Il bianco & il Rosso - anno II - n. 21/22 - ott./nov. 1991

Chiesa ha fatto come sua la scelta del metodo della libertà. Sembra scontato, eppure fino al Concilio Vaticano II non lo era per niente, e per esempio la «libertà religiosa» suscitava molti sospetti. Con questa premessa, come si può spiegare, secondo te, che l'immagine di questo papa, sui media, è quella di un papa «antimoderno»? «Per la verità, almeno a parole, anche nella «Rerum Novarum» si parlava di libertà, ma dopo il discorso sulla giustizia, intesa come garanzia di un ordine sociale di tipo naturale, fondato cioè sul concetto di natura. Questa posizione è stata letteralmente rovesciata dal Concilio, e da allora si può davvero dire che la Chiesa ha scelto la libertà come valore in sé. E tuttavia va riconosciuto, e qui sta la differenza della Chiesa dal liberalismo puro e semplice, questa libertà i testi pontifici la concepiscono sempre come strettamente legata alla verità. È un punto chiave, su cui si può dissentire, se si vuole, ma che non si può ignorare. Ci sono affermazioni molto nette, su questo: senza la verità, è detto più volte, la libertà diventa arbitrio.». «E allora il problema vero è capire cosa sia, questa verità che per la Chiesa fonda la stessa libertà. Se per verità intendiamo un sistema di idee prefissate, una ideologia già fabbricata da altri, che si deve accettare e basta, allora il concetto e la prassi stessa della libertà sono come svuotati dall'interno, e siamo in piena antimodernità. E invece a me pare che questa verità, per Giovanni Paolo Il, sia la realtà stessa dell'uomo, un fondamento antropologico di base, che nella visione cristiana poi rimanda ad un suo fondamento teologico.». «In questo contesto a me pare molto impegnativo il discorso della scelta della libertà, coniugata sempre con la verità dell'uomo, fatta propria dalla Chiesa come suo metodo: ne viene fuori una immagine di società dove occorre davvero mettere ciascuna persona nellecondizioni di poter realizzare la totalità delle sue possibilità umane non lasciate all'arbitrio, ma nella linea della realizzazione della persona umana». - Ma allora ha senso, o no, dire che questo è un papa «antimoderno»? «Dipende da cosa si intende per modernità. Se per esempio si intende l'affermazione della libertà come valore _{)-lJ. lllANCO lXltROSSO I •XiAAJ i$ Il OTA COMUNISTA unico e assoluto, nel senso etimologico di ab-solutus, sciolto da ogni condizione, allora sì, e proprio perché il Papa è Papa, e non può prendere nulla, se non Dio stesso, come assoluto. Egli, infatti, coniuga la libertà con la verità, e questo non mi pare antimoderno. Semmai è mettere il dito su un problema cardine di oggi, che è quello di promuovere una libertà che non diventi arbitrio, e sopruso dei forti contro i deboli, e dall'altra parte come riuscire a professare una verità senza mai negare la libertà, senza mai imporla, perché una verità imposta, senza la libertà, è la negazione di se stessa, la distruzione delle persone ... » - Forse proprio in questo contesto può collocarsi la polemica recente sul revival della religione e sul «neolemporalismo» ecclesiastico, con i due momenti di polemica, prima sulla posizione della Santa Sede circa la Guerra del Golfo, sul cosiddetto «papismo pacifista», e poi, al Congresso di Bari, sull'egemonia ecclesiastica che favorirebbe il potere Dc ... Dal tuo punto di vista, che ne pensi? «Innanzitutto non bisogna mai semplificare. È vero che oggi, da parte di tanta gente, con certe culture in difficoltà, con le delusioni di tante speranze utopistiche, si guarda alla Chiesa come ad un punto di riferimento per alcuni valori che sono visti come indispensabili..Ciò avviene; mi pare, anche da parte di tanti che non sono credenti e I 2s

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