,P!I, 81.-\1\CO '-Xli. ROSSO li•il 1I1IMS1-i1lit4[1Mi Res: dall'identitàalla praticapolitico-sociale di Rino Caviglioli Vorrei sviluppare il mio intervento più o meno dal punto nel quale Camiti s'è fermato. In ogni situazione, circostanza, c'è una sola domanda importante, non eludibile. Ed oggi, ad un anno e poco più dalla nascita di ReS, la domanda a me sembra: come fare politica con ReS, come legare politica e ReS, con quali strumenti, relazioni, risorse. A noi piace più discutere di quale politica, ma questo è oggi insufficiente. C'è ancora un bivio davanti a noi: possiamo fare di ReS una associazione culturale, con il suo mensile, i suoi forum e convegni, possiamo fare di ReS una associazione che sia contemporaneamente culturale, di intervento diretto nel sociale, politica. In teoria ci siamo già pronunciati per questa seconda scelta. Nella pratica quotidiana abbiamo messo in campo iniziative pregevoli di animazione culturale, abbiamo edito con regolarità quasi invidiabile Il Bianco e il Rosso: ma la nostra voce è stata assai flebile e discontinua sulle questioni politiche, mentre l'intervento sul sociale è solo annunciato. Non considero poca cosa il lavoro sviluppato, l'identità collettiva che abbiamo cominciato a definire, l'esserci proposti quali interlocutori credibili di forze vitali operanti nella società. Tanto più che il prodotto è tutto nostro, essendo l'accumulazione avvenuta nel silenzio della grande stampa di informazione, assai sensibile, per esempio, ai fuochi fatui della cosiddetta «sinistra sommersa» di recente memoria, e poco avvezza ad informare delle iniziative di associazioni non chiassose, che scelgono di operare in tempi lunghi per il rinnovamento della politica. Ma oggi una riflessione sul modello da adottare in via definitiva si impone nonché sulle conseguenti condizioni necessarie a ren- ; 71 dere operativo il modello. Debbo dirlo: credo assai poco, nel nostro caso, ad una associazione solo culturale. Guardiamoci intorno. La nostra è una associazione di persone unite da un bisogno di fare politica in modo un po' diverso da quanto non consentano i normali canali di partito. È questa voglia di politica, di buttare dentro la politica le idee della solidarietà e del riformismo a tenerci insieme. Una tra le prime operazioni da fare nel costruire qualcosa è prendersi un modello di riferimento poi adattarlo alle esigenze proprie. Lo confesso senza ritegno: un modello di riferimento che a me sembra apprezzabile è quello di Comunione e liberazione. E cioè: ReS come il Movimento popolare, la dimensione politica del nostro fare; l'Ise come Comunione e liberazione, cioè il lavoro culturale; la Compagnia delle opere per il nostro intervento nel sociale. Fatte, ovviamente, le dovute distinzioni: noi siamo come Davide senza fionda e Golia s'erge, scoraggiante, in tutta la sua potenza; la nostra fede produce un atteggiamento laico, non integralista, sul versante dell'impegno politico; e soprattutto noi non intendiamo essere una corrente, ma un riferimento per l'intera area riformista. Però il modello di riferimento con le sue tre dimensioni regge. Comincio dall'intervento nel sociale. C'è un dibattito, al nostro interno, sulla opportunità o meno di un impegno dell'Associazione ad affermare, anche attraverso l'intervento diretto, promuovendo cioè opere, il valore della solidarietà. Due percorsi di lavoro potremmo scegliere, immagino senza grandi dissensi tra di noi. Il primo percorso ci fa interlocutori e interpreti della domanda politica che emerge dai movimenti e dalle associazioni che operano nel
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