Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 20 - settembre 1991

Mosca ha messo il veto al suo viaggio «pastorale» in Lituania, per le celebrazioni del quinto centenario della morte di S.Casimiro. La stessa protesta egli la ripete in Polonia, di fronte alla folla, il 10 giugno '87. Il 16 novembre '84, inoltre, la Santa Sede promuove arcivescovo il vescovo di Kaunas, Liudas Povilonis, e gli nomina anche un ausiliare, senza curarsi troppo dei mugugni di Mosca. Il 21 giugno dell'86 il papa fa ancora di più: invia un pubblico messaggio a mons. Steponavicius, «impedito» dal 1961, per il suo cinquantesimo di Messa. In esso ci sono queste righe eloquenti: «Sei diventato un vessilloper i credenti, e una sorpresa per i non credenti!» Il 18 novembre '86 il papa torna ancora, di fronte alla stampa di tutto il mondo, in aereo, sulla volontà di recarsi in Lituania per un «viaggio pastorale», e nega di poter fare un «viaggio politico», su invito di Mosca, per eventuali celebrazioni non religiose: «lo escludo!» A dicembre viene consacrato un nuovo vescovo ausiliare, a Kaunas, e la Tass segnala, per la prima volta, non solo la cerimonia, ma anche il fatto che ad essa ha partecipato «un grande numero di credenti». Segue la famosa visita in Lituania del cardinale filippino Jaime Sin, esplicitamente incaricato dal papa, e il 18 aprile '88 parlando ai vescovi lituani in visita a Roma Giovanni Paolo II manda un segnale esplicito a Gorbaciov: «I venti di rinnovamento che sembrano spirare nella vostra società fanno sperare che presto tutto si regolerànellapiena libertà». Subito dopo egli opera un rimpasto nell'episcopato lituano, e nel settembre Steponavicius, il vescovo di Vilnius, «vessillo» e «sorpresa» di credenti e non credenti, arriva a Roma. E' come un crescendo: il 23 ottobre '88 davanti alla cattedrale di Vilnius, San Casimiro, restituita alla chiesa cattolica per iniziativa autonoma del Partito comunista lituano, il cardinale Slakdevicius celebra con 4 vescovi, per la prima volta, una Messa all'aperto, davanti a centinaia di migliaia di lituani in festa. La TV lituana riprende l'evento. La conclusione del processo avviene nell'89: il 2 gennaio la Tass annuncia che Steponavicius riprende le sue funzioni di amministratore apostolico di Vilnius, ed egli torna trionfalmente in patria. E', con altre nomine del ».tJ. Bl.\:\CO UJI.HOSSO 1ihi@dl 1 iitfMUD Il manifesto dell'incontro. 10 marzo 1989, e infine dell'8 maggio scorso, la definitiva ricostituzione della gerarchia cattolica in Lituania. Da segnalare, in queste ultime nomine, quella di monsignor Sigitas Tamkevicius, gesuita, 53 anni, ad ausiliare di Kaunas. Tamkevicius ha per anni dovuto fare l'operaio, ed è passato spesso per le prigioni. Nel '77 fu uno dei principali animatori delle «Cronache della vita della Chiesa cattolica lituana», e poi fondatore, con altri, del «Comitato per la difesa dei diritti dei credenti». Per questo fu incarcerato, nel 1983 e condannato a sei anni di carcere. E' rimasto in prigione fino all'89. E' stato quello, l'anno decisivo della svolta. Dal IO luglio 1989 la Tv statale lituana ha un programma religioso domenicale, che comprende anche la celebrazione della Messa nella cattedrale di Vilnius. Religione e nazionalità hanno camminato insieme. Se in futuro ciò comporterà rischi sarà da vedere. Finora la cosa ha prodotto libertà per tutti. Il 18 ottobre 1989 un decreto del Soviet supremo lituano ha dichiarato festa ufficiale il Natale e il 1 novembre, giorno di tutti i Santi. E' il ritorno alla normalità piena. Vale la pena di ricordare che per tutta l'Urss ufficialmente la repressione contro l'attività religiosa è cessata solo il 1 ottobre 1990, all'atto di approvazione al Soviet Supremo, con 2 soli voti contrari, della nuova «legge sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose». La realtà lituana ha anticipato an- ! 75 che dal punto di vista religioso, come è accaduto in campo civile e delle nazionalità, il cammino intero della società sovietica. Ora pare mancare soltanto l'evento di una visita pastorale di Giovanni Paolo II in Lituania. Forse i tempi non sono ancora maturi, e occorre capire quali risonanze la cosa potrebbe avere sui disegni di separatezza nazionale, e anche sulle vicende delle altre nazionalità in cui la religione ha problemi aperti, in primo luogo l'Ucraina dei cattolici «uniati», il cui destino è stato anche più duro e crudele di quello dei lituani. E' tuttavia sicuro che si aprono prospettiva nuove, e che in particolare dall'evoluzione dei rapporti tra la repubblica lituana e la gigantesca realtà dell'Urss in fermento dipenderanno tante cose, non solo religiose. Le vicende della Lettonia La storia religiosa della Lettonia, come noto, è stata nei secoli molto diversa da quella della Lituania, e in particolare va ricordato che in pratica fino al 1920 non ci fu una vera presenza cattolica. Fino a quel momento il popolo lettone era quasi esclusivamente di confessione protestante luterana, anche perché costantemente sotto dominio tedesco. In quell'anno i lettoni cacciarono i comunisti sovietici, che occupavano la Lettonia dal 1918 e ottennero l'annessione della Letgallia, che era stata terra polacco-lituana, e quindi cattolica. Le vicende successive alla prima guerra mondiale hanno quindi portato un certo numero di cattolici, e quelle della successiva sovietizzazione hanno inserito nella popolazione anche una minoranza russo-ortodossa. In ogni caso la storia religiosa degli ultimi cinquanta anni in Lettonia è parallela a quella della Lituania. Occupata e annessa all'Urss nel 1940, invasa e «liberata» dai nazisti nel 1941, con grandi deportazioni in campi di lavoro tedeschi, essa è stata definitivamente ripresa dall'Urss nel 1945. Seguirono emigrazioni forzate e deportazioni spaventose, come in Lituania. Circa 156.000 lettoni sparirono nei lager della Siberia. Il maglio del potere sovietico calò con tutto il suo peso sulla realtà lettone, che è rimasta come in letargo fino a metà degli anni '80, quando l'avvento di Gorbaciov, e poi le vicende tormentate della perestrojka

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