Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 18/19 - lug./ago. 1991

senso d'appartenenza e dialogo effettivo. Oltretutto i vertiginosi mutamenti che interessano l'Europa centrale e orientale obbligano ad un allargamento di ottiche e ad un sostanzioso rafforzamento di mezzi. Un'Europa culturale non sarà all'altezza delle sfide se non coniugherà gli sforzi per irrobustire la sua identità con un'apertura multiculturale verso gli altri, in lotta contro ogni isolazionismo, contro ogni tentazione di intolleranza. La maggior facilità che l'abolizione delle barriere comporta per la circolazione dei beni culturali domanda misure concordate per salvaguardare l'integrità di patrimoni esposti più di prima a furti e usura. Appena una sintetica agenda per titoli. Dai quali si evidenzia l'irrinunciabile urgenza di varare nel nuovo Trattato almeno alcune norme che consentano una presenza a pieno titolo, non frammentaria né strappata a forza della Comunità - vorrei dire dell'Unione europea - in campi nei quali il rap- .{)!t BIANCO \Xll.llOSSO •h•ihld porto tra economia e ricerca, industria e originale creatività sono palesi e fitti di implicazioni. Un testo di due nuovi articoli da inserire nel Trattato sull'educazione e sulla cultura e la conservazione del patrimonio circola ufficiosamente da tempo. Non è entusiasmante. Non fa, in gran parte, che sancire l'esistente, cioè l'estensione conquistata di fatto e a prezzo di faticosi, minimi avanzamenti. Nondimeno sarebbe fondamentale che fossero inseriti, magari in una versione migliorata, in un Trattato - vorrei dire Costituzione - attuale e lungimirante. La bozza che circola prevede di «promuovere la cooperazione tra istituti di insegnamento», di «favorire la mobilità di insegnanti e studenti», di «sviluppare la dimensione europea del1 'insegnamento, soprattutto nell'apprendimento e nella diffusione delle lingue». Per la cultura si mettono in risalto la conservazione del patrimonio e la sua salvaguardia, l'intensificazione degli scambi, la protezione della creatività artistica e letteraria (con riferimento anche all'annoso dossier del diritto d'autore), la formazione culturale, lo sviluppo dell'audiovisivo. Non c'è da accontentarsi, ma in questa Comunità che ci persuade con ostinazione alla politica dei piccoli passi, al microriformismo, c'è da ritenere che sarebbero già, questi articoli, la manifestazione di una volontà significativa, e potrebbero avviare la conquista di nuove comuni politiche. Se, beninteso, ci saranno anche risorse e coerenza. Chiudendo le Assise che siglarono la nascita di Eureka audiovisivo a Parigi, nell'ottobre 1989, Jacques Delors disse che l'Europa si doveva occupare di più di cultura, tenendo ben presente che «la cultura non è una merce come le altre». La frase fu pronunciata davvero, non è il nobile detto attribuito dall'apologetica comunitaria a Monnet. È gravida di conseguenze. Non devono rimanere nella zona d'ombra dei buoni propositi. Moneta unica europea e mercato del lavoro e ' è relazione tra unificazione della moneta e mercato del lavoro? l. È noto che in un sistema di cambi flessibili, almeno entro una «banda» abbastanza ampia, le differenze di inflazione tra paesi diversi non provocano rilevanti problemi di competitività internazionale nei limiti in cui le differenze suddette sono compensate o da variazioni dei tassi di cambio che consentano svalutazioni relative delle monete dei paesi con maggiori tassi di inflazione, oppure da differenziali nei tassi di aumento della produttività delle risorse impiegate a vantaggio dei di Luigi Frey paesi con maggiore inflazione. Con un sistema di cambi fissi, come ha già dimostrato il ricorso ad oscillazioni dei cambi entro una «banda» stretta, la prima via compensativa degli effetti di differenziali di inflazione verrebbe sostanzialmente a mancare. Quindi, nei limiti in cui la realizzazione dell'Unione Monetaria significhi almeno un sistema di cambi fissi, diverrebbe inevitabile o perseguire con decisione differenziali di produttività ancor più marcati che in passato, oppure contenere drasticamente i differenziali di inflazione. Il conseguimento di tassi di aumento della produttività nettamente maggiori che altrove è tuttaltro che facile, soprattutto in un contesto di accelerata integrazione internazionale dei mercati dei prodotti; anche assumendo che ciò sia possibile, richiede comunque processi di ristrutturazione/riorganizzazione delle strutture produttive attuabili nel medio/lungo periodo. Nel breve/medio periodo, è perciò apparentemente meno difficile puntare nella direzione del contenimento dei differenziali di inflazione. Il primo canale attraverso cui la realizzazione dell'Unione Monetaria può influire sui mercati del lavoro è dunque quello della spinta al drastico conteni-

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