i.)-lJ.BIANCO lXII, ROSSO il 11111 UJlili Il "ballo dei cavalli" (Moldavia) non governa anche per chi governa. La trattativa triangolare governo, sindacati, Confindustria è diventata quindi l'ultima possibilità di utilizzare quel che resta della legislatura per far qualcosa di utile per migliorare la situazione economica del paese. O almeno per non peggiorarla ulteriormente. La cosa però non è facile. La Confindustria, che reclama la necessità di abbattere il differenziale di inflazione tra noi ed il resto dell'Europa_si è presentata altavolo della trattativa con la ricetta, tanto provocatoria quanto inutilmente perentoria, di abolire la scala mobile, facendo così del salario l'unica variabile dipendente. Il solo terreno di aggiustamento delle cose economiche. I sindacati, per parte loro, si sono dichiarati soprattutto interessati ad una maggiore equità fiscale e disposti a discutere del sistema contrattuale, dei salari e delle indicizzazioni. Nel merito però non si sono sbilanciati. Il loro atteggiamento prudente si spiega sia con la necessità di restare uniti (e la genericità, almeno in questa fase, aiuta) che con la scarsa fiducia sugli sviluppi della trattativa tenuto conto della precarietà della situazione politica. Il Governo, infine, vorrebbe arrivare a qualche risultato concreto. E possibilmente arrivarci in fretta. Anche perché capisce che l'esito del negoziato può diventare terreno di verifica particolarmente significativo per la sua stessa sopravvivenza. Per oliare l'avvio della trattativa ha fatto intravedere una disponibilità di circa 5-6 mila miliardi, in tre anni, per ridurre gli oneri sociali che gravano sul costo del lavoro. Riduzione già promessa lo scorso anno. Ma con le dimensioni drammatiche del debito pubblico ed il disastro delle entrate fiscali rispetto alle previsioni, questa nuova fiscalizzazione non poteva certo essere finanziata, come è avvenuto tante volte in passato, aggiungendo deficit a deficit. Buco a buco. E così il Presidente del Consiglio, pensando che si potessero ridurre gli oneri sociali solo se le imprese avessero pagato più imposte, come avviene nel resto dell'Europa, ha annunciato un decreto per rendere obbligatoria larivalutazione dei cespiti patrimoniali. Di fatto una tassa sui patrimoni delle imprese. Il risultato è stato che la trattativa triangolare, iniziata giovedì 20 giugno, ha rischiato di naufragare il venerdì 21 subito dopo le dichiarazioni dell'onorevole Andreotti. Non solo la borsa ha, infatti, reagito con un «venerdì nero», ma la stessa Confindustria ha minacciato conseguenze pesanti sulla prosecuzione del negoziato appena avviato. Al di là delle interessate reazioni di merito, la stravagante condotta del Governo suscita, in ogni caso, forti obiezioni di metodo. Se si vuole introdurre una patrimoniale sulle imprese lo si può certo fare. Ma la cosa peggiore è un annuncio non seguito da immediati atti concreti. Perché non porta nessun vantaggio pratico ed, al contrario, produce solo danni. Si deve constatare, quindi, che il confronto triangolare, per ora, è partito con il piede sbagliato. Nelle prossime settimane si vedrà se la situazione potrà essere raddrizzata e se, sfrondando il confronto da un sovraccarico di aspettative, potrà essere fatto qualche passo avanti. Soprattutto nella lotta all'inflazione che è il problema vero sul quale andrebbe concentrata l'attenzione. La questione vera, infatti, non è la scala mobile, ma l'inflazione. Non aiuta affatto scambiare la febbre con la malattia come fa la Confindustria. Questo non significa, ovviamente, che nell'ambito di una politica dei redditi che ponga obiettivi credibili e verificabili di rientro dall'inflazione non si debba predeterminare la dinamica del costo del lavoro. Compresa la scala mobile. Poiché le cure sintomatiche ormai servono a poco si tratta allora di verificare se il governo avrà la forza e la volontà per concordare una rigorosa politica dei redditi. Soprattutto in un anno preelettorale. Fuori da questa prospettiva c'è soltanto il rischio di gesti sbagliati e di soluzioni finte.
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