Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 20 - settembre 1991

chiesa nazionale, che si separasse da Roma, anche con una serie di «colloqui» cui parteciparono due vescovi, Brizgys e Bonsevicius, e un prete, Krupavicius, già parlamentare e ministro dell'agricoltura. Persecuzioni e deportazioni Dopo il fallimento dei colloqui seguirono mesi durissimi, e cominciarono le deportazioni di massa, che si intensificarono dopo il 1944, quando ci fu la seconda e definitiva conquista sovietica, dopo la sconfitta dei tedeschi che nel 1941avevano «liberato» la Lituania, rivelando tuttavia, dopo i primi momenti di entusiasmo, la stessa crudeltà antilituana dei sovietici. In complesso, tra il 1940e il 1954,ben 578.000 lituani furono deportati in Siberia. Pochissimi, dopo la fine dell'epoca staliniana, tornarono vivi. Occorre tener presente, sempre, questa realtà, che significa in pratica che in ogni famiglia lituana si sono avute vittime dello stalinismo e dell'oppressione sovietica. Ufficialmente le cause delle deportazioni erano, dopo l'accusa iniziale di «collaborazionismo» con i tedeschi, la colpa di «nazionalismo borghese» e di resistenza alla collettivizzazione, ma nella stragrande maggioranza dei casi la vera colpa era la profonda convinzione e professione religiosa, che rendeva ufficialmente nemici del sistema sovietico, e quindi da allontanare. Fu instaurato un metodo di controllo e di persecuzione sistematica delle realtà religiose ed ecclesiastiche, di infiltrazione di spie nelle file del clero e di divieti dell'esercizio del ministero a tutti i vescovi, e a gran parte del clero. Furono imprigionati 5 vescovi e circa 100 sacerdoti, mentre 180venivano deportati in Siberia. Tra il '44 e il '54 ben quattro rettori del Seminario di Kaunas, l'unico lasciato aperto, furono fatti sparire. Il 3 febbraio '46 il vescovo di Telsai, Vincentas Borisevicius, fu arrestato con l'accusa di essere un «dirigente nazionalista borghese». Dopo un processo-farsa fu fucilato il 3 gennaio 1947, mentre il suo ausiliare, Pranas Ramananauskas fu deportato in Siberia. Tra i vescovi imprigionati ci furono anche T. Matulionis e M.Reinys. Questi morì in prigione, gli altri due tornarono dopo la morte di Stalin, vivi, ma in domicilio coatto, e non poterono mai più - .{)JI. Hl \:\(:O '-Xli. HOSSO 1iiiB11 di 11iitiMitii riprendere il ministero, e morirono rispettivamente nel 1959 e nel 1963. In pratica nel 1947 un solo vescovo cattolico era rimasto in Lituania, K.Paltarokas, ma era «impedito», e morì il 3 gennaio 1958 a Vilnius. Per impedire che finissero i vescovi, e quindi la possibilità di ordinare nuovi preti, Matulionis, nel 1957 consacrò vescovo di nascosto, d'accordo con Roma, Vincentas Sladkevicius, che fu subito arrestato e restò in prigione fino all'avvento di Gorbaciov. Oggi egli è cardinale e vescovo di Kaunas. Per decenni, inoltre, anche le comunicazioni della chiesa e dei cattolici lituani con l'esterno furono molto difficili, se non del tutto interrotte, e le notizie filtravano con grandi difficoltà. In realtà vigevano leggi esplicitamente e totalmente repressive, che erano culminate, nel 1948, con il X Plenum del Cc e del Pc lituano. Il 6 ottobre 1949 il Consiglio dei Ministri decise la chiusura della cattedrale di Vilnius, che divenne «Istituto di cultura», e chiuse anche la chiesa storica di S.Casimiro, che dopo 17 anni nel 1966, fu trasformata in Museo dell'ateismo, restando tale fino al 1986. Sulla facciata di questa chiesa, orgoglio tradizionale dei cattolici lituani fu messa una lapide eloquente: «Homo creavi!Deum. Ergo Deus non est Deus». E' una «summa» di marxismo volgarizzato. La «resistenza» e gli ultimi fuochi E nonostante tutto i cattolici lituani hanno serrato i ranghi, i preti superstiti hanno vissuto in clandestinità, ma attivamente, l'unico seminario, nonostante ogni traversia, di controlli e di numero chiuso, ha continuato a funzionare. Tutta la realtà lituana ha dimostrato una grande capacità di resistenza, facendo fallire i programmi di «russificazione» del regime, e dopo il XX Congresso, quello della destalinizzazione, ha cominciato a rialzare la testa, e a manifestare la sua vitalità. L'opposizione religiosa si è saldata con quella democratica e nazionale, soprattutto attraverso il fenomeno impressionante delle pubblicazioni clandestine, i celebri «Samizdat», le «Cronache», che segnano gli ultimi tre decenni. Uno dei più celebri «Samizdat» furono le «Cronache della vita della Chiesa cattolica lituana», che dal 1971 hanno dato notizie sempre più ampie e docu74 mentate sulle persecuzioni, certo, ma anche sulle trasformazioni in atto. Fu l'inizio di un movimento di ripresa che ha condotto fino ai nostri giorni. Nel maggio 1972, a Kaunas, ebbe luogo la prima grande manifestazione di massa per la libertà della Lituania, durante la quale uno studente di 17 anni, Roman Kalanta, si diede fuoco in piazza. Seguirono scontri, con morti e feriti, ma l'attenzione del mondo fu attirata da quella provincia sovietica ormai quasi dimenticata. Grande importanza ha avuto, per i cristiani lituani, la Conferenza di Helsinki del 1975, al cui documento aderì anche l'Urss di Breznev. Da quel momento la repressione antireligiosa ha dovuto adottare maggiore prudenza, e ci fu, anche se con grande lentezza, un cambiamento di condotta. Nel 1978 la resistenza ecclesiale si espresse in un «Comitato per la difesa dei diritti dei credenti», che subito si collegò con i redattori delle «Cronache», portando anche all'estero le notizie dei soprusi. Occorre tuttavia ricordare che solo alla metà degli anni '80 le cose sono decisamente cambiate. L'era Breznev e Andropov non è certamente stata un'era buona, anche per la Lituania. Ancora nel 1980 e 1981 ci furono, oltre gli abituali processi a credenti e membri di Comitati religiosi, diversi assassini di preti cattolici. Nel 1981 tre insieme, L.Sapieka, L.Mazeika e B. Laurinavicius, finirono schiacciati sotto le ruote di un treno merci. A fine '83 due altri, A.Svarinkas e S. Tamkevicius, ebbero condanne a 7 e 6 anni di lager «per attività religiosa». Svarinkas è stato esiliato nel 1988. Dei suoi 63 anni ne aveva passati ben 21 in prigione. Il suo processo, tra l'altro, aveva smosso l'opinione pubblica e 123.000 lituani avevano scritto una lettera di protesta a Jury Andropov, allora Segretario del Pcus. Era l' alba di tempi nuovi. Le aperture dell'era Gorbaciov Per la chiesa cattolica. essi sono arrivati soprattutto grazie all'azione di Giovanni Paolo Il, che ha preceduto di molto le aperture di Gorbaciov, iniziando una lotta aperta con il regime sovietico in quanto antireligioso e specificamente anticattolico in Lituania. Il 23 agosto del 1984 papa Wojtyla invia un messaggio alla chiesa lituana in cui apertamente denuncia il fatto che

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