nità: strumenti della natura, dunque, e senza speranza di cultura. Concludendo mi pare che siano accettabili dall'Enciclica soltanto quelle parti che discendono dalle acquisizioni raggiunte dalla storia e dal pensiero laico moderno, e che sia questo il motivo per il quale il testo del Papa è stato accolto .{)!I. BI \\(:O lXII.HOSSO 11#1h1ld con tanto entusiasmo. Bisogna però tenere presente il macroscopico abbaglio che impedisce a Wojtyla di ammettere quanto il rifiuto del dogmatismo religioso ha contribuito a far crescere e sviluppare in Occidente quei valori di cui anche la Chiesa oggi si serve. Un abbaglio pericoloso per la libertà della società e che fa di Wojtyla, malgrado le apparenze, un uomo fuori del suo tempo, chiuso al moderno metodo scientifico fondato sul dubbio e sul continuo superamento delle proprie certezze, una «personalità autoritaria», dunque, quale avevamo sperato di non più veder nelle vesti di chi detiene il potere. Il Papa è più occidentale della sinistra italiana L a visione della politica esposta nella «Centesimus Annus» è contrassegnata da un'impostazione riformista, dentro la quale il dato istituzionale ha una sua indubbia centralità. L'insistenza maggiore è data a due elementi: lo Stato di diritto e il principio di sussidiarietà. Siamo quindi pienamente dentro il cosiddetto modello dello «Stato sociale di diritto» a cui si sono ispirate le costituzioni democratiche del secondo dopoguerra, con gli opportuni correttivi resisi necessari nel frattempo. Quindi dentro la ricerca di un equilibrio più avanzato tra capitalismo e democrazia. Si parte dal dato incontrovertibile che le democrazie occidentali, attraverso il conflitto sociale e non senza traumi, sono comunque riuscite a metabolizzare nel sistema alcuni valori fatti propri da coloro che erano rimasti originariamente esclusi dal sistema. Hanno quindi dato prova di una straordinaria flessibilità, di una capacità di integrazione ignota ai sistemi alternativi che sono stati realizzati o anche solo ipotizzati. Nella visione della «Centesimus Annus» il tema delle forme, delle regole della democrazia è molto pronunciato, fino a quell'affermazione del par. 46 in cui si dice «La Chiesa, pertanto, riaffermando costantemente la trascendente dignità della persona, ha come suo metodoil rispettodellalibertà». Espressiodi Stefano Ceccanti ne che certo sarebbe stata impensabile nella Chiesa pre-conciliare e che si sarebbe trovata più facilmente nel secolo scorso sulle labbra e negli scritti di marginali cattolici liberali. Com'è noto quando si intende prestare attenzione alla democrazia come forma non si intende affatto sminuire i contenuti della lotta politica, i concreti problemi che sono alla radice dei conflitti, ponendosi in un limbo rarefatto, ma ci si propone di rendere i conflitti governabili senza spargimento di sangue. Se si spartisse invece da definizioni sostanzialistiche di democrazia (ad es., democratico è solo chi si dichiara a favore di una tesi o di un'altra) il dissenso politico sarebbe comunque rifiutato, ogni divergenza di opinioni non sarebbe più materia opinabile, negoziabile, un conflitto tra democratici di idee diverse, ma uno scontro totale tra visioni inconciliabili. Non sarebbe quindi possibile una pacifica convivenza. Questa intolleranza il Papa non la riconduce solo a visioni ateistiche come il marxismo o il militarismo richiamati a proposito della visione deviante della lotta di classe, ma anche a visioni religiosamente ispirate, ossia nel «fondamentalismo religioso», verso il quale viene pronunciata una dura condanna per la tendenza ad «imporre agli altri uomini la loro concezione della verità e del bene», di cui l'intolleranza religioI 59 sa costituisce il caso più evidente. Secondo il Papa «Non è di questo tipo la verità cristiana. Non essendo ideologica, la fede cristiana non presume di imprigionarein un rigidoschemalacangiante realtà socio-politica e riconosceche la vita dell'uomo si realizzanellastoria in condizioni diversee nonperfette». È dopo questa affermazione che si inserisce come coronamento quella già citata sul metodo della libertà, a cui segue l'esplicitazione del necessario raccordo tra libertà e verità, tra dialogo e identità. Pertanto le affermazioni di sostanza sulla democrazia, le particolari sollecitazioni che la Chiesa dà in termini di contenuti, di diritti da riconoscere, vanno letti in quest'ottica, altrimenti il fondamentalismo religioso, rifiutato in teoria, rientrerebbe nella pratica. L'enciclica poi sviluppa molto bene il tema delle garanzie necessarie a dar vita ad un vero «Stato di diritto», richiamando l'opzione preferenziale della Chiesa per la democrazia effettuata col radiomessaggio natalizio del 1944di Pio XII (espressamente richiamato in nota) e dichiarando di apprezzare «il sistema della democrazia, in quanto assicura lapartecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisceai governati lapossibilitàsiadi eleggeree controllarei propri governanti,siadi sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno». (par. 46). Il problema non è
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