messaggio del Papa lancia a tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell'umanità.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==