Il bianco & il Rosso - anno II - n. 21/22 - ott./nov. 1991

.PJLBIAl\CO lXttROSSO 11ijHODA 11 Tutelarel'ambiente: è un primo passo politico N ell'autunno del 1990 una rappresentanza di deputati appartenenti alla Commissione Bilancio della Camera si è recata in visita ufficiale a Varsavia e a Budapest. Obiettivo l'inserimento dei paesi dell'Est in un sistema di rapporti economici con l'occidente, improntato a sostenere il difficile passaggio alla democrazia. Fu l'occasione per avere una conoscenza diretta di processi di vera e propria spoliazione, da una parte, e apertura del mercato, dall'altra, che viene oggi ad aggiungersi alla sciagurata storia della cooperazione con il Sud del mondo. Spoliazione in primo luogo ambientale per la qualità delle produzioni che i paesi industrializzati intendono esportare all'Est, apertura del mercato all'insegna del consumismo là dove i mercati dell'Ovest danno segni preoccupanti di saturazione, per di più in presenza dei grandi aumenti di produttività del lavoro che l'avanzata tecnologica rende possibili. E, come nei paesi del Terzo e Quarto di Gianni Mattioli mondo si individuano ristrette oligarchie come interlocutori del business della cooperazione, così le gracili classi dirigenti delle recenti democrazie dell'Est baratterebbero qualsiasi accordo commerciale, produttivo, dietro lo specchietto di muovere qualche passo in direzione della meta agognata: l'ingresso nella Cee e, almeno, nel Consiglio d'Europa. C'è dunque uno stretto intreccio tra questione ambientale e questioni sociali viste in un'ottica planetaria, ed è forse esemplare, da questo punto di vista, la vicenda del Wwf, associazione eminentemente conservazionista ed apolitica che scopre, costruendo la campagna per la difesa delle foreste amazzoniche, il collo di bottiglia drammatico del debito internazionale dei paesi poveri, cioè una questione, appunto, politica. È su questo intreccio che, come si vede dalla scheda allegata, tenta di intervenire la campagna Terra Nostra con un insieme di obiettivi che, singolarmente presi, sono limitati e concreti ma, nel loro insieme, possono rappresentate da una parte una vera spallata alla nefasta logica che ha sin qui governato gli interventi della cooperazione e, dall'altra, rendere efficaci quegli interventi che offrano in loco alle popolazioni l'alternativa alla migrazione. Si sente spesso dire che il movimento ambientalista è, come tutti i movimenti, portatore di istanze parziali. Da qui la sua difficoltà a stare come forza politica nelle istituzioni: meglio che operi come lobby! Al contrario, mi pare che per la sua drammatica pervasività, per il suo incidere là dove si co-struisce la politica economica, si giocano le prospettivedell'occupazione come delle migrazioni multirazziali, si trasformano in contenuti - più che in retorica - termini come democrazia, corretto funzionamento delle istituzioni, controllo dei cittadini, solidarietà collettiva, la questione ambientale offra nei fatti un ampio terreno di costruzione e di impegno. Pragarimane ancora una grandecittà mitteleuropea Non condivido l'approccio ai problemi di Praga proposto, nel n. 18/19 della rivista, da Monique Bernath, secondo la quale non è possibile rintracciare nessuna memoria dell'antico splendore. Bisogna distinguere tra gli attuali drammatici problemi economici e sociali frutto di quarant'anni di regime dittatoriale e la città in quanto tale (con la sua particolare organizzazione degli spazi, la sua architettura, i suoi monumenti, la sua storia). Mentre i primi sono comuni a tutti i paesi dell'Europa Centro Orientale (è la prima volta che ci troviamo di fronte al passaggio dall'economia pianificata all'economia di mercato, manca qualsiasi possibile riferiment storico), la costruzione delle città dipende da processi molto più lunghi e dalle differenti storie, e vanno al di là della durata di un regime. Com'è noto, mentre una rivoluzione politica risulta relativamente facile e si può attuare in brevetempo, il mutamen-

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