_i)-l), BIANCO '-Xli. ROS.',O iii•iii•d Dal Psi una strategia per la sinistra di Emanuele Macaluso e osa sarà questo Congresso del Psi? L'interrogativo è d'obbligo. Craxi aveva convocato quest'assise nel momento in cui erano prevedibili elezioni anticipate. Oggi questa ipotesi si è allontanata. Tre fatti politici hanno cambiato senso al Congresso: il successo del referendum; le elezioni siciliane; il mutamento di direzione dell'effetto Cossiga sulla pubblica opinione. Ma c'è un altro dato che non va trascurato: la Dc si è defilata bene dagli scogli del referendum e ha conseguito un grosso successo in Sicilia, modificando a suo favore i rapporti di forza col Psi. Tutti i giornali, nei giorni scorsi hanno messo in evidenza la sconfitta di Craxi nella vicenda referendaria dove si era impegnato per l'astensionismo. Ed è generale la considerazione, anche fra i suoi amici, che ha commesso un grosso errore. E gli errori in politica si pagano. Mancini gli ha rimproverato una identificazione con Cossiga che avrebbe nuociuto all'immagine autonoma del Psi e, aggiungono anche altri, avrebbe compromesso la stessa battaglia per il presidenzialismo. Ora io non credo che queste novità mettano in discussione l'autorità politica di Craxi nel Psi. Ma, non va sottovalutato il fatto che c'è una ventata anticraxiana che non può essere imputata a complotti. Ripeto: gli errori si pagano e i nemici e gli avversari o i concorrenti non collaborano: debbono utilizzare gli errori fatti. A questo punto l'attesa del Congresso è cresciuta: come reagirà Craxi? Come reagiranno gli altri dirigenti socialisti? Come si manifesteranno gli umori e i malumori della base e degli elettori socialisti? In definitiva un Congresso che si prevedeva come un momento tattico di una strategia in corso, si prefigura come un momento di riflessione sulla strategia. Dato che la direzione della rivista mi chiede cosa mi aspetto dal Congresso, dico subito che - 9 - ,..--=--- - - - -- mi auguro un dibattito e un confronto di respiro strategico. Un dibattito che metta al centro la prospettiva della sinistra in Italia. A mio avviso le condizioni per questo dibattito ci sono tutte. La crisi politico-istituzionale sembra di dimensioni tali da chiudere una fase della vita politica italiana. Molti parlano di Seconda Repubblica. Non mi pare che questo sia il tema che tra l'altro lacera la sinistra. A me pare che si chiuda una lunga stagione politica che si aprì col centro-sinistra. Non è questa la sede per una riflessione su una fase che dura da trent'anni. Dico, dura da trent'anni anche se ci sono stati l'interruzione del 1975 e gli anni della solidarietà nazionale. È vero anche che il decennio che va dall'ottanta al novanta non è uguale agli anni del centro-sinistra di Nenni e Moro, di De Martino e Rumor. Cambia la qualità del rapporto Dc-Psi. Ma non cambia l'asse su cui si regge la politica governativa e non cambia la motivazione di fondo data alla collaborazione Dc-Psi: la questione comunista. lo non discuto sulla validità di quella motivazione. Dico che è cambiata, radicalmente la «questione». È cambiata sul piano internazionale in forme imprevedibili e clamorose, tanto da modificare i temi centrali della politica estera di tutti i paesi dell'Est e dell'Ovest e il ruolo stesso dell'Onu. È cambiata sul piano nazionale non solo per il riflesso che la crisi del comunismo ha avuto in Italia dove pure c'era un partito che era diventato grande, forte e autorevole grazie ad una politica nazionale e democratica. Ma anche perché il Pci, nella sua maggioranza, ha avvertito l'esigenza di un «salto», di mutamento profondo mettendo in discussione se stesso e il suo nome. Voglio dire che la nascita del Pds e la richiesta di una sua adesione all'Internazionale socialista sono il fatto nuovo destinato a mutare la qualità dei rapporti a si-
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