Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 20 - settembre 1991

{)!I. BI:\NtO ~Il. HOS,_',() iiikii•NP l'obbedienza ai golpisti. Arrivano notizie dei disordini anti-golpe in tutto il paese, e di un morto tra la gente a Riga. I carri armati dell'esercito sovietico occupano Vilnius, ma la gente anche lì resiste, come a Riga e a Tallin, in Estonia. All'alba la municipalità di Leningrado invita la gente a resistere, mentre si avvicinano alcune divisioni agli ordini dei golpisti. - In mattinata nei negozi di Mosca compaiono generi alimentari da tempo introvabili. Sommosse in Azerbaidjan e in Kiirghisia. - Mattino: gigantesca manifestazione di folla, a Leningrado, in sostegno di Gorbaciov e Eltsin. Truppe sovietiche fedeli ai golpisti si avvicinano a Kiev. - h. 12. Arriva una notizia-bomba, poi smentita: Gorbaciov è tornato al Cremlino. Cresce l'entusiasmo della gente, che si concentra nelle piazze. I dirigenti della federazione russa chiedono a Lukianov, vero capo del golpe, lo scioglimento del Comitato è un incontro tra Eltsin e Gorbaciov, che deve essere visitato da un comitato di medici internazionali. Da Budapest arriva la solidarietà del Papa, pubblica, a Gorbaciov. La Cee chiede la liberazione di Gorbaciov. - h. 14. Giunge notizia che la Moldavia si schiera con Eltsin. Davanti al Parlamento russo ci sono quasi 300.000 moscoviti. Eltsin telefona al premier inglese Major e annuncia che i carri armati dei golpisti stanno per sferrare l'attacco decisivo. - h. 15,30. Donne e bambini vengono allora allontanati dal Parlamento russo. Dal Kazakistan arriva la solidarietà del presidente Nursultan Nazarbajen con Boris Eltsin. L'Estonia si proclama indipendente, il presidente dell'Ucraina rifiuta l'obbedienza al «Comitato» golpista. - h. 19. Eltsin registra e trasmette un appello al popolo, annunciando l'attacco decisivo dei golpisti al palazzo del Parlamento russo. - h. 20,30. Ghennadij Janaev dichiara decaduto Boris Eltsin e nulli tutti i suoi decreti. I carri armati sovietici cercano di attaccare il Parlamento russo. Il Comitato cerca, invano, di convocare il Plenum del Pcus. Notte tra il 20 e il 21 agosto. I carri golpisti attaccano e sparano, ma non sfondano, nonostante facciano morti e feriti. La gente e i soldati fedeli a Eltsin fanno muro, e i carri armati o tornano indietro o desistono, mentre i carristi fraternizzano con i fedeli di Eltsin. Il vicesegretario del Pcus, Vladimir Ivashko, A Piazza San Pietro. si dichiara non disposto a schierare il partito dalla parte del golpe. Mercoledì 21 agosto: h. 11: Boris Eltsin annuncia alla folla che i congiurati sono in fuga, e dispone che essi siano arrestati. È l'inizio della fine del «golpe», ed è l'inizio della fine del comunismo anche in Urss. Pomeriggio: si susseguono voci sugli arresti, e sul destino dei golpisti, ed è più volte annunciata la partenza, e poi l'arrivo di Gorbaciov, che poi non si verificano. Ormai la situazione è definitiva. L'Urss non sarà più la stessa e il suo vero leader è già indicato: Boris Eltsin. Giovedì 22 agosto: h. 2,15 - Mikhail Gorbaciov scende all'aeroporto di Mosca dal Tupolev che lo ha prelevato in Crimea. Stanco, vestito modestamente, provato. È libero, e salvo, ma forse il difficile, per lui, non è ancora del tutto alle spalle. APPENDICE: Sabato 24 agosto: al mattino la folla di Mosca celebra, con i funerali delle 3 vittime della notte del 21, le esequie del comunismo. In serata Gorbaciov si dimette da segretario del Pcus e «scioglie» il C.C. del Pcus stesso. Una storia è finita (G.G.)

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