,i>ll. BIANCO '-Xll.llOSSO iii•iil•d nistra e a superare le motivazioni che diedero vita al centro-sinistra. A mio avviso il Psi ha sbagliato a non cogliere sino in fondo questa novità. È vero che nel Pds le cose non si sono svolte in modo lineare. L'approdo del nuovo partito nell'alveo del socialismo europeo e i suoi lineamenti di forza socialista sono stati contestati. Tuttavia la proposta del Psi di «unità socialista» è stata vista, nonostante i chiarimenti che sono venuti da Craxi, come un allargamento del Psi. È chiaro che questa proiezione dell'unità socialista nei quadri e nei militanti del Pds ha provocato ripulsa o diffidenza. Anche perché sono mancati momenti di avvicinamento politico e una comune prospettiva di alternativa. Che senso ha un progetto di unità nel quadro di una forte, radicale conflittualità? Ora io penso che il Psi debba sciogliere il nodo dei rapporti col Pds per delineare una nuova strategia. Questo è il punto centrale. Anche se, a mio avviso, il Congresso dovrà affrontare i temi della società italiana. Insomma quali sono le idee di una sinistra moderna ed europea per dare soluzione ai problemi aperti, primo fra tutti quello del Sud? Questo in definitiva è il terreno su cui aprire una discussione che coinvolga non solo i due partiti - Psi-Pds - ma anche altre forze politiche e gruppi sociali. Bari, quindi, può essere un momento di svolta e non un ripiegamento. Psi-Pds: unità socialista per l'alternativa vera di Gerardo Chiaromonte D al Congresso del Psi vorrei che uscisse una scelta netta e inequivoca per l'unità della sinistra italiana. Non penso affatto che il Psi debba abbandonare, come un ferro vecchio, la parola d'ordine dell'«unità socialista». Non ritengo infatti che questa parola d'ordine appartenga a un passato lontano (si è fatto riferimento agli anni venti): primo, perché in quegli anni venti fu in primo piano non l'unità ma la divisione del movimento socialista europeo; secondo, perché la prospettiva dell'unità socialista non significa, di per sè, ignorare altre forze e gruppi di sinistra, laici e cattolici, ben al di là del Psi e del Pds. Ma questa molteplicità e complessità di forze della sinistra non può mettere in secondo piano l'importanza decisiva che avrebbe, ai fini del cambiamento della situazione politica, un'evoluzione positiva dei rapporti tra Pds e Psi. Se questo non avverrà, è abbastanza facile prevedere che i risultati delle elezioni regionali siciliane non resteranno un fatto isolato e che la Dc riesca a consolidare, soprattutto nel Mezzogiorno, le basi del suo dominio, superando anche le contraddizioni e gli ostacoli che oggi ha di fronte (compreso il problema delle «leghe» del Nord). lo spero che questa scelta unitaria a sinistra del Psi sia il frutto di una riflessione critica seria sulla politica che è stata seguita in questi anni, sulla opzione della «governabilità» insieme alla Dc, sulla conflittualità a sinistra (prima con il Pci e oggi con il Pds) che ha l'obiettivo del cambiamento dei rapporti di forza al1'interno della sinistra. L'esperienza dimostra, a mio parere, due cose: che l'avvio (che sta già avvenendo da molti anni a questa parte) di un cambiamento dei rapporti di forza elettorali nella sinistra non porta a un cambiamento in quelli fra la sinistra e la Dc; e l'alleanza di governo del Psi con la Dc (che dura ormai da un quarto di secolo) non solo non ha portato a nessuna politica effettivamente riformistica ma nemmeno a un'azione efficace per la soluzione dei problemi più drammatici, di quelle che sono diventa-
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