Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 18/19 - lug./ago. 1991

~-li. 81\~C.O lXII.HOSSO •b•W•ld Europaalle porte Questo Dossier: Argomento Europa. Con l'arrivo del 1993 l'Europa unita, almeno quella economica, non sarà più un ideale, ma una realtà. Dopo decenni di parole, scritte nei programmi dei governi e nei ragionamenti degli uomini di Stato, ci si presenta una realtà nuova. Quali dimensioni comporta questa prospettiva ormai imminente? Quali conseguenze sulla realtà civile, economica, culturale? Quali cambiamenti di mentalità ci impone? Con questo Dossier vogliamo affrontare la tematica globale dell'«evento», ma fin da ora ci ripromettiamo di non dimenticare che per noi italiani la realtà assume dimensioni specifiche. Non vogliamo annegare in Europa la problematica italiana, quasi per dimenticare i nostri ritardi. Perciò in un prossimo Dossier affronteremo direttamente anche questa prospettiva, e cioè il problema specifico di questa Italia in questa Europa che si forma davanti ai nostri occhi, e anche sotto le nostre mani. Quale unione europea? L a conclusione del semestre di presidenza lussemburghese della Comunità avviene in condizioni assai diverse da quelle che avevano contraddistinto alla fine del '90 quella della presidenza italiana e ci si rende conto di essere assai lontani dagli auspici che dal positivo lavoro compiuto si erano tratti in vista dell'attività delle due Conferenze intergovernative inaugurate allo spirare del mandato italiano e destinate ad introdurre, l'una, l'Unione economica e monetaria e ad avviare, l'altra, la trasformazione della Comunità economica in Unione europea. Tuttavia, se l'esito delle due Conferenze sarà al di sotto delle prospettive - e delle speranze - previste all'inizio di Gian Piero Orsello del semestre la responsabilità non dovrà essere lasciata cadere addosso al governo del piccolo Stato lussemburghese, le cui capacità rappresentative ed il cui peso politico sono ovviamente noti, ma dovrà essere ricondotta ad una situazione politica europea assai mutata nel corso di un solo semestre. In verità, si è trattato di un periodo particolarmente difficile, caratterizzato dalla guerra del Golfo e dalle ripercussioni che essa ha avuto soprattutto nella realtà europea a causa della cattiva prova data dall'Europa in tale circostanza: non dai Paesi d'Europa singolarmente presi, che hanno risposto conseguentemente alle loro scelte, per lo più sulla base dei loro interessi particolari e delle loro tradizionali collocazioni, ma dall'Europa nel suo complesso, che ha purtroppo fornito la prova che essa unitariamente non esiste ancora, non ha una propria capacità di iniziativa e di decisione politica. Tutto ciò non avviene per caso, ma perché manca una volontà politica comune giacché i singoli Paesi, che pur costituiscono la Comunità europea, non intendono impegnarsi a fondo per realizzare un soggetto politico unitario europeo. Le difficoltà del semestre lussemburghese derivano dunque da una tale situazione che, peraltro, esiste da tempo, che si voleva superare in coincidenza con la grande accelerazione della storia rappresentata dalle rivoluzioni democratiche e dai mutamenti registrati nei paesi dell'Europa centrale ed

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