B i>JLBIANCO lXILROSSO •iikliild sendoci i tempi per rimettere in discussione l'impostazione generale dell'intervento di riforma perché i guasti che deriverebbero da un ulteriore rinvio sarebbero ancora più dannosi, bisogna mangiare la minestra che passa il convento. Secondo costoro, dunque, nella situazione data, non esisterebbero alternative praticabili all'elevazione obbligatoria dell'età di pensionamento. Pur riconoscendo che non si tratta di un provvedimento equo, lo ritengono però sfortunatamente necessario e urgente. A costoro rispondiamo: primo, che non c'è nulla che faccia diventare equo ciò che equo non è; secondo, che l'elevazione dell'età pensiona- _bilepuò essere lasciata alla libera opzione del1'assicurato, favorendola con un opportuno sistema di incentivi e disincentivi; terzo, che altri provvedimenti possono essere studiati nel frattempo per il contenimento della spesa previdenziale configurando un regime che esalti gli aspetti solidaristici e si faccia, quindi, carico di tutelare le fasce più deboli e più esposte della popolazione. La riforma, dunque, potrebbe procedere in due tempi ravvicinati, con l'impegno del governo di portare immediatamente all'esame del parlamento il provvedimento Marini, così come è conosciuto, con l'unica variante sull'età pensionabile nei termini che abbiamo indicato. Un'altra ragione, stavolta di segno positivo, conferisce urgenza al progetto di Marini: che esso, prevedendo l'unificazione di alcuni istituti e l'iscrizione di tutti i nuovi assunti del settore pubblico e privato a un unico regime pensionistico, avvia finalmente la tanto auspicata riforma del sistema previdenziale pubblico partendo col piede giusto, stabilendo, cioè, la condizione pregiudiziale di regole uguali per tutti. Che su questa impostazione sia stato acquisito il consenso generale, compreso quello del pubblico impiego, nel passato recalcitrante a ogni proposta di omogeneizzazione delle condizioni e dei trattamenti, va ascritto tra i meriti di Marini. Sbiadita appare invece la posizione del Ministro sul pensionamento complementare, per il quale non si riconosce l'importanza e l'urgenza di una legislazione di sostegno. Infatti, se la crisi del sistema previdenziale italiano dipende dall'inadeguatezza del regime «a ripartizione» a rispondere ai problemi posti dall'invecchiamento della popolazione e dal mutato rapporto tra la retribuzione media e la pensione media, il rimedio, qualora si escluda una riduzione generalizzata delle tutele, non può risiedere che nella reintroduzione parziale di regimi governati con il sistema della capitalizzazione. Di ridurre cioè, nell'ambito della previdenza, i meccanismi redistributivi e di favorire invece quelli accumulativi. I fondi pensione, dunque, non costituiscono un elemento decorativo o facoltativo di una azione di riforma che pretenda di essere effettivamente tale, ma un suo aspetto essenziale e da essa inscindibile. Nel contesto di tale esigenza potrebbe essere integrata al disegno di riforma la proposta di legge presentata di recente da Amato - Rosini alla Camera dei Deputati. GLORIAETERNAAU.\JOMO CHE PIIJOC TUm HA FATTO PERLAUBERAZIONE E PER Il PROGRESSO 00!' UMANIT A' STALINE' MORTO STAUH • r...-. Sua i_,,_.., p« lo Pca<e• per lo fWMilii .. S- ,..a. • .. '-oNtori di tutto il__.., viw- per._,....-',_.. NglÌ---. ONOREAl GRANDESTALIN
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