sioni tra le masse arabe ed il resto del mondo occidentale aumentino, con conseguenze disastrose per le relazioni internazionali tra questi paesi, a tutti i livelli. Le popolazioni arabe si sono rivoltate contro la determinazione con cui le forze della coalizione hanno voluto imporre l'applicazione della Risoluzione n. 660 del Consiglio di Sicurezza, che richiedeva il ritiro incondizionato dell'lrak dal Kuwait, mentre le Risoluzioni n. 242 e 338 del Consiglio di Sicurezza che richiedono il ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati, continuano a restare lettera morta. Le ragioni alla base di questo atteggiamento vanno ricercate nella lunga e complessa, per alcuni aspetti contraddittoria, storia della questione palestinese. Il 29 novembre del 1947, l'Assemblea generale dell'Onu decideva la divisione della Palestina con la creazione di due stati autonomi, «uno Stato arabo» e «uno Stato ebreo», mentre la città di Gerusalemme «sarà stata costituita come corpo separato sotto un regime internazionale speciale», amministrata dall'Onu. La decisione sarebbe dovuta entrare in vigore il 1 agosto del 1948. Non fu facile per le Nazioni Unite stabilire le frontiere dei due paesi dato che le comunità araba e ebrea non stavano in zone separate, ma vivevano piuttosto l'una accanto all'altra su tutto il territorio della Palestina. Il paese venne allora diviso in sei segmenti, tre dei quali costituirono lo Stato arabo e tre lo Stato ebraico. La risoluzione venne categoricamente respinta dai palestinesi e dagli Stati arabi in generale, mentre la comunità ebraica, pur esprimendo profonda insoddisfazione circa i criteri che avevano guidato la spartizione della Palestina, accettarono in linea di principio la decisione delle Nazioni Unite. Il rifiuto palestinese e dei paesi arabi in generale della spartizione della Palestina e, soprattutto, dalla creazione di uno Stato ebraico diede immediatamente adito ad attacchi armati contro le colonie ebraiche, ad un costo di centinaia di vite da ambedue le parti. Il 14 maggio del 1948, la comunità ebraica proclamava la creazione dello Stato indipendente di Israele ed il giorno successivo,il 15maggio del 1948, le i.>.ll, Bl.\~CO '-XltROSSO •lil@)dl I iitfijun forze armate dell'Egitto, della Siria, della Transgiordania (che successivamente divenne Giordania), del Libano e dell'Arabia Saudita decidevano di occupare lo Stato di Israele che aveva un solo giorno di vita. Grazie, in larga misura, all'aiuto militare dei paesi comunisti dell'Europa orientale, che stabilirono un ponte aereo tra Praga e Te! Aviv, le forze armate israeliane riuscirono a resistere e, dieci giorni dopo, a lanciare un contrattacco. L' 11 giugno del 1949veniva firmato un armistizio. A quel tempo gli Stati arabi delle regioni erano ancora sotto il controllo britannico. Le popolazioni arabe della Palestina cominciarono la loro infelice migrazione nell'aprile 1948, inseguite da un lato dagli Israeliani, e dall'altro incoraggiate dai leaders arabi che promettevano loro una rapida guerra che avrebbe cacciato via gli ebrei dal Mediterraneo. Secondo le Nazioni Unite, tra l'aprile e il dicembre del 1948 oltre 725.000 palestinesi lasciarono le loro case e i loro beni. Il luglio del 1956 segna un'altra pietra miliare della storia del conflitto Arabo-israeliano. Il presidente dell'Egitto Nasser decise di nazionalizzare il Canale di Suez, che era gestito da una società franco-inglese, e nel contempo bloccò l'accesso via mare al porto israeliano di Eilat, nel Golfo di Aqaba, che porta al Mar Rosso. La risposta fu rapida: il 29 ottobre 1956la Gran Bretagna e la Francia decidevano di intervenire militarmente nel tentativo di riacquisire il controllo del Canale di Suez, e, cogliendo l'opportunità, lo Stato di Israele lanciò un attacco contro l'Egitto, occupando l'intera regione del Sinai. Si ritirò nel marzo del 1957, mentre la Gran Bretagna e la Francia desistettero, in larga misura a seguito della reazione poco entusiasta dell'opinione pubblica internazionale al loro intervento. La Giordania decise di annettere il territorio palestinese, noto come la striscia di Gaza, nella costa occidentale della Giordania, una mossa a cui si oppose la maggior parte degli stati arabi, e la Transgiordania divenne la Giordania. Successivamente, tuttavia, la Giordania decise di rinunciare all'annessione per favorire una soluzione alla questione palestinese. Il 31 maggio del 1967, il terzo capitolo principale del conflitto, il presidente Nasser decideva di mandare la maggior parte del suo esercito e delle attrezzature militari sul Sinai, vicino al confine con Israele. La Siria, l'Irak, la Giordania e l'Arabia Saudita fecero lo stesso su tutta la frontiera di separazione della Siria e la Giordania da Israele. Un tale spiegamento di forze portò Israele ad assumere una propria iniziativa militare. Il 4 giugno lo Stato Ebraico iniziò la «Guerra dei sei giorni», che permise ad esso di riconquistare l'intero territorio palestinese, le colline del Golan, in Siria e la regione del Sinai, in Egitto. Sei anni dopo, il 6 ottobre del 1973, la data della festa religiosa ebraica dello «Yom Kippurn, l'Egitto, con il sostegno della Siria, decideva di sferrare un nuovo attacco militare contro Israele. In un primo tempo le truppe egiziane riuscirono ad avanzare in modo spettacolare, riuscendo ad avvicinarsi quasi fino alle frontiere del Sinai prima della guerra dei sei giorni, ma, al momento del cessate il fuoco, il 24 ottobre 1973, Israele aveva esteso il suo controllo sulle alture del Golan in Siria, e su quasi tutto il Sinai. Successivamente l'Egitto riusciva a recuperare il controllo del Sinai dopo gli accordi di Camp David del settembre 1978. Durante il periodo tra il 15marzo e il 13giugno del 1976, Israele occupava la zona che va dalle sue frontiere al fiume Litani, nel Libano. Questa parte del Libano era controllata dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, l'Olp, e da li sferrò attacchi contro il territorio israeliano. La presenza in Libano delle forze palestinesi controllate dall'Olp destabilizzò l'equilibrio, già molto precario, tra le diverse comunità confessionali del paese, e nel 1976scoppiò una guerra civile. Gli accordi tra le diverse comunità all'interno del parlamento libanese riunitosi a Taif, in Arabia Saudita il 22 ottobre del 1989, sembravano aver aperto la strada per la fine del conflitto. Tuttavia, in diverse occasioni, la quasi totalità delle tendenze confessionali libanesi hanno richiesto l'interven-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==