cattolici. E questa è una grossa responsabilità che la Chiesa si prende. Forse è inevitabile che ciò non garbi a tutti». «Questo ha, senza dubbio, anche riflessi sul piano sociale, e anche su quello politico, ma non credo che la cosa sia sbagliata, anzi. .. Ciò che è problematico, invece, dal mio punto di vista, è il rapporto vero tra questo insegnamento della Chiesa e la vita reale dei cristiani impegnati in politica con la loro laicità e con la loro libertà creativa». E qui c'è davvero qualche rischio. Per esempio da parte della gerarchia si può essere tentati di presentare l'insegnamento della Chiesa come un prontuario già fatto, un sistema che occorre solo applicare, e dall'altra parte, ci possono essere cattolici che aspettano dalla Chiesa delle indicazioni non di valori, ma di tecnica e di metodo strettamente politico, che li esentino dalle loro responsabilità, e si sentono il braccio secolare della Chiesa». Qui c'è davvero, a mio parere, ancora molto lavoro da fare, e il problema sarà risolto solo quando avremo dei cristiani laici che nella loro professionalità e competenza sapranno decidere di testa loro, seppure ispirandosi ai valori e alle direttive teologiche dell'insegnamento della Chiesa, in dialogo reale e autentico con tutti quelli che hanno a cuore la costruzione di una società diversa, e migliore, cattolici e no ... » - Benissimo, ma non possiamo dimenticare che in Italia il discorso generale si fa più problematico per il fatto che i cattolici, e addirittura la Chiesa, sono stati identificati con un partito che ha governato per quasi 50 anni. C'è stata, innegabilmente, una specie di spon~ sorizzazione ecclesiastica della Dc, e solo della Dc. Eppure già in Concilio, e poi esplicitamente nel 1970, Paolo VI nella «Octogesima Adveniens» aveva insegnato che «da una stessa fede possono derivare diverse scelte politiche». Eppure lo stesso papa l'anno dopo reagì quando le Acli di Gabaglio osarono fare la «scelta socialista». Martelli ha pure qualche ragione, denunciando come anacronistico il legame che permane tra la Chiesa cattolica, che vuol dire universale, e una sola parte politica ... Come la vedi? «Credo che per capire certe cose occorre sempre tener conto della storia. E in questo caso risalire agli anni in cui la _p.tJ, BIAN{:O u..11.nosso i if •:tJ iI il Chiesa, e in particolare la Chiesa italiana, dicendo no a qualsiasi compromesso con il comunismo, aiutò il paese a scegliere e a conservare la libertà. È un merito storico di cui bisogna dar atto a chi allora, anche incontrando insulti e accuse di conservatorismo, tenne duro nella denuncia dei guasti del totalitarismo comunista». «Una volta detto questo, tuttavia, mi pare chiaro che l'identificazione cristiano-democristiano è stata una semplificazione e una-scorciatoia illegittima, ed è ancora presente per una specie di inerzia ingiustificata. E tuttavia non si risolve il problema con il dire sì o no ad altri partiti, ma affermando che chi è cristiano, cristiano vero, ispira la sua vita e pensa ai valori secondo il Vangelo. Non conta quale partito si vota, o in quale partito si milita, ma il modo di vivere e di militare anche dentro quel partito: e questo non mi pare ancora maturato nella coscienza di molti cristiani, sia che votino Dc che altri partiti. Il partito, per un cristiano, qualunque partito, è solo uno strumento per l'edificazione del bene comune. Non va mai assolutizzato, il partito, e se non costruisce il bene comune va abbandonato. La vera fedeltà a qualsiasi partito, per un cristiano, implica il suo abbandono quando non lavora per il bene comune». «Con questa premessa io vedo estremamente liberante il momento, che deve pure arrivare, in cui i cristiani saranno liberi, il diritto e di fatto, di scegliere lo strumento partito in piena autonomia, orientandosi su quello che loro appare più adatto allo scopo di costruire una civiltà più umana». - Ma in Italia, lo dicono in molti, il fatto che sempre, da 45 anni, sia al potere la Dc costituisce un grosso problema morale. Non credi che dal punto di vista del controllo del potere, e della pulizia dell'azione politica, una garanzia aggiuntiva possa venire da quella realtà presente in tutto il mondo libero, meno che in Italia, e cioè dal fatto che al potere si alternano gruppi e partiti diversi? «Per me non conta l'alternanza, ma il fatto dello sforzo di edificare una società che metta ciascun cittadino nella condizione di essere vero soggetto della sua vita, e della vita sociale. Se non c'è questo, non serve l'alternanza, e chiaramente non serve niente, nemmeno lo 26 sforzo di tenere in vita questo sistema ... E occorre dire che oggi non è del tutto chiaro proprio questo. Ci sono tante parole di democrazia, certo, ma occorrono anche garanzie autentiche, istituzionali e politiche, che queste parole siano efficaci. E non sono sicuro che oggi questo ci sia ... ». - Oggi, tu dici. E ieri? Quale differenza trovi, tu, tra la Democrazia cristiana di De Gasperi, di Sturzo, e quella di oggi, dal tuo punto di vista di osservatore teologico. Quali problemi pone, alla coscienza cristiana, questa Dc di oggi? «Ne pone, certo. Tanto è vero che per formare i nostri laici cristiani al sociale e al politico abbiamo avvertito la necessità di scuole diverse da quelle di partito, e che proponendo ai laici cristiani quei modelli originari, ci guardiamo bene dal dire che sono già realizzati in questo o quel partito». - Parliamo un attimo di socialismo e cristianesimo: una volta appariva un dualismo inconciliabile, e in effetti lo era, perché certo socialismo si presentava come un modo di vedere il mondo, la vita, tutto, una vera «Weltanschauung», come dicevano i filosofi tedeschi. E oggi, dopo la morte del socialismo marxista leninista, la realtà quale è? Non ti pare ipotizzabile, per esempio, una forma di socialismo cristiano? «Credo che occorra solo ribadire ciò che accennavo prima. La Chiesa non appoggia determinati sistemi, e neppure determinate teologie del politico e del sociale, ma propone un modo di vivere per realizzare una società che è sempre al di sopra di tutte le concretizzazioni storiche. In questo ideale di società, sempre da perseguire, mi pare evidente che ci sia qualcosa, e anche parecchio, che si concilia con il socialismo democratico e riformista, con un socialismo che chiamerei liberale, e anche con un liberalismo che chiamerei sociale. Ma ciò non avviene per una scelta tattica della Chiesa, che vuole sempre stare a galla, e si destreggia tra due modelli storici. No. Credo che in tutte le ideologie inventate dagli uomini ci sia una radice di verità che è molto importante, e che non può essere disattesa». «Venga pure, allora, un socialismo cristiano, un liberalismo cristiano, che
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