.L)JLBIAI\CO l.Xlt ROSSO iii•iii•it Acquedotto a Segovia (Spagna) Il Governo risulta oggi l'interlocutore meno idoneo ad operare una scelta del genere. Strutturalmente debole, per la sua durata prevista e per la labilità della base programmatica e politica che lo sorregge, esso deve fare i conti con un'emergenza crescente derivante dalla crisi politico-istituzionale interna e dall'incidenza progressiva dei vincoli europei. Le sue risposte che conosciamo sono costituite da interventi erratici e tampone, di puro galleggiamento, com'è avvenuto nella recente manovra di riduzione del deficit pubblico. Con un interlocutore di questo tipo la politica dei redditi può trasformarsi in un espediente nominalistico a copertura delle politiche di sempre che, tra l'altro, hanno determinato una distribuzione perversa della ricchezza a vantaggio delle rendite e dei profitti. Affinché tale possibilità non si verifichi saranno determinanti le scelte che verranno compiute, per un verso, in materia fiscale visto che, nonostante l'impegno profuso per anni dallo stesso sindacato, abbiamo un fisco che permette ancora agli imprenditori di denunciare un reddito imponibile medio che non supera i due terzi di quello dei propri dipendenti, e per l'altro in termini di riequilibrio della dinamica retributiva tra i settori esposti e non alla competizione internazionale. Negli imprenditori, ed in modo particolare nella Confindustria, prevalgono ancora atteggiamenti rivendicativi di segno massimalistico che con il loro alto tasso di provocazione producono effetti opposti a quelli che sarebbero necessari. Quando si rivendica la pura e semplice eliminazione della scala mobile o la fiscalizzazione completa dei contributi sanitari si creano condizioni di conflitto incompatibili con quel sistema di relazioni partecipative che in altre occasioni gli imprenditori stessi giudicano necessarie per affrontare le sfide del futuro. Comunque sia, nell'orizzonte culturale e politico attuale della Confindustria sembra esserci un sindacato debole e marginale ed una riduzione dei salari reali dei lavoratori. Peraltro la presenza di posizioni di rivendicazionismo velleitario e di fuga dalle vere responsabilità interessano lo stesso sindacato. Il documento unitario, recentemente varato dalle confederazioni, presenta, da un punto di vista strategico, novità molto significative. La concertazione triangolare, la politica dei redditi, la cultura delle compatibilità, cioè tutti quegli aspetti che avevano caratterizzato quella stagione di aspri conflitti, nella prima metà degli anni '80, ora appaiono patrimonio comune di tutto il movimento sindacale. Ma questa positiva convergenza, che sembra poter aprire una nuova stagione nel sindacato italiano, viene ancora contraddetta da troppe opposizioni più o meno esplicite o da furbeschi aggiramenti. Molti sindacalisti si sono iscritti a quel partito trasversale per il quale l'unica politica dei redditi da praticare è la «politica dei redditi degli altri»; molti altri, in cuor loro, sono convinti che sia possibile, specie nel settore pubblico, continuare a strappare aumenti retributivi fondati più sulle esigenze di consenso delle controparti politiche che sull'efficienza dei servizi. Nella Cgil poi la discussione sulla strategia da adottare per questa vertenza coincide con un dibattito congressuale ancora segnato da contrapposizioni ideologiche e da antagonismi nostalgici che inseriscono resistenze e conflitti di retroguardia in un confronto che dovrebbe essere tutto rivolto al futuro. Questo quadro non esaltante offerto dai protagonisti potrebbe, in sè, rappresentare già
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