Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 18/19 - lug./ago. 1991

_p.tJ. BIANCO l.Xll,ROSSO li•d 11M1Mfrilt4(1MI privato-sociale. La legge sul volontariato, ormai approvata da un ramo del Parlamento, ma anche il contribuire a dare tono alla voce del volontariato nel mondo della politica, il costruire canali di comunicazione più efficaci tra volontariato e istituzioni, sarebbero capitoli importanti di una tale scelta. L'altro percorso impegna in un lavoro di formazione a vasto raggio rivolto agli operatori, ai quadri, ai militanti, ai leaders di gruppi, associazioni, movimenti che operano sul sistema delle disuguaglianze e delle marginalità sociali. Si tratta di una ipotesi ambiziosa, che proporrebbe per la nostra associazione un delicato compito di orientamento. Più discussa è l'ipotesi di un nostro impegno diretto, teso cioè a realizzare «opere», iniziative. Stiamo ragionando su alcune ipotesi di lavoro per gli anziani, per i portatori di handicap, per gli extracomunitari. A livello locale esistono esperienze diverse. Continuo a pensare che non si possa diffondere la cultura della solidarietà solo con le parole. Parole portano solo parole. Penso che ogni nostra associazione territoriale dovrebbe esercitarsi ad individuare, denunciare e aggredire la ragnatela locale delle disuguaglianze e delle marginalità sociali. Comunque al riguardo, una decisione va presa e deve riguardare il centro nazionale come la periferia. Il nostro lavoro culturale è più consolidato. Ma se ReS vuol dare un contributo qualificato al rinnovamento del fare politica nel nostro paese, deve osare di più. Io penso che ReS dovrebbe promuovere una scuola residenziale, piccola.per cominciare, non per quadri di partito ma per amministratori locali (consiglieri comunali, provinciali, regionali), che con noi condividano l'idea di una politica intesa come analisi e gestione dei problemi che portano alla vita buona, che come noi intendano battersi per separare politica e affari, che vogliano qualificarsi sulle tematiche sociali. E veniamo dunque alla terza dimensione, quella relativa al nostro lavoro più immediatamente politico. L'esperienza di questo anno abbondante di vita ha, secondo me, evidenziato i seguenti problemi, alcuni parzialmente risolti, altri ancora troppo ignorati. Li elenco: a) la nostra collocazione riformista, nell'area socialista; b) ReS e la questione cattolica; c) ReS, il Pds, l'alternativa; d) ReS e il Psi. a) La nostra collaborazione nell'area riformista La questione s'è posta fin dalla nostra nascita. Due erano le scelte possibili: - puntare su una associazione che si proponesse come uno dei punti di cerniera e di aggregazione tra persone, gruppi, forze, orientate a sinistra non collocate in alcun partito o che comunque ritenevano di dover privilegiare un impegno «trasversale», teso a rafforzare la loro unità, a sviluppare le tematiche sociali, a riformare le istituzioni. Una tale scelta poteva essere di grande interesse ed attualità, poteva costruire dei ponti, dei collegamenti tra tutte quelle esperienze che si sentono compresse dai rispettivi partiti. Poteva offrire una ragione nuova di impegno a tutti quei giovani che temono o sprezzano la politica. Poteva cercare un'intesa, un patto, un'alleanza tra tutti quei leaders che, in rottura più o meno esplicita con i partiti di appartenenza o di provenienza, sentono il bisogno di cambiare, di rinnovare la politica. Penso a personaggi difficili per il nostro mondo, come Leoluca Orlando o Diego Novelli, ma anche a Ermanno Gorrieri, a certe voci particolarmente libere del mondo cattolico, ad esponenti imprenditoriali. Insomma: uomini liberi con uomini liberi, alla ricerca di un nuovo precipitato politico. Questo percorso l'abbiamo rifiutato. Non abbiamo però scelto con nettezza l'altra strada. Ancora oggi preferiamo dichiararci di area riformista, piuttosto che socialista e consideriamo una tale indeterminatezza utile, propizia per più vaste adesioni, addirittura foriera di maggiore autonomia politica. Ma io mi domando: a noi, che siamo alla ricerca di una «politica buona», è sufficiente, oggi, un luogo, una sede? Penso che noi abbiamo bisogno di un progetto, di una strategia, di risorse, e queste uniscono e separano i soggetti. Non solo. Tra le ragioni costituenti di ReS c'è l'alternativa, il contribuire cioè ad un vasto ricambio della classe di governo in nome della sinistra. Prendere sul serio quest'idea significa, nel nostro paese, proporre - sia pure nei tempi possibili - una alternativa alla Dc. La sinistra sociale democristiana e i riformisti socialisti vengono così a trovarsi su due diverse sponde. Già oggi il ponte che unisce le due sponde è quotidianamente distrutto dalle polemiche feroci che dividono le due forze ambedue della sinistra, e quotidianamente ricostruito dalle esigenze della governabilità. L'alternativa renderà impraticabile almeno, per un po' di tempo, quel ponte. b) ReS e la questione cattolica La nostra concezione laica della politica, ci ha

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