Il bianco & il Rosso - anno II - n. 21/22 - ott./nov. 1991

per vivere nella società di oggi». - E tuUavia nella dottrina sociale della Chiesa c'è, innegabilmente, una evoluzione. Nella Rerum Novarum c'è stata una grande acutezza, e noi oggi la possiamo giudicare, nel giudizio sulla dottrina del marxismo come portatore di nuove tirannie, però Leone XIII condanna lo sciopero come tale, in quanto lo giudica sempre un fatto violento e disordinato, cioè contro l'ordine della società, mentre Giovanni Paolo Il lo sostiene come metodo di lotta non violenta non solo lecita, ma raccomandabile. Questa differenza è innegabile. Vuol solo dire che le esperienze personali dei due papi sono state diverse, o nella cosa c'è anche un significato di metodo? «È certo che la Rerum Novarum è stata davvero profetica, e la Centesimus Annus constata che la storia ha dato ragione a Leone XIII. E tuttavia la lettera di Leone XIII è stata concepita dentro un universo teologico e culturale ben preciso, quello della filosofia perenne, che non è più quello di oggi, e che dal punto di vista sociologico si muoveva dentro uno schema sociale di tipo gerarchico-piramidale. La teologia di Leone XIII era legata a quell'orizzonte, nel quale i sindacati veri e propri erano inconcepibili, e ogni forma di lotta sociale era vista come un disordine, da evitare al massimo, perché tutto filasse liscio come in un meccanismo ben lubrificato. Leone Xlll ammise le associazioni di lavoratori, ma era ben lontano dal capire cosa fossero in realtà i sindacati, e soprattutto cosa sarebbero diventati nel tempo». «Questo invece è chiarissimo per Giovanni Paolo II, e anche quando egli rilegge la Rerum Novarum lo fa con la sua ottica di oggi, culturalmente e teologicamente del tutto diversa. Non si tratta solo delle esperienze diverse dei due papi, dunque, ma di una vera e propria immagine diversa della società. In quella di Leone il centro era l'ordine gerarchico sociale, in quella di Giovanni Paolo il centro è la rivendicazione, la proclamazione e la difesa dei diritti dell'uomo, e perciò Papa Wojtyla non vede nel movimento operaio un pericoloso soggetto, ma come la punta di diamante che ha portato all'affermazione dei diritti dell'uomo lavoratore su scala mondiale. È un bel cammino». ~!1,lllA:\CO \XII.HOSSO I •fi~i:i • M ti - Qualcuno ha scritto che nella Centesimus Annus non ci sono vere novità. Cosa ne pensi? «Ebbene, debbo dirti che quando ho letto la Centesimus Annus ho avuto la sensazione di rileggere la Gaudium et Spes, il testo più famoso del Concilio. E infatti questa enciclica è la più dottrinale di tutte quelle sociali, è il tentativo di sistematizzare tutto l'insegnamento sociale, dalle radici alle applicazioni, dai principi alle conseguenze. In questo senso si può anche dire che non ci sono novità, ma in un altro senso la vera novità è proprio nella ripresentazione sistematica di un corpo dottrinale coerente. Per me la prova è nel fatto che la sequenza dei capitoli della Centesimus è proprio quella dei capitoli della Gaudium et Spes: il primato della persona, l'importanza della società, il lavoro, il sistema sociale e politico ... Così abbiamo un quadro nuovo nella sua sistematicità. Oggi la dottrina sociale della Chiesa si presenta come un autentico modo originale di leggere la realtà, proprio della Chiesa. Qui, per me, è il vero fatto nuovo». - Fatto nuovo, tuttavia, pare anche l'elogio chiaro dell'azione del Movimento operaio esplicitamente definito riformista, e distinto da quello massimalista. Qualcuno ha parlato di piena approvazione, esplicita, di un socialismo democratico non marxista. Qual è il tuo pensiero? «Io credo che il centro, il vero elemento nuovo, anche se era presente anche in precedenza, è la riaffermazione della dimensione trascendente dell'uomo, e dell'elemento religioso come fattore sociale. Di qui la coscienza religiosa non è vista come elemento che separa gli uomini, ma che fonda la stessa autentica dimensione umana. Questa è la grande novità del pensiero di papa Wojtyla, dalla Redemptor Hominis ad oggi. Ora si aggiunge, come dire, la prova storica di questo secolo: tutti i sistemi che hanno cercato di negare la dimensione trascendente e religiosa si sono come atrofizzati, e di fatto hanno negato la stessa umanità». «Qui, credo è il centro di osservazione, e così si spiega la valutazione che il papa dà della storia del Movimento operaio, con il rifiuto del socialismo massimalista e violento, ideologicamente i 14 I - irrigidito sull'ateismo, che ha negato la radice dell'uomo e il cui fallimento è davanti agli occhi di tutti, e con l'elogio del riformismo, dell'esperienza storica dei socialismi non massimalisti e non violenti». «Ma qui, va aggiunto subito, sta anche la spiegazione del giudizio che il papa dà nei confronti dell'altro sistema, che è quello capitalistico, di fronte a cui egli non appare meno critico e meno preoccupato: anche qui i frutti storici di un certo capitalismo, - basta guardare un po' al Terzo Mondo -, sono sotto gli occhi di tutti.». «Con queste premesse si capisce come, pur nel rifiuto di offrire ricette tecniche di sistemi alternativi, il papa delinea una proposta, un modello ideale, di una società dove l'elemento della libertà piena della persona umana si allarga a tutto l'orizzonte, dalla libertà economica a quella politica, dalla libertà di pensiero a quella religiosa. È un progetto dove la libertà delle persone si coniuga con la socialità, con la spiritualità, con la capacità di mettersi in autentica relazione con gli altri ... » Secondo te, quindi, si può affermare che il Papa non rifiuta un orizzonte socialista, se il socialismo è tale da includere questo orizzonte di libertà a tutto campo? «Credo che tentare di vedere il documento, come tutti i documenti sociali della Chiesa, come appoggio o rifiuto di questo a quel movimento storico politico sia improprio. Mi pare che l'originalità della C.A. sia nel fatto che la base di tutta l'analisi è il Vangelo, e da un punto di vista antropologico la sottolineatura della dimensione religiosa come qualcosa che non nega le altre dimensioni, che non si separa, ma è la garanzia profonda di tutto il resto». «È chiaro, tuttavia, che una volta chiarito questo, è possibile andare a vedere gli elementi di concordia della proposta ideale del Papa con i progetti storici di fatto esistenti, compreso quello di un socialismo riformista e democratico, aperto alla libertà religiosa e al cambiamento delle strutture di ingiustizia. Può essere interessante, su questa via, passare alla realizzazione e alla prova dei fatti di singoli progetti sociopolitici ... » - Al n. 46 il Papa afferma che la

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