Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 20 - settembre 1991

conclusione delle trattative per la revisione del Concordato del 1929. Perché la Chiesa italiana continua ad apparire vicina solo alla Dc? Si tratta solo di un suo pertinace spirito di parte o ci sono anche dei problemi che riguardano idee e valori dei partiti di sinistra e laici? - In questa prospettiva il collegamento dei partiti laici, socialisti e riformisti con il mondo cattolico nelle sue componenti è da risolversi solo nei rapporti con i singoli cattolici, o deve contenere anche forme di collegamento, di dialogo, di interscambio anche con le .i)!I. Hl.\:\( :O \Xli. nosso ■ iii#hld forze organizzate del mondo cattolico, su cui come è naturale vige una particolare «presenza» della Chiesa cattolica come tale? - In una prospettiva ampia come quella dell'Enciclica come valutare il problema storico, forse tutto italiano, dell'unità politico partitica dei cattolici? È ancora lontano il momento in cui sarà naturale, anche da noi, la militanza politico sociale dei cattolici in diversi partiti, una volta superato lo scoglio degli opposti integralismi clericali ed ateo-laici? - Quali sono le più evidenti carenze dell'insegnamento della «Centesimus Annus», le lacune più forti della sua prospettiva, le contraddizioni che essa anche involontariamente rivela? Questi, naturalmente, sono solo spunti per la lettura in vista dei contributi al Dossier, e vanno visti in assoluta libertà. I nostri interlocutori possono benissimo prescinderne completamente, se credono, e dare al loro scritto i contenuti e le prospettive di metodo che loro sembreranno migliori, senza alcuna limitazione. Libertà e valori per tutti, ma la Chiesa • non s1 faccia Stato N on posso non condividere lo sforzo di secolarizzazione del messaggio cristiano profuso da Giovanni Paolo Il, e non posso che approvare il suo tentativo di «umanizzazione» del nostro sistema sociale fondato sulla proprietà privata e sulla logica catallattica del mercato. Nè potrebbe essere diversamente, visto che, anche se non ne cita le fonti, l'indicazione papale si rifà, sostanzialmente, al processo di democratizzazione del capitalismo, attraverso la creazione di un sistema di istituzioni di protezione dei diritti dei lavoratori, realizzato dai Partiti dell'Internazionale Socialista. Con la Centesimus Annus la Chiesa sottoscrive il patto, già stipulato dalla socialdemocrazia, tra Stato e mercato. Una tale scelta non può che rinsaldare i vincoli tra l'umanesimo cristiano e l'umanesimo socialista. Costituire quel nucleo dal quale le due culture possono derivare valori comuni, valori etici sui quali fondare «società giuste». di Giulio Di Donato Ma risulta evidente dalla lettura del documento papale una stridente contraddizione. Infatti ad un inequivocabile processo di secolarizzazione del messaggio cristiano, stranamente, si associa il proposito di porre la morale cattolica come fondamento etico della politica. In questo senso condivido pienamente il giudizio espresso da Claudio Martelli nella lettera inviata a Pierre Camiti, quando afferma: «Apprezzo la "Centesimus Annus". Mi ero tuttavia permesso di osservare che più che per le novità di teoria sociale sembra raccomandarsi come messaggio politico». Nel capitolo V della «Centesimus Annus», intitolato «Stato e cultura», si legge: «Se non si riconosce la verità trascendente, allora trionfa la forza del potere, e ciascuno tende a utilizzare fino in fondo i mezzi di cui dispone per imporre il proprio interesse o la propria opinione, senza riguardo dei diritti dell'altro ... La radice del moderno totalitarismo, dunque, è da individuare nella negazione della trascendente dignità della persona umana, immagine visibile del Dio invisibile e, proprio per questo, per sua natura stessa, soggetto di diritti che nessuno può violare». Personalmente rispetto il mio prossimo non in virtù di una morale trascendente di tipo religioso, ma in nome di una morale kantiana, laicamente intesa, di una «coscienza morale dentro di me». «Papisti» o «antipapisti» è una polemica sterile. Non è di questo che si tratta. Bensì si rende necessario affermare che non esiste una verità rivelata e definitiva valida per tutti. E che, come ha giustamente sottolineato Sebastiano Maffettone, «l'etica non è un bene che si possa gestire in regime di monopolio». Infatti è proprio dal tentativo da parte della Chiesa di rivendicare per sè il monopolio dell'etica, che deriva l'azione, descritta da Gianni Baget Bozzo, con la quale «la Chiesa tende a porsi come soggetto proprio nel politico e nel sociale, non cercando più la conciliazione con le istituzioni e i partiti, ma po-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==