Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 20 - settembre 1991

Ui•iii•ii perché il volontariato non avvalli le politiche sociali riparative e settoriali o la monetizzazione dei bisogni invece dei servizi alla persona. È necessaria quindi una coscienza critica, capace di leggere i meccanismi della società complessa nella quale è presente il volontariato, di rilevarne le condizioni di vita problematiche, i bisogni veri, gli interventi necessari, le politiche sociali emergenti. È nello stesso tempo necessario acquisire maggiore consapevolezza dei contenuti di cui si è portatori, per far cadere quell'immagine, spesso ancora presente di un volontariato relegato al «ripartivo», allo «spontaneo» e all' «informale», e quindi scarsamente incisivo nella realtà. Il volontariato nel territorio offre il suo specifico nel rispondere alla situazione di disagio e di emarginazione per prevenire le cause che producono tali fenomeni. Contemporaneamente chiede ai vari soggetti sociali l'assunzione di responsabilità e l'investimento delle proprie risorse per progetti comuni, la disponibilità al confronto e al cambiamento. Tali obiettivi però non sono raggiungibili se il volontariato non costruisce una «rete» di rapporti con tutte le risorse, se non diventa «interlocutore» dei soggetti sociali, se non individua una «strategia di coinvolgimento». È necessaria una progettualità intesa come possibilità di operare con i «soggetti», capace di coinvolgere i servizi pubblici, le istituzioni, le forze sociali, che definisca gli obiettivi dell'intervento, la reciprocità degli impegni assunti, i livelli di responsabilità, per avviare una cultura della prevenzione e non solo delle risposte riparative al disagio. Bisogna insomma creare come cultura della solidarietà intesa come cultura di «partecipazione politica». Da un lato elaborare il proprio vissuto nato dal quotidiano e della condivisione per renderlo accessibile alla gente, e dall'altro ripartire dalla gente stessa recependone problemi e bisogni, valorizzando le loro capacità. Solidarietà significa «essere solidali» cioè confrontandoci nella libertà e nella diversità creare una forte coesione con ogni componente sociale denunciando insieme i ritardi della burocrazia, chiedendo chiare strategie di intervento, perché il potere da dominio diventi servizio. Due gli aspetti fondamentali, scaturiti dalla nostra esperienza, qualificano il volontariato: la laicità e il pluralismo. Non c'è bisogno di nessuna «omelia» sull'emarginazione o sulla sofferenza quando è accolta come è, per le infinite storie che esprime, per gli intrecci inestricabili che portano spesso a situazioni estreme. Non c'è bisogno di alcuna consolazione «ideologica» ma una volontà paziente per costruire una mentalità comune sulla condivisione, sullo stare insieme, sull'essere con gli altri. La condivisione non è un'«idea» ma uno «stile di vita». Non fermarsi al sintomo, ma andare alle radici e quindi ritessere nella quotidianità trame di speranza, di partecipazione, di impegno politico. L'esperienza volontaria deve diventare un modo nuovo di essere cittadini, abitanti della «polis»; e quando tutti vivremo la dimensione sociale e/o politica, il nostro appartenere alla comunità locale e al mondo intero, il volontariato non avrà più senso. Ha quindi senso un volontariato che lavora per la propria morte, perché cosciente che quando la società tutta sarà «volontaria», si potrà parlare di una «società solidale» in cui il lievito avrà fermentato tutta la pasta senza più distinguersi da essa. «Lettera Repubblicana» di Antonio De Martini Dal Dr. De Martini, Direttore di «Lettera Repubblicana», abbiamo ricevuto il seguente articolo, che pubblichiamo volentieri. L ettera Repubblicana e il comitato repubblicano per la repubblica presidenziale sono nati dall'ispirazione di una forte personalità, come quella di Randolfo Pacciardi, ma non : 40 pretendono di rinserrarsi in una ristretta cerchia partitica. Gli ultimi anni hanno visto cadere i veti nei confronti delle tematiche istituzionali, e qual-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==