Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 18/19 - lug./ago. 1991

politiche, economiche e sociali del sistema capitalistico mediante l'attribuzione di un ruolo centrale allo Stato come strumento di regolazione collettiva. Questo ha avuto come conseguenza, sul terreno economico, la costruzione di un'economia mista, regolata ad un tempo dal mercato e dall'intervento dello Stato mediante le politiche keynesiane; sul campo sociale, la forma dello stato del benessere, con il suo intervento nei settori della formazione e della scuola, della sanità, delle pensioni etc.; sul terreno politico, l'espansione della democrazia sia nel versante istituzionale come in quello economico soprattutto attraverso il perseguimento di obiettivi di partecipazione e di cogestione delle imprese. Questo progetto oggi sembra notevolmente appannato e comunque non in grado di costituire un programma d'azione di lungo periodo. E ciò essenzialmente per due motivi di fondo: da un lato, a causa dell'invecchiamento di talune di quelle politiche e quindi per un loro naturale ridimensionamento; e dall'altro lato, per il grado di diffusione di queste stesse politiche anche al di fuori dell'orizzonte socialdemocratico. Per quanto concerne questo secondo versante, infatti, occorre notare che alcune di queste impostazioni sono divenute, in forme magari non sempre limpide e nette, patrimonio del senso comune politico e sociale del '900, uno sfondo quasi ovvio dell'operare politico moderno, che coinvolge sia i partiti popolari di ispirazione cristiana, sia tutte le politiche di stampo moderato. Insomma, la caratterizzazione di una politica sembra avvenire non tanto sulla netta contrapposizione privatopubblico, stato-mercato, quanto piuttosto sul terreno della gradazione di queste forme d'intervento, piuttosto che sulla natura dell'intervento in sè stesso considerato. Divenuti senso comune, questi orientamenti cessano di avere la forza che è propria di ciò che deveavere valore di specificazione e di caratterizzazione. Essi riacquistano significato, in questo senso, soprattutto nei momenti nei quali sono avvenute o sono state tentate delle vere e proprie svolte in senso ideologico e politico conservatore, come è avvenuto nell'era Reagan-Tatcher. Ma queste politiche conservatricisi sono spesso imposte - e veniamocosì al primo punto - come .i)!I. Hl.\:\CO lX11.nosso •ir•#Old Comizio (Hyde Park-Londra) reazione alla degenerazione delle politiche di Welfare, sia a causa delle cadute degli interventi di tipo keynesiano, sia per la degenerazione di molte forme dello Stato sociale in Stato burocratico, sia in ragione della crisi fiscale che ha impedito di raccogliere le risorse necessarie ad un'espansione incontrollata della spesa sociale. Infine, esse hanno perso significato anche a causa del perseguimento di forme di appiattimento sociale e salariale perseguite dai sindacati, con conseguenze sul piano della deresponsabilizzazione e della compressione delle differenze. Da ciò deriva che il tradizionale elemento qualificante della sinistra poggiante sull'assioma più stato meno mercato uguale più giustizia e maggiore affermazione dei valori della solidarietà, sia stato visto e identificato piuttosto nel suo aspetto centralisticoburocratico che nel suo carattere di correzione innovativa. E tutte le volte che si è tentato di riaffermare la centralità di questo momento in termini soprattutto ideologici, come emblematicamente avvenne all'inizio della presidenza Mitterrand in Francia, i fallimenti sono stati clamorosi e le ritirate piuttosto rapide. Infine, occorre ancora ricordare che le trasformazioni economiche e sociali, con l'avvento dei processi di terziarizzazione conseguenti all'impatto sociale della rivoluzione tecnologica, hanno reso sempre più periferico il significato e la natura del lavoro produttivo e quindi la base sociale di riferimento dei tradizionali programmi dei partiti socialdemocratici. La dizione «partito del lavoro», inteso in senso tradizionale, è pertanto divenuta un segno qualunque senza vero e proprio referente sociale o esclusivo o prevalente, nei contesti nei quali coloro che esprimono questo tipo di lavoro sono divenuti minoranza. E dove quindi, necessariamente, la caratterizzazione sociale dei partiti della sinistra si stempera all'interno di referenti politico-sociali magmatici. L'insieme di questi aspetti, sommati alla perdita di identità ideologicoculturale, in un'età di crisi acuta delle ideologie, fanno sempre più assomigliare i partiti socialisti ai tradizionali partiti-pigliatutto. Con una differenza di fondo, tuttavia, rispetto ai tradizionali partiti-pigliatutto; che mentre l'indistinzione ideologica e politica diviene una connotazione positiva per i partiti conservatori, normalmente questa stessa mancanza di caratterizzazione provoca, nei tempi medi, una vera e propria crisi di identità nei partiti socialisti. Crisi che non può certamente venire

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